Anni '40, gli anni del CambioCorsa e del Simplex TourdeFrance

Robert87

Gregario
21 Agosto 2013
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San Benedetto del Tronto
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@Cancelliere dovrei controllare la datazione dei tuoi fiamme, ma con la scritta SA dovrebbero essere tra i più vecchi :) ho provato a chiedere su facebook vediamo se qualcuno dei vari gruppi mi risponde anche riguardo la misura 21 o 23 mm. Riguardo i cerchi NISI mi hanno parlato dei 23...per altri marchi non saprei...

Comunque la mia bici è una Benotto del 1948, telaio saldato da Giuseppe Pelà :)
 

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Registro Bici Storiche de L’Eroica - la Olmo n°1

La bici n° 1 del Registro Bici Storiche de L’Eroica è una Olmo con CambioCorsa del 1949, proprietario Brocci.
https://www.eroicagaiole.it/uploads.../8bacd87366db07358e2a02caad57342e196f7728.pdf
Nella foto sul Registro si riconosce una guarnitura Magistroni, uguale a quella montata sulla mia bici

Sulle mie pedivelle c’è proprio l’unica scritta che potevo usare come riferimento per l’identificazione della mia bici: un logo “Olmo”, pantografato su entrambe le pedivelle, una scritta in corsivo, con la “O” maiuscola che stilizza una ruota di bicicletta (vedi post #25 )
DSC068168 pedivella logo Olmo.JPG
Avevo già interpellato la Olmo per chiedere informazioni, e molto gentilmente mi avevano risposto di non aver mai utilizzato un logo simile. D’altra parte sono passati 2/3 di secolo, negli anni ‘40 la Olmo era stata appena fondata e forse ne potrebbero anche aver perso il ricordo.

Mi è venuta così la curiosità di confrontare la mia bici con la Olmo del Registro, per vedere se per caso ci fosse lo stesso logo anche sulla loro guarnitura, ed eventuali altre somiglianze con la mia bici.

Sabato mattina a Gaiole, alla vigilia dell’Eroica, incrocio Giancarlo Brocci e gli chiedo: <<Ce la ha sempre la Olmo n°1 del Registro? Avrei bisogno di identificare una bici simile…..>> << Non mi chieda dettagli, che non sono un esperto, E’ la prima bici d’epoca che comprai tanti anni fà>> <<Ma è possibile vederla?>> << Certo, è in esposizione alla mostra delle bici d’epoca, su alle cantine del Castello di Brolio>>

Nel pomeriggio, appena ha spiovuto, inforco la Atala, e vado su al Castello.

La Olmo è restaurata, la guarnitura è bella lucida ricromata, ma, delusione!! :-( sulle pedivelle c’è il classico logo con la giostra di Magistroni!
Olmo n°1 Registro Eroica- guarnitura Magistroni e scatola movimento.JPG

A questo punto confronto gli altri dettagli del telaio con quelli del mio, alla ricerca di somiglianze.

Anche qui nuova delusione : non è che si somiglino poi più di tanto!:-(:-(
-i forcellini posteriori sono gli standard Campagnolo cod 7 1009, con la costolatura, con l’attacco del parafango al posto giusto, e con la pantografatura “Campagnolo”
Olmo n°1 Registro Eroica-forcellini posteriori.JPG
- le congiunzioni, sia del telaio che della testa di forcella sono diverse, con asole di alleggerimento
Olmo n°1 Registro Eroica- congiunzione sella.JPG Olmo n°1 Registro Eroica- congiunzioni tubo sterzo e testa di forcella.JPG

Già che sono arrivato fin qui, per non fare un giro a vuoto, guardo come sono fatti il manubrio e la pipa in acciaio cromato , che sulla mia sono ”3ttt” in lega leggera, unici componenti sicuramente posteriori agli anni ‘50 (vedi post #39), per farmi una idea del tipo di manubrio con cui dovrei sostituirli per congruenza storica.
Olmo n°1 Registro Eroica-manubrio fronte.JPG

