[Libri] The Secret Race -estratti-

posse

Maglia Iridata
14 Ottobre 2008
12.598
381
tra bologna e la montagna
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Bici
Cervelo R3
Utopistica, non la faranno mai perche' ci sono interessi commerciali di proporzioni gigantesche ma l'idea e' eccellente e mi trova in accordo.

o-o

Cmq se la facessero nn rirterrri improbabile l'ipotesi della doppia linea di produzione con e senza marker per il mercato nero i guadagni son talmente alti che...
 

lore78

Pedivella
13 Settembre 2011
430
96
Pistoia
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Sempre sporca, ahimé
Credo che stiamo sovrapponendo profili diversi. Dal mio punto di vista, la questione non è perché Hamilton ha deciso di pubblicare un libro di tali contenuti. Ma se ci sono elementi per confermare o smentire quello che lui sostiene.

E nessuno di noi li ha.

Che si fa, in questi casi, allora? Si vanno a cercare riscontri. Lasciando perdere Landis, già sappiamo che Hincapie e Jaksche confermano quanto sostenuto da Hamilton. Si comincia a vedere ben delineati e circostanziati i ruoli di medici come Ferrari e Fuentes o di d.s. come Bruynel o Riis. Pare addirittura che Sheryl Crow stessa non abbia smentito i racconti degli ex u.s. postal sull'uso di un aereo privato sul quale venivano portati a Girona i prodotti dopanti.

Basso, Armstrong, Pantani, Riis ed altri hanno raggiunto a cavallo tra gli anni 90 e i primi 2000 i 1800 m/h di VAM. Credere che sia un risultato dato dal solo allenamento è da ingenui e sprovveduti.

In ogni caso, è molto interessante leggere anche il numero di Panorama dedicato al doping, uscito un paio di settimane fa. Nonché anche solo le voci di wiki relative a Conconi e Ferrari, con i nomi degli "atleti" che si servivano delle loro tecniche.

PS: Stefania Belmondo provò in tutti i modi a denunciare le pratiche dopanti delle sue colleghe. Secondo voi perché con la Di Centa, paziente di Conconi, i rapporti erano pessimi? Risultato: il niente assoluto. Ed era la Belmondo. Ed ora qualcuno di voi imputa a Hamilton, all'epoca piccolo ed insignificante gregario, di non aver saputo opporsi ad Armstrong, il ciclista più potente di sempre? Siamo realisti, via...
 

stefano_81

Pignone
12 Gennaio 2012
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special
Credo che stiamo sovrapponendo profili diversi. Dal mio punto di vista, la questione non è perché Hamilton ha deciso di pubblicare un libro di tali contenuti. Ma se ci sono elementi per confermare o smentire quello che lui sostiene.

E nessuno di noi li ha.

Che si fa, in questi casi, allora? Si vanno a cercare riscontri. Lasciando perdere Landis, già sappiamo che Hincapie e Jaksche confermano quanto sostenuto da Hamilton. Si comincia a vedere ben delineati e circostanziati i ruoli di medici come Ferrari e Fuentes o di d.s. come Bruynel o Riis. Pare addirittura che Sheryl Crow stessa non abbia smentito i racconti degli ex u.s. postal sull'uso di un aereo privato sul quale venivano portati a Girona i prodotti dopanti.

Basso, Armstrong, Pantani, Riis ed altri hanno raggiunto a cavallo tra gli anni 90 e i primi 2000 i 1800 m/h di VAM. Credere che sia un risultato dato dal solo allenamento è da ingenui e sprovveduti.

In ogni caso, è molto interessante leggere anche il numero di Panorama dedicato al doping, uscito un paio di settimane fa. Nonché anche solo le voci di wiki relative a Conconi e Ferrari, con i nomi degli "atleti" che si servivano delle loro tecniche.

PS: Stefania Belmondo provò in tutti i modi a denunciare le pratiche dopanti delle sue colleghe. Secondo voi perché con la Di Centa, paziente di Conconi, i rapporti erano pessimi? Risultato: il niente assoluto. Ed era la Belmondo. Ed ora qualcuno di voi imputa a Hamilton, all'epoca piccolo ed insignificante gregario, di non aver saputo opporsi ad Armstrong, il ciclista più potente di sempre? Siamo realisti, via...

