running invernale

Ubaldo

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:-)

guarda che sono cintura nera a girare frittate, hai capito benissimo.

Io sto dicendo che per imparare a sciare è meglio scendere da una blu e non da una nera e tu mi stai rispondendo che se non stai attento a dove vai e cosa fai puoi farti male anche scendendo da una blu...

Sai meglio di me che ogni scarpa ha il suo piede, ci sono persone che hanno trovato portentose le Glycerin 10 ed altri dopo tre paia di nove si sono fatti male con il primo paio di dieci...

Ma ti prometto che mi vado a leggere tutto, mi interessa e sono curioso, anche se ormai (Deo gratia) il sovrappeso è un ricordo lontano



;-)

posta così la domanda la risposta è: per imparare a correre serve la scarpa più minimale possibile, con cui gli errori non vengono nascosti, ma fanno imparare. Tutto il resto può venire dopo


Aggiungo un tassello interessante:
Incollo in coda un articolo in inglese, lungo ma consiglio la lettura.
Come noto, i principali motori della corsa sono i vari muscoli che stanno intorno ed in prossimità al bacino, dai glutei, all'ileo psoas, ecc., ed il problema è che una scarsa forza e flessibilità di essi porta a errati movimenti delle gambe e sovraccarichi (come i problemi al ginocchio o la sindrome della bandelletta ileotibiale). Quindi, per un certo verso è fondamentale lavorare su quei muscoli, con esercizi in movimento, esercizi isometrici, ed esercizi che ci diano la coscienza dell'uso di quei muscoli, come alcune esercitazioni di propriocettività.
Il fattore limitante, però, in questo caso, è il problema che affligge noi occidentali: stiamo troppo tempo seduti e questo provoca severe limitazioni al nostro apparato locomotore, prima ancora a quello intorno al centro di gravità che a quello periferico nelle gambe. Tornando al discorso scarpe, altrimenti non ci spiegheremmo come mai ci sono popolazioni dedite alla corsa di resistenza (fra le varie si pensi ai Tarahumara messicani, resi celebri dal libro "Born to run" di Mcdougall, una lettura che consiglio a tutti e che non è stato ancora tradotto in italiano. Però lo si può comprare su amazon) in cui gli anziani continuano a correre senza infortunarsi e ad una buona velocità in sandali decisamente minimali.
Peraltro come emerge dall'articolo che linko qui sotto, i problemi di postura e muscolatura emergono anche in atleti di alto livello, mentre quelli che corrono correttamente, con tutti i muscoli del corpo e con una involontaria ottima consapevolezza del proprio corpo, riescono a farlo anche prescindendo in gran parte dalla scarpa (seppur preferendo una scarpa che sporchi poco la dinamica di corsa).

Da questo punto di vista, per chi inizia, ma anche per chi vuol migliorare, secondo me una scarpa molto minimale risulta utile anche solo in alcune corse brevi per "svegliare" i recettori del corpo e aumentare, anche attraverso il dolore, la consapevolezza di dover correggere i movimenti. E questo sia perchè le scarpe molto ammortizzate non aiutano a correggere l'errore, poichè attutiscono il trauma, ma non arginano la possibilità di infortunarsi per una postura scorretta. E poi, come si deduce dal discorso di prima, se corretto, quando si corre con un corretto uso dei muscoli del "core", allora la dinamica di ciò che sta sotto, dalla gamba ai piedi, diventerà più corretta di mera conseguenza. So di non dire nulla di nuovo, ma poggiare correttamente il piede dipende innanzitutto dal torso, è principalmente una conseguenza. Solo che quando ci vendono le scarpe i venditori trattano l'appoggio come causa, non conseguenza, correggendolo, con risultati sostanzialmente inesistenti sulla vera correzione da fare, la postura (e lo sviluppo di tutta la muscolatura coinvolta, nonchè della relativa flessibilità).
La gran parte degli infortuni al ginocchio sono causati o da una torsione che non dovrebbe fare o da un appoggio a gamba molto estesa. Lo stesso dicasi per la sindrome della bandelletta ileotibilale, in cui si provoca un lavoro eccessivo della fascia lata, in concomitanza a problemi di scarso tono del gluteo medio.
Solo che, appunto, non dobbiamo guardare al ginocchio per capire dove sia il problema o al piede, ma prima ancora al bacino.