E qui, sorpresa!! :ola:

Sulla pipa è pantografato proprio il logo “Olmo” corsivo, con la ruota stilizzata!
Olmo n°1 Registro Eroica-pipa manubrio con logo Olmo.JPG

La Olmo n°1 del Registro ha tanto di decals e scudetto in lamiera sul tubo sterzo (anche se col classico arcinoto logo “OLMO” in lettere maiuscole), ma sulle bici riverniciate è risaputo che gli adesivi non danno nessuna garanzia per la identificazione.
Olmo n°1 Registro Eroica - scudetto.jpg

Mi sembrerebbe strano che la bici sia stata identificata solo grazie alla pantografia sulla pipa!

Ma se così fosse, sarebbe legittimo identificare anche la mia dalle pedivelle, come Olmo originale, magari costruita uno o due anni prima o dopo, utilizzando congiunzioni di forma diversa.

Per finire, le leve freno sono Balilla, identiche alle mie, che si accompagnano con freni caliper Balilla anzicchè con gli Universal 39 brev. 361666 (vedi post #36 e #38) . Che anche le mie leve freno Balilla siano le originali anni '40? :?
Olmo n°1 Registro Eroica-manubrio laterale  e leve Balilla.JPG
 
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Ciclo Italia Sport condorino, Insubria supersport cambiocorsa, mondia tubone.
grazie mille per questo fantastico 3d più che ricco di informazioni!!!

posseggo da poco una bicicletta da corsa "simile" ed essendo io decisamente poco erudito in materia ho trovato questa discussione più che interessante!

davvero grazie mille ho imparato molto!
 
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Il logo “Olmo”- la Olmo Tipo Riviera ‘40s sul RegistroStoricoCicli

In RegistroStoricoCicli http://www.registrostoricocicli.com/rsc/registro-altre-marche/olmo-002/ è schedata una Olmo sportiva, Tipo Riviera, conservata in condizioni fantastiche.

Sulla pedivella della guarnitura, tipo B.S.A., è inciso il logo “Olmo” corsivo.

Visto lo stato di conservazione della bici, è impossibile dubitarne della originalità .

La bici è datata genericamente anni ‘40s, e le numerose decals sono del tipo con i cerchi olimpici e la scritta Olmo con la L allungata in basso

A questo punto ho la certezza che la OLMO di Celle Ligure ha marcato componenti con “Olmo” corsivo nei primi anni di produzione, prima di generalizzare la ben nota marcatura “OLMO” maiuscola nel riquadro ovale, dagli anni 50 in poi.

Anche se a Celle Ligure, ad oggi, ne hanno perso il ricordo.
 

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La identificazione

La guarnitura montata sulla mia bici è di una Olmo degli anni ‘40.

Ma tutti i telai delle Olmo anni ‘40 che ho potuto osservare finora, in rete o dal vero, hanno i forcellini per CambioCorsa e le congiunzioni (Agrati Rondine?) diverse dal mio telaio.
La Olmo Tipo Rondine era un modello Cambio Corsa fine anni ‘40, inizio anni ‘50

Due ipotesi:

- guarnitura e telaio provengono da bici diverse e sono state assemblate poi, insieme con la quasi totalità di componenti della stessa epoca, anni ‘40 (esclusi il solo manubrio con pipa anni '60)

- la mia bici è una Olmo con un telaio anomalo, non Tipo Rondine, forse di epoca precedente ( 1946-48?)
 

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Il restauro - Completamento della riparazione del fodero orizzontale destro

Prima di riverniciare il telaio ho ricontrollato che fosse tutto a posto meccanicamente e non ci fossero punti da ritoccare.

Le filettature per movimento centrale e attacco del Simplex sono a posto, ed il gioco nella sede inferiore della serie sterzo verrà recuperato al montaggio.