Non vi è nessun riscontro da assumere come prova. In questi anni nessun corridore di punta ha pubblicato i dati del passaporto biologico. Nessun corridore di punta ha detto: ok, invece di dormire in albergo con la squadra, mettetemi pure a dormire con un medito dell'anti-doping. Nessun corridore fà di sua spontanea volontà test anti-doping e ne pubblica i risultati.
Premesso ciò, io essendo pulito, non avrei nessuna difficoltà a fare ciò e quant'altro si richiedesse necessario a chiarire o migliorare la fama di sport pro-doping che il ciclismo si è creato in tutti questi anni.
Fossero puliti, anche un minimo, cercherebbero di assumere degli atteggiamenti chiarificatori verso la materia, che invece continua ad essere un tabù.
E questo per me basta e avanza per farmi capire che la minestra è rimasta la stessa dei Pantani e degli Armstrong, Basso, Contador, Di Luca, Riccò, ecc...
 

BEM1974

Apprendista Passista
15 Giugno 2011
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TREK DOMANE SL 6 DISC
A te sembra così strano che un moderatore del sito italiano di riferimento per il ciclismo su strada, sport notoriamente afflitto da problemi di doping, in un periodo come questo, dove escono con costanza notizie relative ad atleti trovati positivi e nei giorni della revoca di sette tour de France a LA, ecco a te sfugge il motivo che spinge il moderatore ad interessarsi di doping?!?

Questo non e' affatto il periodo peggiore del doping! Ne per il ciclismo ne per gli altri sport, anzi, il problema, se tu non l' avessi capito e' che il giocattolo si sta' rompendo sia nel ciclismo che negli altri sport e tutto ciò che gravita intorno a questo mondo ne risentirà di sicuro..... e penso che non sia così scontato come credi tu che il ripensare allo sport in generale non includa anche un diverso approccio al problema doping...... Vedremo?
 

BEM1974

Apprendista Passista
15 Giugno 2011
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TREK DOMANE SL 6 DISC
Partendo dal presupposto che i vari organismi sportivi vogliano davvero debellare il doping (non c'è solo il ciclismo) ed essere finalmente alla pari con chi studia per imbrogliare e tenendo presente che il 90% del materiale dopante viene utilizzato da persone sane e che quindi le industrie farmaceutiche ci fanno un pacco di soldi, sono arrivato alla conclusione, molto semplicistica direte voi, che per debellare il doping bisogna andare alla fonte: da chi vende.
Un nuovo farmaco ha potenzialità dopanti? L'organizzazione della sanità - o chi per essa - deve imporre in quel farmaco un marcatore facilmente rintracciabile all'esame antidoping, altrimenti non può essere messo in commercio. In questo modo si taglierebbe all'origine la catena dopante e non avrebbe più senso nemmeno comprarlo "in nero", perché il marcatore risulterebbe lo stesso.
Tu, industria farmaceutica, non vuoi aderire al protocollo? I tuoi prodotti non li vendi. Sono convinto che i mancati introiti farebbero ragionare gli amministratori delegati e gli azionisti.
Non credo neppure che le industrie si metterebbero a fare due linee di produzione per lo stesso prodotto: una lecita e una da smerciare sottobanco. Troppo costoso come impegno, secondo me. Senza contare che le avvertirei, dicendo loro che se trovassi un solo flacone senza marcatore, scatterebbe una multa salatissima e l'inibizione alla vendita per uno o più anni.
Lo so, troppo utopistica come idea. Non la faranno mai.
Scusa ma secondo me siamo all' inverosimile......senza offesa, ma posto che le case produttrici non c'entrno niente con il doping e quindi perche' dovrebbero accollarsi dei costi per evitare un uso improprio delle loro medicine, ma poi rispetto ai milioni di persone che usano normalmente i farmaci dopanti, gli atleti che lo fanno in modo illecito saranno un milionesimo...non e' che stiamo ingigantendo un tantino le cose?
 

lore78

Pedivella
13 Settembre 2011
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Sempre sporca, ahimé
Giusto per chiudere sull'argomento... Ad Hamilton si contesta di non essere credibile, dunque il giudizio su Armstrong dovrebbe prescindere da quanto egli afferma.

Eppure è una dinamica ben nota al mondo dello sport.
Vi sottopongo questi passi, tratti da treccani.it (sulla cui autorevolezza...):

"Il siepista finlandese Mikko Ala Leppilampi rivelò di essere stato sottoposto a emotrasfusione prima dei Giochi di Monaco 1972. In Finlandia l'emotrasfusione era pratica diffusa fra i fondisti. Le quattro medaglie d'oro olimpiche di Lasse Viren, unite all'assenza di risultati tra Monaco e Montreal, furono presto al centro di illazioni e sospetti. La replica di Viren fu fantasiosa: disse che traeva forza da un regime a base di 'latte di renna'. Ma un altro fondista finlandese, Kaarlo Maaninka, rivelò di essere ricorso alle trasfusioni per le due medaglie di Mosca 1980. I successi di un'intera generazione - Juha Vaatainen, Viren, Pekka Vasala e Maaninka - furono messi in discussione".