http://runblogger.com/2013/12/importance-of-swing-phase-in-running-gait.html
 
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Ubaldo

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Ma scusa....a parte che le a2 sono intermedie e non minimal.
Mi dicono che i fondisti forti corrono scaricando il peso sul mesopiede. D'accordo, ma quando corri a 2 e 50 al km hai una meccanica di corsa di un certo tipo. Quando corri piano ne hai un'altra. Estremizza il concetto. La corsa lenta è più simile alla camminata.
Prova a camminare sull'avampiede. Sarebbe considerato in difetto.
Trovate che sia una reductio ad absurdum?

la falcata e alcune dinamiche d'appoggio cambiano più in relazione alle capacità personali che non alla velocità assoluta. Se uno corre di avampiede e correttamente, con frequenza elevata, corre anche ai lenti con una buona frequenza, corre anche ai lenti sfruttando lo sbilanciamento del peso in avanti (a differenza del jogging che comporta una fase di frenata ed un uso abnorme ed errato degli ischio crurali, uso perggiorato peraltro dall'altezza del tacco) e poggia in un punto più avanzato o arretrato del mesopiede a seconda della velocità, ma non poggia di tallone.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai nelle ultramaratone, a passi anche più lenti di 5', i vari runner che corrono di mesopiede continuino a poggiare di mesopiede.

Boh... Sinceramente non riesco ad entrare nell'ottica.
A me pare evidente, anche osservando in tv le diverse specialità dell'atletica, che ad ogni distanza corrisponde uno stile diverso.

No, a ogni superficie corrisponde una dinamica diversa: una pista di atletica (dove peraltro si usano scarpe molto più minimali, anche se strette) è un tappeto elastico, a differenza dell'asfalto. È stato osservato che le frequenze ottimali, nei top runner siano sempre simili, sia tra atleti di mezzofondo veloce che di maratona (circa 180 passi al minuto), la tecnica di corsa per alcuni atleti con background simile è simile. Quello che cambia a velocità più alte, come dicevo, è lo sbilanciamento maggiore in avanti e la maggior ampiezza della facoltà all'indietro.
Nella corsa molto lenta e soprattutto a bassa frequenza di molti amatori si vedono due caratteristiche: corsa frenata di tallone, con appoggio oltre il baricentro e frequenza talmente bassa (<160) da usare quasi solo forza per spingere e non elasticità (con peraltro maggior lavoro a carico delle articolazioni, vista la più difficile stabilizzazione del passo, il maggior lavoro della fascia lata e del gluteo medio, ecc.).
 

camoscio d'oro

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posta così la domanda la risposta è: per imparare a correre serve la scarpa più minimale possibile, con cui gli errori non vengono nascosti, ma fanno imparare. Tutto il resto può venire dopo


Aggiungo un tassello interessante:
Incollo in coda un articolo in inglese, lungo ma consiglio la lettura.
Come noto, i principali motori della corsa sono i vari muscoli che stanno intorno ed in prossimità al bacino, dai glutei, all'ileo psoas, ecc., ed il problema è che una scarsa forza e flessibilità di essi porta a errati movimenti delle gambe e sovraccarichi (come i problemi al ginocchio o la sindrome della bandelletta ileotibiale). Quindi, per un certo verso è fondamentale lavorare su quei muscoli, con esercizi in movimento, esercizi isometrici, ed esercizi che ci diano la coscienza dell'uso di quei muscoli, come alcune esercitazioni di propriocettività.
Il fattore limitante, però, in questo caso, è il problema che affligge noi occidentali: stiamo troppo tempo seduti e questo provoca severe limitazioni al nostro apparato locomotore, prima ancora a quello intorno al centro di gravità che a quello periferico nelle gambe. Tornando al discorso scarpe, altrimenti non ci spiegheremmo come mai ci sono popolazioni dedite alla corsa di resistenza (fra le varie si pensi ai Tarahumara messicani, resi celebri dal libro "Born to run" di Mcdougall, una lettura che consiglio a tutti e che non è stato ancora tradotto in italiano. Però lo si può comprare su amazon) in cui gli anziani continuano a correre senza infortunarsi e ad una buona velocità in sandali decisamente minimali.
Peraltro come emerge dall'articolo che linko qui sotto, i problemi di postura e muscolatura emergono anche in atleti di alto livello, mentre quelli che corrono correttamente, con tutti i muscoli del corpo e con una involontaria ottima consapevolezza del proprio corpo, riescono a farlo anche prescindendo in gran parte dalla scarpa (seppur preferendo una scarpa che sporchi poco la dinamica di corsa).