Verificando lo scorrimento del perno sui forcellini dentati, ho notato però che la ruota libera, nella posizione in cui la ruota viene sfilata dal forcellino sfiorava il telaio, nel punto in cui avevo effettuato al riparazione descritta al post#70

Ho riesumato il foglio istruzioni Campagnolo per il montaggio del Parigi Roubaix, che avevo scaricato dal web durante la ricerca di documentazione sui cambi a stecche, ed ho capito di aver fatto una riparazione frettolosa.
Le istruzioni dicono chiaramente di creare “uno smusso come in Fig F fino a 40mm dalla punta del forcellino in modo che la ruota, munita della ruota libera, entri nei forcellini senza il minimo sforzo”, ma non specificano come e quanto profondo fare lo smusso.
Istruzioni montaggio Campagnolo Paris-Roubaix_ pag 3 figg D-F.jpg
Evidentemente lo sfondamento sulla estremità del fodero era dovuto ad una smussatura eccessiva a lima, che poi aveva ceduto a contatto della ruota libera nello sfilare e reinfilare la ruota nei forcellini.

Ho provveduto a schiacciare in morsa la parte interna ricostruita del fodero, appoggiando l’esterno del fodero su una selletta a raggio 6,5 , ricavata da un blocchetto di alluminio, e poi ho rifinito a lima.
smusso interno forcellino dx.JPG estrazione ruota libera.JPG
 
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Il restauro- il telaio, la scelta del ciclo di verniciatura: vintage o moderno

Poiché la verniciatura originale è irrecuperabile, dopo lunghi pensamenti ho deciso di non ricromare il telaio ed i vari componenti, e di limitarmi alla sola riverniciatura del telaio.

Il motivo principale della scelta è stato che una ricromatura, con la relativa spazzolatura che arrotonda gli spigoli e spiana le pantografie, è irreversibile.
Viceversa, se la verniciatura nuova accoppiata con le vecchie cromature sciupate risultasse orrenda, la sola verniciatura è reversibile, e a sverniciare e ricromare si fa sempre in tempo.

Per la scelta del ciclo di verniciatura, le alternative sono state: d’epoca alla nitro o moderna a bi-componente.

A questo proposito segnalo l’interessante manualetto della Lechler P9955 Schede di Ciclo di Verniciatura di restauro di vetture e motocicli d'epoca che descrive in dettaglio entrambi i cicli, proprio per il restauro di mezzi d’epoca (ma di auto e moto, e chissà perché le bici non le citano, forse sono meno interessanti perché di vernice ne basta poca ? )
Segnalo anche Prestige e Classic Cars. - Standox della Standox, per la dettagliata storia della evoluzione delle tecniche di verniciatura delle auto, dalle origini ai nostri giorni.

In passato ho verniciato sia utilizzando vernici nitro , sia più recentemente vernici a componenti.

Dal punto di vista della resistenza all’urto, al graffio e alla usura, la verniciatura a componenti è decisamente superiore, ed anche la possibilità di procedere “bagnato su bagnato” rende il lavoro molto più veloce.

Ma proprio perché non ho potuto salvare la verniciatura originale, che quasi sicuramente era alla nitro, ho deciso di riverniciare utilizzando almeno il ciclo più simile.
Non sono arrivato al punto di cercare le vernici nitro con la formulazione vintage (fra l’altro, tossiche) che ho scoperto essere ancora eccezionalmente utilizzabili proprio per il restauro dei mezzi d’epoca.
Devo confessare che per un attimo ci ho fatto un pensiero.
Poi ha prevalso il senso della misura.