Ed ancora:
"La nazione più coinvolta nel doping di Stato fu la Germania Est, che a partire dal 1968 diede inizio a un programma statale di somministrazione di prodotti dopanti, poi proseguito fino alla riunificazione (1989). Il piano era finanziato e controllato dal governo (Erich Honecker), coordinato dalla Federazione tedesca di ginnastica (Manfred Ewald) e dall'Istituto di ricerca sulla cultura e lo sport di Lipsia, e si basava sugli ormoni anabolizzanti, chiamati unterstuetzende Mitteln, "mezzi di sostegno". Per evitare verdetti di positività, prima delle grandi manifestazioni internazionali, Olimpiadi e Mondiali, venivano effettuati controlli pre-gara, che si svolgevano nel laboratorio di Kreischa, accreditato dal CIO. Così, nel periodo 1968-89 arrivarono 192 vittorie olimpiche e 519 medaglie: 30 nel 1968, 80 nel 1972, 109 nel 1976, 149 nel 1980, 24 nel 1984, 127 nel 1988. In 22 anni di doping ai Giochi Olimpici la Germania Est non registrò nemmeno un caso di positività. Al di fuori delle Olimpiadi solo due atleti, la lanciatrice di peso Ilona Slupianek (1977) e l'inseguitore Norbert Duerpisch (1978), risultarono positivi.
Il 'modello Germania Est' destava ammirazione nel mondo: una piccola nazione, così formidabile, così avanti nella scienza sportiva! In realtà era all'avanguardia solo l'organizzazione del doping senza alcuno scrupolo. Il programma coinvolgeva centinaia di dirigenti, medici, allenatori e molte migliaia di atleti. Per anni l'omertà fu totale, eppure c'erano segnali allarmanti: a Monaco 1972 parteciparono nuotatrici con la barba e la voce da basso.
La legge del silenzio fu rotta il 26 febbraio 1977 da Brigitte Berendonk, ex-discobola, docente dell'università di Heidelberg, con un'intervista al quotidiano Süddeutsche Zeitung. La Berendonk, spalleggiata dal marito, il biologo molecolare Werner Franke, denunciò il doping di Stato. Parecchi anni dopo un allenatore, Michael Regner, e tre atleti fuggiti all'Ovest - le nuotatrici Renate Vogel, primatista mondiale di rana, e Kristiane Knacke, prima donna a scendere sotto il minuto sui 100 m delfino, e l'olimpionico del salto con gli sci Georg Aschenbach - confermarono la gravità del fenomeno. Aschenbach, che era medico, dopo la sua fuga all'Ovest nel 1988, descrisse puntualmente prodotti e posologie: si autoaccusò dichiarando di aver assunto nandrolone, e fece i nomi di molti campioni.
Dopo la caduta del Muro (1989) le menzogne furono del tutto smascherate. La campionessa Heike Drechsler, in un ultimo tentativo di coprire lo scandalo, accusò di mendacia Brigitte Berendonk, che aveva descritto il suo doping indicando le dosi giornaliere, ma fu condannata per spergiuro dal tribunale di Heidelberg".

Come dire: seppur con inevitabili distinguo, la storia si ripete? Il doping - di Stato o di gruppo - è sempre esistito. Poi la storia, appunto, ha rimesso quasi sempre le cose al loro posto. Spesso attraverso confessioni che non per il sol fatto di esser "postume" devono essere considerate inattendibili. Anzi.

