Le mie 3 uscite memorabili

BDC-MAG.COM

Passista
18 Febbraio 2014
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In questi giorni sto guardando la serie Netflix su Michael Jordan, The Last Dance, e questo tuffo negli anni '90 mi ha fatto emergere molti ricordi dell'epoca, tra cui un'uscita in bici che mi ha segnato positivamente. DA qui l'idea di condividere le tre uscite memorabili, con la speranza di...
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doublet

Pignone
22 Gennaio 2013
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Bici
specy
del mio primo lungo in bici da strada ricordo oltre che al medesimo senso di libertà un assurdo piatto di pizzoccheri
il mio più angosciante è stato quando in mtb in slovenia trovai lungo la traccia il percorso interrotto da lavori che mi obbligarono a un giro fin quasi a perdermi e a tornare col buio pesto a ottobre, senza fanali e col garmin quasi scarico (non pioveva)
il mio più divertente, quella volta, che dopo 2 ore di macchina arrivati, giù le bici e... le ruote?
 

Lukino79

Novellino
19 Ottobre 2019
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Trento
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Giant
La più epica, non tanto per il dislivello (se non ricordo male intorno ai 1000mt) e neanche per il kilometraggio (intorno ai 100), ma per gli elementi e l'esplorazione.
Il giro in questione l'ho fatto nelle campagne fuori Londra dove vivevo anni fa. Era gennaio, per chi non lo sapesse in Inghilterra si vive in un semi perenne autunno, dove non fa mai caldo, ma nemmeno troppo freddo. Per orientarmi avevo strappato una pagina di un atlante stradale formato grande, cosi da poter vedere una gran porzione di territorio in una sola pagina. Assolutamente non conoscevo i posti ed andavo a caso ad esplorare le campagne, cosa che mi piaceva un sacco. Quel giorno parto con cielo coperto ma non pioveva, verso metà giro mi sono trovato in questa valle verdissima con delle ville da sogno e ha cominciato a grandinare, la strada era tutta per me, non c'era anima viva. Per il resto del giro ho anche preso vento e pioggia, per fortuna mi ero vestito bene e non ho avuto freddo. Forse sarò un masochista, ma sfidare il tempo in un posto così bello ha lasciato un ricordo indelebile.
 
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Pancio

Apprendista Velocista
22 Ottobre 2012
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Costa livornese
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Phazek Quasar -Sab Saipan-Ferraccio da zonzo - MaxLelli crono
Inizio della salita del Passo San Marco (lato Bergamasco) ero in crisi di fame , vedo una casa aperta con fuori nel prato una famiglia, con la scusa che ero a secco d'acqua, ho scroccato mezza torta e mezzo pacco di pandistelle.
Ricorderò a vita la faccia di quei bambini :))):
:-)xxxx anche la tua non è male, però... :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
 

NIELS

Pedivella
10 Marzo 2014
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Biella
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ganza
Qualche anno fa parto con il tempo che minaccia pioggia e penso di fare un uscita veloce perché non ho voglia di prendere il lavandino. Allora scalata al Santuario di Oropa e ritorno il mio progetto, sennonché più o meno a metà vedo in mezzo alla strada per un pastore tedesco con la testa infilata in una cassetta di legno, che si è poi scoperto contenere delle crocchette per gatti. Allora mi fermo, penso a cosa fare, chiamò la polizia che segnala la cosa al canile, invitandomi però a rimanere lì per attendere appunto l’arrivo dei responsabili del canile. Zio can comincia a piovere, e dopo pochissimo a piovere molto secco. Mai preso così tanta acqua e freddo come quella volta......sono però diventato l’eroe di mia figlia e per una volta mia moglie non ha rotto le palle per la mia uscita in bici.
 

Ipercool

Ciociaro
13 Agosto 2012
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Atina (Fr)
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Trek (alcune)
Ragazzi viene lunghetto, scusate.

Per fortuna ci sarebbero tante cose da raccontare, innumerevoli, come penso per tutti, le mie in gran parte legate a disavventure, quasi sempre a lieto fine, come una volta, almeno trenta anni fa: Con un rigida in alluminio scendendo a manetta da un sentiero per capre a 2.000 m si ruppe improvvisamente il cannotto di sterzo e la bicicletta finì in due pezzi ed io con lei, due ore di sentiero a piedi con le macerie in spalla fino ad un Santuario (Madonna di Canneto) dove per gentile cortesia di un fedele che si trovava lì in raccoglimento spirituale entrai in possesso di un gettone telefonico, si quelli con le scanalature…, con il quale chiamai quella che poi sarebbe divenuta mia moglie la quale, forse cominciando ad intuire cosa l'avrebbe attesa negli anni a venire, partì per venirmi a recuperare ed io nella più totale incoscienza legai con del filo di ferro il cannotto alla bicicletta e percorsi così diversi km per andarle incontro.