Sempre per senso della misura, e per la consapevolezza dei miei limiti come verniciatore, ho rinunziato alle velleità di avventurarmi in verniciature che avrebbero richiesto dimestichezza con l’aerografo e abilità che io non ho.
Infatti, osservando la stratificazione delle mani di vernice originali, con il fondo di un grigio quasi argenteo, mi era venuto il dubbio che la verniciatura fosse tipo quella del GialloVerde Legnano, ma in versione Blu, realizzata con un fondo argento e poi più mani di nitro trasparente additivato con colore. Vedi post #69
antiruggine- fondo - tinta.JPG
Ma questo tipo di verniciatura richiede che le mani di trasparente colorato siano stese con spessore perfettamente costante, per lasciar trasparire in maniera omogenea il fondo argenteo.
Non avendo la certezza che la verniciatura originale fosse effettivamente così, perché troppo amalgamata alla successiva rispennellatura Blu opaca, ed avendo invece la certezza che se ci avessi provato avrei fatto un gran pasticcio, ho optato per lo smalto nitro lucido tradizionale.

Ho utilizzato quindi :
- Antiruggine nitro grigia, di marca imprecista, avanzata da precedenti bricolage non ciclistici
- Fondo isolante nitro acrilico monocomponente Gelcril della Gelson
- Smalto nitro lucido Selemix PPG

Dopo un consulto sul telaio parzialmente sverniciato col mio fornitore di vernici, cercando di riconoscere le tonalità originali, le formulazioni Selemix scelte sono state:
-Blu 23-0700
-Giallo 13-0150
 

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Preparazione del telaio alla verniciatura – sverniciatura, stuccatura, mascheratura, sabbiatura

Il telaio è stato portato al metallo nudo.

Ho iniziato a rimuovere la vecchia vernice cominciando dalle fasce sul tubo verticale e sul cannotto, alla ricerca di eventuali decalcomanie rimaste nascoste sotto la spennelatura di nero che copriva le originali fasce gialle.
Ho proceduto con leggere passate di sverniciatore chimico, cercando di asportare progressivamente il solo nero.
La ricerca non ha data frutti: sulle fasce gialle portate a vista, non è apparsa nessuna traccia di decalcomanie.

Per la sverniciatura completa ho lavorato di spatola, raschiando la vernice vecchia che si staccava a piccole scaglie, e lavando poi le tracce residue con straccio imbevuto di solvente nitro.
Nei punti meno accessibili sulle congiunzioni mi sono aiutato con qualche spennellata di sverniciatore chimico.

Sul tubo obliquo, in prossimità della scatola del movimento centrale, sul metallo a nudo sono venute alla luce le incisioni di un marchio, sui due lati contrapposti del tubo.
marcatura  sul tubo obliquo.JPG

Non sono apparse altre marcature, o punzonature di nessun altro genere.

Ho stuccato la bozza residua sull’orizzontale.
Su suggerimento del mio fornitore di vernici ho adoperato un moderno stucco poliestere a catalizzatore, da dare in unica applicazione.
L’alternativa era utilizzare a più strati lo “stucchino” monocomponente che si adopera per la finitura del fondo prima dello smalto, che però essendo meno resistente è sconsigliabile per spessori + consistenti.
Qui si tratta di una bozza profonda appena 1 mm, ma ho preferito non rischiare.
Lo stucco poliestere è stato applicato direttamente sul metallo, previa sabbiatura localizzata per favorirne il grip
bozza.JPG bozza stuccata.JPG

Con nastro da mascheratura e cutter ho protetto le parti da non verniciare: forcellini anteriori e posteriori, pendenti del telaio e foderi forcella, congiunzioni del cannotto di sterzo e testa di forcella, estremità del tubo sella col reggisella inserito in funzione di manico.
Spezzoni di tubo di espanso per proteggere le filettature del movimento centrale e dell’attacco del cambio.