Infine, condivido con voi questi ulteriori - agghiaccianti - fatti:
"Durante gli stessi Giochi di Los Angeles Francesco Conconi, medico e personaggio di spicco nel mondo dello sport, usò un metodo più 'sicuro', l'autoemotrasfusione, inventata dallo svedese Bjorn Ekblom nel 1971. Reiniettava a fondisti, pentathleti, ciclisti e nuotatori il sangue che aveva loro prelevato quattro settimane prima. Mentre Alberto Cova, Daniele Masala e il quartetto della cronosquadre vinsero l'oro olimpico, il flop dei nuotatori costò il posto al commissario tecnico Bubi Dennerlein.
Conconi aveva cominciato a sperimentare l'emotrasfusione sugli atleti nel 1979 all'Università di Ferrara. Ma non trascurò steroidi anabolizzanti, testosterone e, poi, eritropoietina, avendo subito successo. I suoi pupilli - Cova, Maurilio De Zolt, Francesco Moser, Maurizio Damilano, Masala, Andrei - furono protagonisti di grandi vittorie. La pratica dell'emotrasfusione divenne, alla vigilia delle Olimpiadi di Los Angeles, una condizione imprescindibile per poter essere competitivi. Conconi diventò il riferimento dello sport di élite, preso come referente anche dalle strutture istituzionali, CONI e Federazioni di atletica, sci, ciclismo, pentathlon moderno, nuoto, canoa. Ricevette oltre tre miliardi di lire di finanziamenti e gli furono affidati molteplici incarichi, talvolta in contrasto l'uno con l'altro: fu dirigente, medico e controllore, presidente del CONI di Ferrara dal 1979, membro delle Commissioni medica del CIO, del CONI e dell'UCI (Unione ciclistica internazionale), rettore dell'Università di Ferrara.
Prometteva 1,2″ di vantaggio ogni 100 m ai nuotatori, in atletica valutò in 3-5″ sui 1500 m, 15-20″ sui 5000 m, 30-40″ sui 10.000 m il miglioramento legato all'emotrasfusione. Alterò, in seno alle squadre nazionali, i valori. Il caso di Stefano Mei, eliminato dai 5000 m per i Giochi di Los Angeles da tre fondisti siciliani emotrasfusi, è in tal senso illuminante. Il 29 ottobre 1998, però, i NAS sequestrarono alcuni file nel suo Centro di studi biomedici applicati allo sport dell'Università di Ferrara, che mostravano variazioni di ematocrito preoccupanti. Tre ciclisti - Guido Bontempi, Claudio Chiappucci e Piotr Ugrumov - avevano un valore superiore al 60%. I fondisti che avevano vinto 8 delle 9 medaglie di Lillehammer risultarono anomali: 55,5% Manuela Di Centa, 56,5% Silvio Fauner, 54,2% De Zolt, 53,7% Giorgio Vanzetta, 57%,5 Marco Albarello. Tra i ciclisti presentavano valori a rischio Marco Pantani 58,0%, Ivan Gotti 57,0%, Bjarne Riis 56,3%, Maurizio Fondriest 54,6 %, Stephen Roche 54,2%, Eugeni Berzin 53,9%, Gianni Bugno 52%. Paradossalmente, mentre nel suo centro si somministrava l'eritropoietina, Conconi aveva ricevuto dal CIO l'incarico di mettere a punto il test per l'individuazione di tale sostanza. La sentenza del processo che ne seguì, depositata il 16 febbraio 2004, assolse per prescrizione del reato Conconi e i suoi collaboratori Giovanni Grazzi e Ilario Casoni, ma denunciò che avevano "per alcuni anni e con assoluta continuità fiancheggiato gli atleti elencati nella loro assunzione di eritropoietina, sostenendoli e di fatto incoraggiandoli nell'assunzione stessa con la loro tranquillizzante e garante rete di controlli dello stato di salute, di esami, di analisi, di test tesi a valutare e ottimizzare gli esiti dell'assunzione in vista dei risultati sportivi": un doping scientifico. Il magistrato provò che Casoni alterava i valori dell'ematocrito nelle cartelle dei fondisti, che passava al medico federale Claudio Locatelli, "per nascondere i valori più alti, sintomatici di un trattamento con EPO" e che Grazzi nel 1993 somministrava direttamente EPO a Chiappucci, Roche, Guido Bontempi, Rolf Sorensen e Mario Chiesa. Ferrara era dunque una centrale del doping".

Credo che ci sia da riscrivere la storia dello sport italiano degli ultimi 40 anni
 
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mika

Pink makes you faster
9 Novembre 2007
20.549
1.302
San Giorgio di Nogaro (UDINE)
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Bici
BIXXIS "PRIMA XL"
Cosa succede se un ciclista si mette da parte diciamo 3 lt di sangue proprio prelevato sostanzialmente a riposo, nei periodi prima di una grande gara a tappe, quindi con ematocrito normale, e poi giorno dopo giorno, durante la gara, si preleva una quantità con ematocrito più basso e ne rimette in ciclo la stessa, ma prelavata da quella accantonata in precedenza? Se fosse una pratica possibile, sarebbe doping?
 

sindaco

Apprendista Scalatore
26 Aprile 2008
2.033
62
Manfredonia
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Cosa succede se un ciclista si mette da parte diciamo 3 lt di sangue proprio prelevato sostanzialmente a riposo, nei periodi prima di una grande gara a tappe, quindi con ematocrito normale, e poi giorno dopo giorno, durante la gara, si preleva una quantità con ematocrito più basso e ne rimette in ciclo la stessa, ma prelavata da quella accantonata in precedenza? Se fosse una pratica possibile, sarebbe doping?