Tornando a noi, per fare tre esempi tra cose recenti, direi:

La più “profonda” spiritualmente questa qui, ci penso spesso, sembra una disavventura ma per me è stato bellissimo: https://www.bdc-mag.com/forum/t/foratura-positiva.218202/

Poi mi viene in mente il mio primo 200 in solitaria tutto d’un fiato, bello e divertente, meno duro di quanto mi aspettassi, forse perché con poca salita, infatti mi chiedo in continuazione quale sia il motivo che può spingere un vecchio cinghiale da quasi 80kg, buono solo per la geriatria, a continuare ad iscriversi a quelle caxxo di GF da 200km e 4.000m, boh: https://www.strava.com/activities/1186671101

La più mistica, ma fonte di grande soddisfazione, la sola volta in oltre 100.000 km che sono riuscito a restare in balia di un Di2 scarico, deragliavo con la brugola da due :wacko:, sono arrivato a casa con il culo in fiamme, nei falsopiani a scendere a 120 rpm con il rapportino continuavo a rimbalzare sulla sella, ma anche questo fonte di bei ricordi: https://www.strava.com/activities/1767652126

La mia gara più gratificante, si lo so, quasi tutti voi vi metterete a ridere ma ognuno ha il suo (di livello), poi questa mi è piaciuta perché la mia tattica(?) di gara(?) è sempre la stessa, parto a manetta, reggo, reggo, reggo, reggo e poi schiatto e mi trascino al traguardo sperando di arrivare prima che abbiano chiuso e questa è stata una delle rarissime volte in cui invece sono arrivato prima di schiattare o mentre stava accadendo, si vabbè direte che la gara era corta, si avete ragione, ma che devo fà: https://www.strava.com/activities/2204193074

Oooopss, ne sono uscite quattro… :))): , vabbè ormai abbiamo sforato, ve ne racconto una quinta al volo.:)))::))):

Per lavoro parto in compagnia di mio fratello, dalla Ciociaria profonda, direzione Varese. Primo viaggio lungo con una macchina nuova, facciamo il pieno e via. Verso Bologna ci complimentiamo con i consumi della vettura, abbiamo ancora mezzo serbatoio, caspita, ottimo. Pochi km prima di Reggio Emilia, il motore inizia a borbottare e poi si arresta. Fermi in corsia d’emergenza giro la chiave per riavviare ed il livello carburante va a zero e si accende la spia, siamo a secco, l’indicatore segnava male…
Incazzati, vedo un distributore fuori, sembra non lontano, scavalco la recinzione della A1, finisco in uno stabilimento, era una mega-porcilaia in fase di dismissione, vedo un tizio, gli spiego. Mi dice che mi presta una bicicletta, mi dice anche che il distributore sembra vicino ma che devo attraversare di nuovo l’autostrada e poi tornare di qua passando dai due ponti che si vedono laggiù, Azzz. Entriamo in un capannone maleodorante dove giacciono accatastate decine di strane biciclette, ne cava una dal mucchio, sul cestello anteriore mi sistema una tanica e mi dice “Vada!”, Sto per partire (in giacca e cravatta) e gli dico “Scusi ma non ci sono freni”, risposta “Retropedale! Retropedale!”. Usti! Parto, anche con ritmo, per fare in fretta. Alla discesa del primo cavalcavia la suola liscia del mocassino mi tradisce e mi scappa il pedale, che comincia a girare all’impazzata assieme all’altro, in fondo alla rampa finisco sul ciglio e mi salvo dal fossato per miracolo aiutandomi con i piedi, uno dei mocassini sembra di fango, anzi, no, è effettivamente pieno di fango… Alla pompa mi guardano un poco strano, vabbè, mai visto uno che fa benzina in giacca e cravatta su una biciletta sporca di letame di maiale e pieno a sua volta di fango? Riparto, la tanica da venti litri sulla ruota anteriore dà alla bicicletta la maneggevolezza di una mietitrebbia, in cima al primo cavalcavia, mi fermo, sia per studiare la discesa e sia per togliere giacca e cravatta, sono in un bagno di sudore, non mi è più chiaro se gli effluvi che appestano l’aria intorno a me siano derivanti dal letame di maiale oppure siano autoprodotti. La discesa del secondo ed ultimo cavalcavia è in curva… mi fermo di nuovo in cima, in preda ad un delirio semiserio mi lego la cravatta sulla fronte, avevo visto Rambo da poco :mrgreen:, mi lancio con i mocassini, la fascia-cravatta, il sudore, il letame, la tanica, la simil-bicicletta, il retropedale. Arrivo in fondo, a destra c’è l’ingresso della porcilaia, il cancello carrabile è chiuso, quello pedonale aperto, imbocco a velocità “folle” la stretta apertura, passo mancando con le estremità del manubrio i pilastri dell’ingresso di pochi cm a destra e sinistra, mi arresto miracolosamente in una nuvola di polvere. Il tizio è sparito, depongo il mezzo sulla catasta, mi avvio alla recinzione con la tanica in mano, scavalco di nuovo, mio fratello mi vede, non sa che dire, dalla sua faccia capisco che è meglio che non dica, devo avergli fatto venire un colpo, dopo qualche secondo gli ho detto “tranquillo, ho solo fatto un salto in bicicletta a prendere la benzina”, siamo scoppiati entrambi in una risata fragorosa.

