Domenica 6 gennaio: rientro a casa dal mio solito giro domenicale, ormai sono arrivato, solo un paio di km ed entro in Cassano Spinola.
Alla mia sinistra corre un marciapiede che dalla statale arriva fino al centro del paese; un uomo in bici lo sta percorrendo, cappotto, sciarpa e cappello quasi sugli occhi. Stancamente mi volto per guardare se lo conosco ed il suo profilo mi è famigliare, anzi, ora che lho visto direi unico e inconfondibile: Ciao Sandrino!
Domenica 13 gennaio: oggi niente bici, tempo pessimo. Scendo sotto casa ed entro nelledicola di mio suocero. Buongiorno!La risposta è lapidaria: Sandrino ci ha lasciati
. poche ore fa.
Lui è sempre stato il primo cliente della giornata, alle 6 era già lì a prendere la rosa, ormai una consuetudine consolidata
ma quel mattino non è passato, e non passara neanche il prossimo ed il prossimo ancora
E il mio pensiero va alla domenica prima quando ho saluto quelluomo sulla bici non sapendo che sarebbe stato lultimo saluto. Mi consola il fatto che lultimo ricordo che avrò di Lui è in bici, pedalando come ha fatto tutta la vita.
Carrea era un grande, non solo come uomo di sport
Non sono in grado di scrivere pagine epiche su di lui, per quello ci sono professionisti della penna ben più capaci di me a farlo, è sufficiente prendere un giornale, un libro, una rivista o cercare su internet per togliersi ogni curiosità (a proposito segnalo il blog di Marco Pastonesi, suo amico personale, che merita di essere letto), ma vorrei invece riportare il racconto di cassanese, amico di famiglia, letto su Facebook, che mi ha particolarmente colpito e che ben descrive chi era Sandrino:
Come molti altri bambini ho imparato ad andare in bicicletta nel cortile di casa, ma quando si e' trattato di iniziare a pedalare per strada e poi di cimentarmi con le corse ho avuto l'enorme fortuna di conoscere Sandrino grazie all'amicizia con il figlio Marco. I suoi consigli ed i suoi racconti di EPICI li a colpi di pedale sono stati per me di grande ispirazione ed un esempio di moralita' e tenacia per affrontare lo sport come anche la vita quotidiana. La sua immagine che portero' per sempre nella memoria risale al 1980: avevo 13 anni e lungo una salita impegnativa ero al fianco di Marco; entrambi arrancavamo stremati e quando quasi piantati sui pedali la strada si inclino' ulteriormente, all'improvviso tutti e due iniziammo ad accelerare come se fossimo in discesa. Sandrino si era messo in mezzo a noi: con la mano sinistra spingeva il figlio, con la destra spingeva me. Mi giro e guardo incredulo quel gigante che sale pedalando senza mani, lui mi guarda e mi fa l'occhiolino....
Ciao Sandrino!