Si tratta di autoemotrasfusione assolutamente vietata.
3 lt. sono tanti al massimo 1
 

posse

Maglia Iridata
14 Ottobre 2008
12.598
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tra bologna e la montagna
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Bici
Cervelo R3
E' quello che fanno con l'autoemotrasfusione..

Io conosco personalmente un maratoneta nel giro della nazionale anni 90 mi ha raccontato le stessissime cose.. Lui aveva il 3 tempo italiano fino a quando al momento delle selezioni per mondiali e olimpiadi arrivavano i 'ferraresi' (che fino a quel momento aveva dietro) e iniziavano a dargli minuti com'e se piovesse. Lii x provare a star li con loro ci ha rimesso tendini e carriera
 

Roberto Massa

t.me/massarob
11 Marzo 2008
7.256
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Bici
n+1
1° capitolo interessante alcune sintetiche chiavi di lettura esposte:
perchè parlare SOLO ora, come indicato da alcuni è troppo semplice, dopo tanti anni?
Secondo l'autore ed Hamilton per 2 principali motivi: non essere estromessi dal SISTEMA (che in ogni caso avrebbe prima estromesso e poi indicato come non attendibile il singolo atleta) e non far collassare una società/team che in ogni caso dà lavoro a 50 persone. Hamilton afferma che da solo sarebbe stato impossibile "venire allo scoperto" e che solo in cooperazione/supporto con altre testimonianze si poteva escludere l' "effetto Landis", cioé appunto il singolo atleta che viene estromesso e additato come non attendibile/falso.
L'antidoping con ricerca di specifiche sostanze NON funziona e non funzionerà per svariati motivi: i prodotti utilizzati sono sempre più evoluti (si parla anche di prodotti sperimentali) e l'antidoping necessita anni di ricerca; c'è una discrepanza economica tra doping ed antidoping; Hamilton afferma che gli enti controllori NON hanno interesse a controllare (o hanno avuto interesse ad insabbiare) casi di atleti di vertice pizzicati.
 
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lucianogiuseppe

Apprendista Cronoman
16 Maggio 2011
3.463
300
pavia
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Pinarello Dogma, Trek Domane
...in ogni caso, chi cerca di portare alla luce l'illecito nello Sport, viene inesorabilmente messo all'angolo e denigrato, vedi a suo tempo Sandro Donati o Filippo Simeoni. Per restare in Italia e cambiando ambiente, ieri Prandelli ha citato la vergognosa situazione di Simone Farina, estromesso dall'ambiente (nessuna squadra gli ha rinnovato il contratto) per aver portato alla luce le combine nel Mondo del Calcio.
 

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
3.533
1.448
Croazia
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Specialized, Triban
Giusto per chiudere sull'argomento... Ad Hamilton si contesta di non essere credibile, dunque il giudizio su Armstrong dovrebbe prescindere da quanto egli afferma.

Eppure è una dinamica ben nota al mondo dello sport.
Vi sottopongo questi passi, tratti da treccani.it (sulla cui autorevolezza...):

"Il siepista finlandese Mikko Ala Leppilampi rivelò di essere stato sottoposto a emotrasfusione prima dei Giochi di Monaco 1972. In Finlandia l'emotrasfusione era pratica diffusa fra i fondisti. Le quattro medaglie d'oro olimpiche di Lasse Viren, unite all'assenza di risultati tra Monaco e Montreal, furono presto al centro di illazioni e sospetti. La replica di Viren fu fantasiosa: disse che traeva forza da un regime a base di 'latte di renna'. Ma un altro fondista finlandese, Kaarlo Maaninka, rivelò di essere ricorso alle trasfusioni per le due medaglie di Mosca 1980. I successi di un'intera generazione - Juha Vaatainen, Viren, Pekka Vasala e Maaninka - furono messi in discussione".