La superficie dell’acciaio ripulito presentava sole lievi macchie di ossidazione, localizzate specie sulla scatola del movimento centrale e nelle zone contigue, senza rilevanti attacchi di ruggine.
Mi sono limitato quindi ad una leggera sabbiatura localizzata delle macchie
 
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La verniciatura

Compressore da 25litri, filtro regolatore con scaricatore di condensa, aerografo a pistola con serbatoio inferiore, ugello da 1,2
Si vernicia all’aperto

Sequenza:
1° mano di antiruggine molto diluita
Due giorni di asciugatura
Leggerissima carteggiatura a secco con grana 220 e 2° mano di antiruggine
verniciatura- antiruggine.JPG

Due giorni di asciugatura
Rapida carteggiatura a secco e 1° mano di fondo isolante

Levigatura con carta ad acqua grana 600, e stucchinatura dei difetti affiorati nella levigatura
verniciatura- fondo isolante.JPG verniciatura- stucchini su fondo isolante.JPG

Sosta di alcuni giorni causa meteo sfavorevole

2°mano di fondo
Nuova levigatura ad acqua grana 600 e 1° mano di smalto blu, su tutte le superfici.
verniciatura- smalto blu.jpg

Un giorno di essiccazione e
2° mano di smalto blu, non ripassando sulle zone dove ci saranno le fasce gialle.
Mascheratura per le fasce gialle, e 1° e 2° mano di giallo
verniciatura-  fascie smalto giallo.jpg

Completa essiccazione e ”stagionatura” di una settimana, poi levigatura con carta 800 ad acqua e pasta abrasiva extrafine.

Questa levigatura finale non è stata effettuata per rendere più lucida la vernice, perché la mano finale dello smalto alla nitro lo sarebbe già di suo (sempre se uno ha la manualità adeguata nel regolare la pistola, diluire correttamente e stendere le mani di smalto)
Ma al contrario, siccome il lucido “a nuovo” avrebbe stonato maledettamente con le cromature sciupate, le superfici ripassate hanno un aspetto un po' più datato.
verniciatura-  finito 2.JPG


Fra fine della sverniciatura ed il telaio pronto per il rimontaggio sono trascorse circa 4 settimane, soprattutto a causa delle soste dovute al meteo.
 
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lutha

Novellino
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come sempre tutto molto interessante.

piccola domanda. per le mascherature ho visto che hai usato quello che potrebbe sembrare del normale scotch di carta. lo è?

perche tutti mi consigliano il "blue tape" 3m per le mascherature e volevo un tuo parere in merito.

il tuo mestiere mi mette voglia di sverniciare anche la mia insubria e rifarla ex novo anche nella vernice.
 

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come sempre tutto molto interessante.
piccola domanda. per le mascherature ho visto che hai usato quello che potrebbe sembrare del normale scotch di carta. lo è?
perche tutti mi consigliano il "blue tape" 3m per le mascherature e volevo un tuo parere in merito.
il tuo mestiere mi mette voglia di sverniciare anche la mia insubria e rifarla ex novo anche nella vernice.

Si, ho adoperato lo scotch carta 3M "normale".
Forse le mascherature mi sarebbero venute meglio con il "3M blue tape" :cry:

Infatti non sono soddisfatto del risultato, a causa dell'affioramento del bordino grigio della vernice di fondo sotto il blu.
Ma probabilmente l'errore è stato di aver dato due mani di fondo, e forse troppo spesse, anzicchè una, indipendentemente dal tipo di nastro.
DSC07679.JPG

La tua Insubria a mio parere è bellissima così (vedi post #75), non far l'errore di sciuparla.
 

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Caspita complimenti sembra venuta proprio bene!

Il bello delle foto da lontano!

Vista da vicino non è venuta poi così bene :-( , ma mi voglio accontentare.
In fin dei conti vernicio col compressore saltuariamente, ogni 4-5 anni
Col senno di poi, forse per fare un bel lavoro avrei prima dovuto riprenderci la mano esercitandomi su un telaiaccio "dummy"
 

FrancoNero

Pedivella
30 Novembre 2016
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Trek
Il bello delle foto da lontano!