Da questo punto di vista, per chi inizia, ma anche per chi vuol migliorare, secondo me una scarpa molto minimale risulta utile anche solo in alcune corse brevi per "svegliare" i recettori del corpo e aumentare, anche attraverso il dolore, la consapevolezza di dover correggere i movimenti. E questo sia perchè le scarpe molto ammortizzate non aiutano a correggere l'errore, poichè attutiscono il trauma, ma non arginano la possibilità di infortunarsi per una postura scorretta. E poi, come si deduce dal discorso di prima, se corretto, quando si corre con un corretto uso dei muscoli del "core", allora la dinamica di ciò che sta sotto, dalla gamba ai piedi, diventerà più corretta di mera conseguenza. So di non dire nulla di nuovo, ma poggiare correttamente il piede dipende innanzitutto dal torso, è principalmente una conseguenza. Solo che quando ci vendono le scarpe i venditori trattano l'appoggio come causa, non conseguenza, correggendolo, con risultati sostanzialmente inesistenti sulla vera correzione da fare, la postura (e lo sviluppo di tutta la muscolatura coinvolta, nonchè della relativa flessibilità).
La gran parte degli infortuni al ginocchio sono causati o da una torsione che non dovrebbe fare o da un appoggio a gamba molto estesa. Lo stesso dicasi per la sindrome della bandelletta ileotibilale, in cui si provoca un lavoro eccessivo della fascia lata, in concomitanza a problemi di scarso tono del gluteo medio.
Solo che, appunto, non dobbiamo guardare al ginocchio per capire dove sia il problema o al piede, ma prima ancora al bacino.

http://runblogger.com/2013/12/importance-of-swing-phase-in-running-gait.html

Bellissimo e, credo, giustissimo intervento
 

Ubaldo

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troppo buoni! No, scherzi a parte, sono argomenti che "studio" perchè mi appassionano e che sperimento anche su me stesso. Poi, non pretendo di avere verità assolute, figuriamoci, però penso che confrontando le varie tesi, più o meno consolidate, più o meno di rottura, qualcosa di buono deve venire fuori.
 

IlNigno

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............
Aggiungo un tassello interessante:
Incollo in coda un articolo in inglese, lungo ma consiglio la lettura.
Come noto, i principali motori della corsa sono i vari muscoli che stanno intorno ed in prossimità al bacino, dai glutei, all'ileo psoas, ecc., ed il problema è che una scarsa forza e flessibilità di essi porta a errati movimenti delle gambe e sovraccarichi (come i problemi al ginocchio o la sindrome della bandelletta ileotibiale). Quindi, per un certo verso è fondamentale lavorare su quei muscoli, con esercizi in movimento, esercizi isometrici, ed esercizi che ci diano la coscienza dell'uso di quei muscoli, come alcune esercitazioni di propriocettività.
Il fattore limitante, però, in questo caso, è il problema che affligge noi occidentali: stiamo troppo tempo seduti e questo provoca severe limitazioni al nostro apparato locomotore, prima ancora a quello intorno al centro di gravità che a quello periferico nelle gambe. Tornando al discorso scarpe, altrimenti non ci spiegheremmo come mai ci sono popolazioni dedite alla corsa di resistenza (fra le varie si pensi ai Tarahumara messicani, resi celebri dal libro "Born to run" di Mcdougall, una lettura che consiglio a tutti e che non è stato ancora tradotto in italiano. Però lo si può comprare su amazon) in cui gli anziani continuano a correre senza infortunarsi e ad una buona velocità in sandali decisamente minimali.
Peraltro come emerge dall'articolo che linko qui sotto, i problemi di postura e muscolatura emergono anche in atleti di alto livello, mentre quelli che corrono correttamente, con tutti i muscoli del corpo e con una involontaria ottima consapevolezza del proprio corpo, riescono a farlo anche prescindendo in gran parte dalla scarpa (seppur preferendo una scarpa che sporchi poco la dinamica di corsa).
..................