Quel giorno la consapevolezza che la bicicletta avrebbe avuto un posto di rilievo nella mia vita si rafforzò in me ancora di più.
 

ChristianR

Apprendista Passista
24 Luglio 2004
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Milano
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Nera
Se chiudo gli occhi posso nitidamente vedere il super slow motion di quell'attimo poetico in cui Ser sgomma sfiorando i due amoreggianti che si ribaltano nelle siepi...con sottofondo musicale di lady Gaga che canta la vie en rose.
 

Ptr87

Novellino
10 Dicembre 2018
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Bdc
Beh la scena del tizio che seguiva Sbrissa in macchina è davvero angosciante. Come non pensare al video di Karma Police dei Radiohead..!
Comunque chissà forse ora il tizio in auto a sua volta non si capacita di come e perché in quella strada deserta di notte si è trovato un ciclista davanti e ora lo sta raccontando come esperienza angosciante in un forum parallelo.
 
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Shinkansen

Xeneize
20 Giugno 2006
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Bici
Colnago 50 Anniversary
Belin, @Ser pecora non sapremo mai chi ti seguiva e perché. Non si fa così.

Di esperienze comiche o angoscianti non ne ho. Disavventure, ne ho raccontate, cotte, temporali improvvisi, neve durante una ricognizione. Ma tutto nella norma.
Di veramente tragica ricordo questa cotta colossale.
Di difetto ho sempre avuto la tendenza a sopravvalutarmi dopo un raffreddore o un mal di gola. Immancabilmente gli amici mi allettavano con un bel giro lungo e pieno di dislivello che io - da tordo - accettavo con la consapevolezza che il malanno che avevo avuto la settimana prima non avrebbe influito e - comunque - sarei andato piano e l'avrei portato a termine.
Quella volta mi prospettarono un giro da 160 chilometri con più di 2.000 di dislivello. Con partenza da Recco e non da Genova, se no erano 190.
La faccio brevissima per non annoiarvi ma le cose andarono così. Eravamo in quattro, tre uomini e una donna. Arrivati in cima al Passo del Bocco, dopo già una 50ina di chilometri e un bel po' di salita, la ragazza dice di non sentirsi bene e preferisce tornare indietro. Il suo ragazzo torna indietro con lei. In programma c'era il Passo del Tomarlo, ma io e il mio amico decidiamo di rimandare e di fare un'altra salita: il Passo del Biscia, piuttosto impegnativo e con una strada pessima.
Mangio, faccio tutte le cose per bene e quando arrivo in cima al Biscia, sento di aver finito la benzina. Mangio di nuovo, ma non esco dalla riserva. A quel punto eravamo a 100 chilometri con 2.000 metri di dislivello. Ne mancavano 20 di pianura, la Val Fontanabuona, un lungo falsopiano a salire, e 7 di salita prima della discesa finale.
A metà della pianura vado in crisi pazzesca. Non riesco a tenere più i 20. Dico al mio amico di proseguire che vado troppo piano e preferisco andare da solo, perché stare con lui mi innervosisce. Lui prima rimane, poi si arrende e mi lascia.
Comunque sia, arrivo alla salita e ogni pedalata è una sofferenza. Sono talmente cotto che dopo due chilometri vedo due motociclisti a bordo strada e gli chiedo se mi portano in cima. Risposta: «Lo faremmo ma abbiamo la moto rotta e stiamo aspettando che ci vengano a prendere.»
La mia solita fortuna.
In quel periodo c'era un semaforo per i lavori in corso. Arriva una macchina e gli chiedo di nuovo se mi portano in cima. Sono marito e moglie. La moglie è d'accordo, ma il marito comincia a fare storie «Dove metto la bicicletta? Come ti porto?»
Io rispondo: «Mi attacco al finestrino e mi portate su.»
«Ma sei matto? E se mi vedono i carabinieri?»
In 20 anni non ho mai visto una pattuglia, nemmeno per sbaglio. Ringrazio e proseguo (si fa per dire, più che altro striscio su due ruote). Sono talmente cotto che guardare la velocità sul Garmin mi irrita, così sposto la pagina e vedo dei dati secondari. Lo sguardo, dietro gli occhiali da sole è vitreo e fisso sulla ruota anteriore. Non guardo altro, non penso a niente.
Ad un chilometro dalla vetta, mi affianca il tipo che avevo beccato in macchina e mi chiede se mi voglio attaccare.
Scatta l'orgoglio e rifiuto l'offerta: «Ormai sono arrivato.»
In discesa ero così rigido che, non lo so, ma mi sembrava di fare le curve quadrate.
Arrivo alla macchina e come scendo cammino come se mi avessero infilato una scopa nel... ci siamo capiti. E meno male che quella volta avevo preso la macchina, se no mi toccavano altri 15 chilometri per arrivare a casa.
 