Vista da vicino non è venuta poi così bene :-( , ma mi voglio accontentare.
In fin dei conti vernicio col compressore saltuariamente, ogni 4-5 anni
Col senno di poi, forse per fare un bel lavoro avrei prima dovuto riprenderci la mano esercitandomi su un telaiaccio "dummy"

Vabbe' allora non far avvicinare troppo nessuno quando la usi e sei a posto :-)xxxx
 

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Il telaio – La serie tubi Mannesman-Dalmine

Il logo con D e T intrecciate all’interno di un cerchio, che ho trovato sul tubo obliquo, è quello delle Trafilerie Dalmine, a partire dagli anni ‘30
Marchio Trafilerie Dalmine.JPG

Trafilerie Dalmine Società Anonima.jpg

Sul solito catalogo Doniselli trovo la serie di tubazioni Mannesman-Dalmine per telai, in acciaio speciale senza saldatura, a spessore conico, rinforzati, ma soprattutto con l’estremità del tubo sella spessore di 0,7, come è il mio.
Don_1720.jpg

Sul listino EmilioBozzi del 1946 pag 30 http://classiclightweights.net/italy/emilio-bozzi/emilio-bozzi-listino-46/ la serie completa tubi di acciaio <<Mannesmann-Dalmine>> a spessore conico rinforzati, era venduta ad 850 lire (la più costosa, contro le 750 lire della serie A.F.L. delle Accierie Falck)

Purtroppo, su questi cataloghi manca qualunque riferimento alla “EXTRA”, e qualsiasi indicazione delle caratteristiche meccaniche e chimiche dell’acciaio.

Googolando, poi trovo:
-sul blog condorino.com https://condorino.com/2016/10/07/no...no-also-built-with-mannesmann-dalmine-tubing/ trovo una marcatura simile sul telaio di una Legnano Roma del 1946, ma con l’altro logo della Mannesmann-Dalmine, formato da una M sovrapposta alla D sdraita, e sempre con la scritta EXTRA

- e senza andare tanto lontano, su questo forum : ttps://www.bdc-mag.com/forum/threads/che-telaio-è.174914/ ai post #10 e #15 con riferimento alle UmbertoDei da corsa anni ‘40

come dire:
tubi Mannesman-Dalmine Extra = serie di tubi al top, resistenti e leggeri, e da non confondere con i celebri tubi Dalmine da ponteggi!
:ola:
 

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Il restauro – il telaio, gioco sulla calotta inferiore della serie sterzo

La calotta superiore della serie sterzo, come pure la calottina sulla testa di forcella, sono a posto, entrano leggermente forzate.

La calotta inferiore invece entra libera nel cannotto del telaio, e ci balla dentro anziché restarci bloccata.
Il diametro dell’imboccio della calotta, che è alto 8,5, misurato col calibro digitale è diametro 30,0 (misurazioni da 29,98 a 30,02 sui diversi punti dell’imboccio)
La sede nel canotto è leggermente ovalizzata, da 30,15 longitudinalmente a 30,20 trasversalmente, quindi ci sarebbe da eliminare un gioco medio di circa 0,08-0,09 sul raggio.

Per montare la calotta in maniera stabile ho adoperato il vecchio sistema dei meccanici aggiustatutto, con una striscia di lamierino sottile.
Per prima cosa ho ritagliato una striscia di alluminio da una lattina di birra, che guarda caso, hanno proprio uno spessore di circa 0,09
striscia spessore 0,09.JPG

Ho provato a calzare nel cannotto la calotta con la striscia avvolta sull’imboccio.
Si è abboccata bene ma a metà inserimento ha cominciato a forzare.
Non so se la forzatura fosse dovuta al recupero in tondo della ovalizzazione, o a una conicità non rilevabile col calibro.
calotta abboccata.JPG