Prendo spunto e aggiungo che la pratica del triathlon(magari anche non agonistica)potrebbe aiutare a trovare questa correttezza nella corsa.
Bici ma sopratutto nuoto necessitano di buoni equilibri a livello di core;certo il presupposto deve essere la correttezza del gesto/stile.
Che ne pensi Ubaldo?Si può proporre il triathlon come sport "ideale",per star bene insomma.
o-o
 

Ubaldo

Apprendista Scalatore
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La bici secondo me non fa lavorare molto il core (ma si giova molto del lavoro sul core, risparmiando vari mal di schiena a chi sta molto sui pedali oppure va giù con rapporti molto pesanti), anche se aiuta lo sviluppo dei glutei se la sella è ben posizionata.
Il nuoto da questo punto di vista aiuta sicuramente tanto.
Ho visto triatleti forti nella mia regione, però, correre davvero veloce ma male come impostazione tecnica. Con questo voglio dire che qualche esercizio di tecnica di corsa bisogna sempre farlo, però un triatleta, secondo me grazie al nuoto, ha un'ottima base fisica.
Non per nulla Massini nel suo libro consiglia di sviluppare core e torso per correre veloci e con meno rischi
 

Fabio65

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ubaldo la mia curiosità è alle stelle ormai.

corro già di bacino (cerco di aiutare la falcata usando la rotazione del bacino per spingermi in avanti) e faccio sempre qualche esercizio di allineamento prima di partire (chi running) dammi qualche dritta (ho letto con interesse il tuo post qui sopra)...
 

iroma2009

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Una bionda e una mora,cerco la rossa.
Sul forum runnerf ,scambiando due chiacchiere con O.Simo mi è venuto un dubbio.
Domenica corro Pisa,dopo Livorno distante di un mese esatto(fatta senza fondo/tabelle) e dopo di essa valuto la diretta preparazione per la maratona di Roma.O.Simo mi faceva presente che sarebbe meglio concentrarsi ancora su half e lavori di velocità,voi cosa ne pensate?In effetti non ho le basi,sono partito alla ad-minkiam :D
 

FrecciaAzzurra

Gregario
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la Pina
Sul forum runnerf ,scambiando due chiacchiere con O.Simo mi è venuto un dubbio.
Domenica corro Pisa,dopo Livorno distante di un mese esatto(fatta senza fondo/tabelle) e dopo di essa valuto la diretta preparazione per la maratona di Roma.O.Simo mi faceva presente che sarebbe meglio concentrarsi ancora su half e lavori di velocità,voi cosa ne pensate?In effetti non ho le basi,sono partito alla ad-minkiam :D

Qualche tuo dato aiuterebbe nel consigliarti meglio...
Peso?
Infortuni recenti?
Da quanti mesi/anni corri?
Tempo alla mezza di Livorno? Tempo previsto per quella di Pisa?
Obiettivo per Roma (finire la maratona, finirla senza crolli, fare il record...)?
E poi cosa significa "non ho le basi", se hai terminato una mezza maratona non sei proprio un principiante! :rosik:
 

Fabio65

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Sul forum runnerf ,scambiando due chiacchiere con O.Simo mi è venuto un dubbio.
Domenica corro Pisa,dopo Livorno distante di un mese esatto(fatta senza fondo/tabelle) e dopo di essa valuto la diretta preparazione per la maratona di Roma.O.Simo mi faceva presente che sarebbe meglio concentrarsi ancora su half e lavori di velocità,voi cosa ne pensate?In effetti non ho le basi,sono partito alla ad-minkiam :D

http://www.albanesi.it/Arearossa/Articoli/102prepmar1AX.htm
 

o.simo

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Sul forum runnerf ,scambiando due chiacchiere con O.Simo mi è venuto un dubbio.
Domenica corro Pisa,dopo Livorno distante di un mese esatto(fatta senza fondo/tabelle) e dopo di essa valuto la diretta preparazione per la maratona di Roma.O.Simo mi faceva presente che sarebbe meglio concentrarsi ancora su half e lavori di velocità,voi cosa ne pensate?In effetti non ho le basi,sono partito alla ad-minkiam :D

