Inevitabilmente, quando come Vaughters ti ergi a paladino dell'etica e della lotta al doping in molti ti aspettano al varco.
Non mi pare si sia proposto come paladino dell'etica, anzi, con Millar, è abbastanza "pragmatico" nel tentativo di dare dei principi etici, senza però fare il talebano inutilmente. Come in questo caso.
Ad ogni modo proprio dall'articolo che hai postato, si capisce come il discorso "sono tutti dopati" sia una generalizzazione a spanne. Mi sembra piuttosto che sia una cosa che va a "ondate": ora ci provo io, poi ci prova quell'altro, etc...
Assieme anche a qualche "controllore".
Questo è un altro discorso secondo me e va distinto tra incapacità pratica e "volontà" di non controllare. E non per il solito discorso che il doping è più avanti dell'antidoping, ma perché non ci sono regole e metodi condivisi pienamente (oggi, figurarsi 10 anni fa).
Intendo anche proprio un "fair-play" tra gli stessi "attori" del ciclismo.
Basti vedere i tanti twit (penosi imho) "giallognoli" di alcuni operatori nostrani beccati con le mani nella marmellata n volte che però lanciano frecciatine a tizio e caio, senza mai esporsi veramente però.
Insomma, tra chi va in camper ancora oggi, chi fa la pera giallofluo che cade dall'albero, la Garmin e le squadre MPCC ci sono "livelli" ben diversi.
Mettere tutto nello stesso calderone non fa né capire cosa succede né trova delle soluzioni. Imho.