Ed ancora:
"La nazione più coinvolta nel doping di Stato fu la Germania Est, che a partire dal 1968 diede inizio a un programma statale di somministrazione di prodotti dopanti, poi proseguito fino alla riunificazione (1989). Il piano era finanziato e controllato dal governo (Erich Honecker), coordinato dalla Federazione tedesca di ginnastica (Manfred Ewald) e dall'Istituto di ricerca sulla cultura e lo sport di Lipsia, e si basava sugli ormoni anabolizzanti, chiamati unterstuetzende Mitteln, "mezzi di sostegno". Per evitare verdetti di positività, prima delle grandi manifestazioni internazionali, Olimpiadi e Mondiali, venivano effettuati controlli pre-gara, che si svolgevano nel laboratorio di Kreischa, accreditato dal CIO. Così, nel periodo 1968-89 arrivarono 192 vittorie olimpiche e 519 medaglie: 30 nel 1968, 80 nel 1972, 109 nel 1976, 149 nel 1980, 24 nel 1984, 127 nel 1988. In 22 anni di doping ai Giochi Olimpici la Germania Est non registrò nemmeno un caso di positività. Al di fuori delle Olimpiadi solo due atleti, la lanciatrice di peso Ilona Slupianek (1977) e l'inseguitore Norbert Duerpisch (1978), risultarono positivi.
Il 'modello Germania Est' destava ammirazione nel mondo: una piccola nazione, così formidabile, così avanti nella scienza sportiva! In realtà era all'avanguardia solo l'organizzazione del doping senza alcuno scrupolo. Il programma coinvolgeva centinaia di dirigenti, medici, allenatori e molte migliaia di atleti. Per anni l'omertà fu totale, eppure c'erano segnali allarmanti: a Monaco 1972 parteciparono nuotatrici con la barba e la voce da basso.
La legge del silenzio fu rotta il 26 febbraio 1977 da Brigitte Berendonk, ex-discobola, docente dell'università di Heidelberg, con un'intervista al quotidiano Süddeutsche Zeitung. La Berendonk, spalleggiata dal marito, il biologo molecolare Werner Franke, denunciò il doping di Stato. Parecchi anni dopo un allenatore, Michael Regner, e tre atleti fuggiti all'Ovest - le nuotatrici Renate Vogel, primatista mondiale di rana, e Kristiane Knacke, prima donna a scendere sotto il minuto sui 100 m delfino, e l'olimpionico del salto con gli sci Georg Aschenbach - confermarono la gravità del fenomeno. Aschenbach, che era medico, dopo la sua fuga all'Ovest nel 1988, descrisse puntualmente prodotti e posologie: si autoaccusò dichiarando di aver assunto nandrolone, e fece i nomi di molti campioni.
Dopo la caduta del Muro (1989) le menzogne furono del tutto smascherate. La campionessa Heike Drechsler, in un ultimo tentativo di coprire lo scandalo, accusò di mendacia Brigitte Berendonk, che aveva descritto il suo doping indicando le dosi giornaliere, ma fu condannata per spergiuro dal tribunale di Heidelberg".

Come dire: seppur con inevitabili distinguo, la storia si ripete? Il doping - di Stato o di gruppo - è sempre esistito. Poi la storia, appunto, ha rimesso quasi sempre le cose al loro posto. Spesso attraverso confessioni che non per il sol fatto di esser "postume" devono essere considerate inattendibili. Anzi.