Ovviamente se l'obiettivo è ''solo'' riuscire a fare una maratona allora puoi anche provare, per come sono fatto io se un domani mi dedicassi alla corsa per un lungo tempo prima cercherei di arrivare più o meno al mio limite su distanze inferiori, e solo dopo proverei a preparare una maratona
 

iroma2009

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12 Febbraio 2011
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Una bionda e una mora,cerco la rossa.
Corro dai primi di ottobre,alternato alla bici,brevi distanze 8/10max.Ho partecipato a "corri per la vita" il 14 ,13.3km in 1:06.
Da li a un mese,11/11 ho fatto Livorno con distanza max 18km nelle gambe,giusto per capire cosa voleva dire correre i 21097mt in 1:36 e spicci.
Felice del risultato,armato di libro di Pizzolato(grazie per il link ma Albanesi non lo digerisco)mi son messo a lavoro per Pisa,questa domenica.Diciamo so camminare,ora voglio correre.Il pensiero di O.Simo é condiviso dal 70% di me ma il restante vuole provare la novità,con alcune riserve: le basi.Intendo dire un corretto movimento di corsa,le vari fasi di strutturazione di una preparazione mi mancano.Da qui il dubbio,half cercando il limite e una crescita graduale o a "bomba" sulla regina,42k.
Grazie per la lettura,
iRoma..
 

camoscio d'oro

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AL CHIODO
Corro dai primi di ottobre,alternato alla bici,brevi distanze 8/10max.Ho partecipato a "corri per la vita" il 14 ,13.3km in 1:06.
Da li a un mese,11/11 ho fatto Livorno con distanza max 18km nelle gambe,giusto per capire cosa voleva dire correre i 21097mt in 1:36 e spicci.
Felice del risultato,armato di libro di Pizzolato(grazie per il link ma Albanesi non lo digerisco)mi son messo a lavoro per Pisa,questa domenica.Diciamo so camminare,ora voglio correre.Il pensiero di O.Simo é condiviso dal 70% di me ma il restante vuole provare la novità,con alcune riserve: le basi.Intendo dire un corretto movimento di corsa,le vari fasi di strutturazione di una preparazione mi mancano.Da qui il dubbio,half cercando il limite e una crescita graduale o a "bomba" sulla regina,42k.
Grazie per la lettura,
iRoma..

A parte il doscorso "prestazione" che in parte condovido con osimo, io sarei più preoccupato dal discorso" infortunio".
Aumentare il proprio kilometraggio così velocemente in così poco tempo sarebbe rischioso
 

green dolphin

Maglia Amarillo
3 Gennaio 2008
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A parte il doscorso "prestazione" che in parte condovido con osimo, io sarei più preoccupato dal discorso" infortunio".
Aumentare il proprio kilometraggio così velocemente in così poco tempo sarebbe rischioso

Infatti, non è come con la bici: passare da una mezza ad una maratona è un gran salto. Il doppio dei km, se in bici bene o male con tanta sofferenza se non si è abituati, li si porta a casa, nella corsa correre oltre 3 ore, e quindi raddoppiare lo stress alla fascia plantare, tendini, muscoli, legamenti, etc. è un bel colpo.

Il rischio non vale la candela: sono convinto che per noi ciclisti la mezza o al massimo una 30 km sia una distanza limite, oltre la quale è necessaria una preparazione specifica per la corsa, un periodo di adattamento, e sicuramente per fare bene una maratona, non solo come tempi, sarebbe necessario mollare del tutto la bici almeno per 1 anno.

La parte traumatica che si porta dietro il running rispetto al solo pedalare induce a non prendere troppo sottogamba la cosa. Puntare alla maratona significa aumentare i carichi, aumentare i carichi significa esporsi ad infortuni, prima o poi.
 

iroma2009

Apprendista Velocista
12 Febbraio 2011
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Una bionda e una mora,cerco la rossa.
Ben vengano i vostri consigli,grazie.
La voglia di fare una maratona e pari a quella di farsi male,ma ancor si più tralasciare la bici,come riporti giustamente [MENTION=7692]green dolphin[/MENTION].
A questo punto,mi rimane da decidere,dopo la mezza di Pisa e valutare il tutto.
Ovviamente,mi interessa il risultato ma farmi male,ne farei a meno.
Deco dire che,seguendo le tabelle di Pizzolato in un mese ho raddoppiato il km e fin ora,mi tocco le ..... Tutto bene,vediamo un pò..