Avuta conferma che lo spessore è giusto, mi sono anche procurato, presso il mio pusher di materiale meccanico, una striscia di Carta di Spagna da 0,1 in ottone, che sarebbe il materiale tecnicamente preposto per questo genere di riparazioni.
Poi, visto che l’alluminio della lattina ci forzava bene, ho deciso di lasciare questa.
pressatura calotta.jpg

Anche perché mi diverte l’idea che forse, fra una cinquantina di anni, qualcun altro potrebbe smontare la calotta, e potrebbe imbastire tutta una serie di pedanti elucubrazioni, su un forum :ronf:, per cercare di spiegare cosa ci faccia un pezzo di lattina di birra in una bici degli anni’40 :==.

Nota: negli anni ‘40 le lattine di birra in alluminio imbutito non erano state ancora inventate, risalgono ai primi anni ‘60, l’epoca di Snoopy e di JoeFalchetto. JoeFalchetto e la lattina.jpg Sono comunque sempre di epoca vintage!:-x
 
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Leve freno Balilla – datazione, e versioni di epoca diversa

Stimolato dal thread di @mari.mariano
https://www.bdc-mag.com/forum/threa...-su-leve-vintage-balilla.239120/#post-6292056 in Officina e manutenzione,
ho ripreso fuori le leve Balilla, per sbloccare il nipplo incastrato nella leva del freno anteriore Vedi post #38 e #50

Confrontandole con quelle di mari.mariano, anche se uguali di aspetto esteriore, noto che i barilotti sono differenti

Nelle mie il barilotto è di ottone (brunito, o scurito dal tempo), con foro per il cavo di diam. 2,5 e sede per il nipplo diam. 6 profonda 4 all'inizio della svasatura
Il diametro esterno del barilotto sembrerebbe 9 (ci si entra malissimo col calibro!)

In quella di mari.mariano invece si vede un barilotto di diametro maggiore con due smussi alle estremità per rientrare nell'ingombro della leva, e con il foro per il cavo capace di alloggiare anche il gambo del nipplo. Il barilotto ha una finitura zincata
confronto barilotti leve Balilla.jpg

Ho guardato allora con più attenzione anche le leve Balilla che sono montate sulla mia Atala nell’allestimento da Eroica.
Anche queste hanno il barilotto maggiorato. Provando con un magnete, non lo attrae; quasi certamente è sempre ottone, ma zincato

Probabilmente si tratta di leve di due versioni successive.

Il barilotto maggiorato fà pensare che sia una miglioria per irrobustirlo, anche perché una sede radiale di 6, in un cilindro di ottone diam 9 non è proprio il massimo della robustezza.

Quindi quelle trovate sulla mia CambioCorsa/SimplexTdF potrebbero essere la versione più vecchia.

Di che anno saranno? Possibile che siano del primo montaggio, di metà anni ‘40?

Quando le ho viste montate anche sulla Olmo a Brolio (vedi post#83) ancora non avevo notato l’esistenza di versioni di epoche successive; peccato, sarebbe stato interessante vedere il tipo di barilotto.

Sulle leve Balilla, in rete non si trova nessun tipo di documentazione che aiuti a datarle.

Una indicazione per capire a quando risalire indietro nel tempo, e quindi se è ipotizzabile che fossero di primo montaggio nella seconda metà degli anni ‘40, avrebbe potuto darla il fissaggio con fascetta a tiraggio dall’interno, anzicchè a morsetto esterno, ma quel periodo è proprio epoca di transizione fra i due tipi di fissaggio.

Per avere un riferimento, guardando la più documentata produzione Universal, si vede che le leve freno anteguerra, come le mod. 39 brev 361666, avevano il morsetto esterno laterale, e che a partire dalle mod.50 (1950?) erano già a fascetta.

Nei cataloghi Doniselli e Rizzato, di fine anni’40, non si vedono leve con fascetta a tiraggio interno
Riz_096 leve freni.JPG Don_0860.jpg Don_0850.jpg
 
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