Infine, condivido con voi questi ulteriori - agghiaccianti - fatti:
"Durante gli stessi Giochi di Los Angeles Francesco Conconi, medico e personaggio di spicco nel mondo dello sport, usò un metodo più 'sicuro', l'autoemotrasfusione, inventata dallo svedese Bjorn Ekblom nel 1971. Reiniettava a fondisti, pentathleti, ciclisti e nuotatori il sangue che aveva loro prelevato quattro settimane prima. Mentre Alberto Cova, Daniele Masala e il quartetto della cronosquadre vinsero l'oro olimpico, il flop dei nuotatori costò il posto al commissario tecnico Bubi Dennerlein.
Conconi aveva cominciato a sperimentare l'emotrasfusione sugli atleti nel 1979 all'Università di Ferrara. Ma non trascurò steroidi anabolizzanti, testosterone e, poi, eritropoietina, avendo subito successo. I suoi pupilli - Cova, Maurilio De Zolt, Francesco Moser, Maurizio Damilano, Masala, Andrei - furono protagonisti di grandi vittorie. La pratica dell'emotrasfusione divenne, alla vigilia delle Olimpiadi di Los Angeles, una condizione imprescindibile per poter essere competitivi. Conconi diventò il riferimento dello sport di élite, preso come referente anche dalle strutture istituzionali, CONI e Federazioni di atletica, sci, ciclismo, pentathlon moderno, nuoto, canoa. Ricevette oltre tre miliardi di lire di finanziamenti e gli furono affidati molteplici incarichi, talvolta in contrasto l'uno con l'altro: fu dirigente, medico e controllore, presidente del CONI di Ferrara dal 1979, membro delle Commissioni medica del CIO, del CONI e dell'UCI (Unione ciclistica internazionale), rettore dell'Università di Ferrara.
Prometteva 1,2″ di vantaggio ogni 100 m ai nuotatori, in atletica valutò in 3-5″ sui 1500 m, 15-20″ sui 5000 m, 30-40″ sui 10.000 m il miglioramento legato all'emotrasfusione. Alterò, in seno alle squadre nazionali, i valori. Il caso di Stefano Mei, eliminato dai 5000 m per i Giochi di Los Angeles da tre fondisti siciliani emotrasfusi, è in tal senso illuminante. Il 29 ottobre 1998, però, i NAS sequestrarono alcuni file nel suo Centro di studi biomedici applicati allo sport dell'Università di Ferrara, che mostravano variazioni di ematocrito preoccupanti. Tre ciclisti - Guido Bontempi, Claudio Chiappucci e Piotr Ugrumov - avevano un valore superiore al 60%. I fondisti che avevano vinto 8 delle 9 medaglie di Lillehammer risultarono anomali: 55,5% Manuela Di Centa, 56,5% Silvio Fauner, 54,2% De Zolt, 53,7% Giorgio Vanzetta, 57%,5 Marco Albarello. Tra i ciclisti presentavano valori a rischio Marco Pantani 58,0%, Ivan Gotti 57,0%, Bjarne Riis 56,3%, Maurizio Fondriest 54,6 %, Stephen Roche 54,2%, Eugeni Berzin 53,9%, Gianni Bugno 52%. Paradossalmente, mentre nel suo centro si somministrava l'eritropoietina, Conconi aveva ricevuto dal CIO l'incarico di mettere a punto il test per l'individuazione di tale sostanza. La sentenza del processo che ne seguì, depositata il 16 febbraio 2004, assolse per prescrizione del reato Conconi e i suoi collaboratori Giovanni Grazzi e Ilario Casoni, ma denunciò che avevano "per alcuni anni e con assoluta continuità fiancheggiato gli atleti elencati nella loro assunzione di eritropoietina, sostenendoli e di fatto incoraggiandoli nell'assunzione stessa con la loro tranquillizzante e garante rete di controlli dello stato di salute, di esami, di analisi, di test tesi a valutare e ottimizzare gli esiti dell'assunzione in vista dei risultati sportivi": un doping scientifico. Il magistrato provò che Casoni alterava i valori dell'ematocrito nelle cartelle dei fondisti, che passava al medico federale Claudio Locatelli, "per nascondere i valori più alti, sintomatici di un trattamento con EPO" e che Grazzi nel 1993 somministrava direttamente EPO a Chiappucci, Roche, Guido Bontempi, Rolf Sorensen e Mario Chiesa. Ferrara era dunque una centrale del doping".

Credo che ci sia da riscrivere la storia dello sport italiano degli ultimi 40 anni

:azz:azz:azz
 

Entitaterrestre

Novellino
2 Settembre 2012
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Kona
Hamilton pubblica il libro per soldi? A me importa poco! Da che parte sto io, questo mi interessa e mi interessa da che parte stanno gli altri. So bene che: ?non tutto il male (forse l?avidità di Hamilton?) viene per nuocere? e aggiungo per completezza anche che: ?non tutto il bene (sgravarsi la coscienza?) viene per giovare?. Penso che a chi preme che il doping venga arginato, potrebbe valutare la questione dei motivi di Hamilton in maniera più ?politica?: serve alla causa della lotta contro la cultura della competizione dopata o no? Se si, mi turo il naso, e ben venga il libro di Hamilton anche se, come giustamente qualcuno ha fatto notare, i 1000 giorni forse andavano anticipati al periodo prima dell?entrata nel professionismo. Altrimenti ho qualche sospetto che chi da contro ad Hamilton ha motivi ?politici?, perlomeno di tolleranza del fenomeno doping.
 

CAPONORD

Novellino
29 Luglio 2010
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nera
Faccio una considerazione stupida: almeno un effetto positivo il doping degli anni '90 e 2000 l'ha avuto: quanti di noi (me compreso) pratichiamo ciclismo proprio grazie all'esaltazione delle imprese viste alla tele in quegli anni?? Magari Pantani & Co si saranno distrutti la salute con le varie sostanze, ma io grazie a loro l'ho guadagnata!!!!
 

sante pollastri

via col vento
25 Agosto 2011
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Cosa succede se un ciclista si mette da parte diciamo 3 lt di sangue proprio prelevato sostanzialmente a riposo, nei periodi prima di una grande gara a tappe, quindi con ematocrito normale, e poi giorno dopo giorno, durante la gara, si preleva una quantità con ematocrito più basso e ne rimette in ciclo la stessa, ma prelavata da quella accantonata in precedenza? Se fosse una pratica possibile, sarebbe doping?

cosa succede se un giovane sportivo si mette il laccio emostatico,individua una vena e la buca per andare piu' forte?
questo ci si deve chiedere,non cosa s'inietta.
 

sante pollastri

via col vento
25 Agosto 2011
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Giusto per chiudere sull'argomento... Ad Hamilton si contesta di non essere credibile, dunque il giudizio su Armstrong dovrebbe prescindere da quanto egli afferma.