pedalone della bassa

Otztaler inside
9 Ottobre 2013
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modena, ma col cuore, ed originario, di Reggio Emi
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Bici
(advanced pro nox, argon 18 gallium), ora Cervèlo S3
eh.....come voi ne ce sarebbero da raccontare.....

ma se penso alla bici, penso al ferragosto del 1996. mtb Marin (mi sembra di ricordare)
pedalavo per lo più negli argini dei canali, o nelle vie del paesino, ma quel giorno, non so perché, mi venne la voglia di provare un "impresa", ovvero arrivare "addirittura" fino alla località di Casina (RE). da casa mia voleva dire 72 km tra andata e ritorno (All'epoca non lo sapevo, partii e via)
feci tutte strade provinciali piene di macchine (non ne conoscevo altre). (chissà che pensavano nel vedere un giandlone di 1,80 per 90 kg su una mtb, con completo da ciclista, casco e scarpe da basket :== )
arrivo a prendere la salita. conoscendo solo quella battuta dalle macchine non vedo il bivio con la strada "vecchia" e comincio ad affrontare quella con le gallerie. prima dell'ultima galleria, a circa 400 metri dalla vetta, posto di blocco dei carabinieri. mettono fuori la paletta e non capisco, penso sia per una macchina che stà sopraggiungendo. faccio finta di niente ed uno mi dice:" lei lei, in bici, si fermi."
accosto e mi dicono:" ma dove và? non puo' fare le gallerie. deve tornare indietro (facendo 2 gallerie in discesa) e prendere la strada vecchia"
ed io chiedo:" ma quanto dista?"
loro:"eh deve scendere per un 4-5 km e risalire dalla vecchia, che sarà sui 4-5 km"
se mi davano una sberla era meglio. li guardo impietosito e spiego che già partivo da Bagnolo, e non ce l'avrei mai fatta a scendere e risalire, e che dopo la galleria (di un centinaio di metri) sarei arrivato.
mossi da compassione ricordo benissimo che mi dissero:" si ok, ma faccia veloce"
ed io: "ah, ci provo ad andar più veloce che posso, ma sono molto stanco"
arrivato in paese mi sembrava di aver fatto chissà che impresa. coca cola al bar con scontrino, così da aver una prova dell'impresa compiuta :sborone:(non so per quanto tempo tenni quello scontrino come cimelo, poi cestinato quando si cancellò completamente la scritta. tornassi indietro quasi quasi lo incornicerei)

ricordò la felicità nel tornare a casa.
ah, il tutto con wolkman nelle orecchie con la cassetta degli articolo 31
si, cuffie sotto al casco :doh: :mrgreen:
 

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