Eppure è una dinamica ben nota al mondo dello sport.
Vi sottopongo questi passi, tratti da treccani.it (sulla cui autorevolezza...):

"Il siepista finlandese Mikko Ala Leppilampi rivelò di essere stato sottoposto a emotrasfusione prima dei Giochi di Monaco 1972. In Finlandia l'emotrasfusione era pratica diffusa fra i fondisti. Le quattro medaglie d'oro olimpiche di Lasse Viren, unite all'assenza di risultati tra Monaco e Montreal, furono presto al centro di illazioni e sospetti. La replica di Viren fu fantasiosa: disse che traeva forza da un regime a base di 'latte di renna'. Ma un altro fondista finlandese, Kaarlo Maaninka, rivelò di essere ricorso alle trasfusioni per le due medaglie di Mosca 1980. I successi di un'intera generazione - Juha Vaatainen, Viren, Pekka Vasala e Maaninka - furono messi in discussione".

Ed ancora:
"La nazione più coinvolta nel doping di Stato fu la Germania Est, che a partire dal 1968 diede inizio a un programma statale di somministrazione di prodotti dopanti, poi proseguito fino alla riunificazione (1989). Il piano era finanziato e controllato dal governo (Erich Honecker), coordinato dalla Federazione tedesca di ginnastica (Manfred Ewald) e dall'Istituto di ricerca sulla cultura e lo sport di Lipsia, e si basava sugli ormoni anabolizzanti, chiamati unterstuetzende Mitteln, "mezzi di sostegno". Per evitare verdetti di positività, prima delle grandi manifestazioni internazionali, Olimpiadi e Mondiali, venivano effettuati controlli pre-gara, che si svolgevano nel laboratorio di Kreischa, accreditato dal CIO. Così, nel periodo 1968-89 arrivarono 192 vittorie olimpiche e 519 medaglie: 30 nel 1968, 80 nel 1972, 109 nel 1976, 149 nel 1980, 24 nel 1984, 127 nel 1988. In 22 anni di doping ai Giochi Olimpici la Germania Est non registrò nemmeno un caso di positività. Al di fuori delle Olimpiadi solo due atleti, la lanciatrice di peso Ilona Slupianek (1977) e l'inseguitore Norbert Duerpisch (1978), risultarono positivi.
Il 'modello Germania Est' destava ammirazione nel mondo: una piccola nazione, così formidabile, così avanti nella scienza sportiva! In realtà era all'avanguardia solo l'organizzazione del doping senza alcuno scrupolo. Il programma coinvolgeva centinaia di dirigenti, medici, allenatori e molte migliaia di atleti. Per anni l'omertà fu totale, eppure c'erano segnali allarmanti: a Monaco 1972 parteciparono nuotatrici con la barba e la voce da basso.
La legge del silenzio fu rotta il 26 febbraio 1977 da Brigitte Berendonk, ex-discobola, docente dell'università di Heidelberg, con un'intervista al quotidiano Süddeutsche Zeitung. La Berendonk, spalleggiata dal marito, il biologo molecolare Werner Franke, denunciò il doping di Stato. Parecchi anni dopo un allenatore, Michael Regner, e tre atleti fuggiti all'Ovest - le nuotatrici Renate Vogel, primatista mondiale di rana, e Kristiane Knacke, prima donna a scendere sotto il minuto sui 100 m delfino, e l'olimpionico del salto con gli sci Georg Aschenbach - confermarono la gravità del fenomeno. Aschenbach, che era medico, dopo la sua fuga all'Ovest nel 1988, descrisse puntualmente prodotti e posologie: si autoaccusò dichiarando di aver assunto nandrolone, e fece i nomi di molti campioni.
Dopo la caduta del Muro (1989) le menzogne furono del tutto smascherate. La campionessa Heike Drechsler, in un ultimo tentativo di coprire lo scandalo, accusò di mendacia Brigitte Berendonk, che aveva descritto il suo doping indicando le dosi giornaliere, ma fu condannata per spergiuro dal tribunale di Heidelberg".

Come dire: seppur con inevitabili distinguo, la storia si ripete? Il doping - di Stato o di gruppo - è sempre esistito. Poi la storia, appunto, ha rimesso quasi sempre le cose al loro posto. Spesso attraverso confessioni che non per il sol fatto di esser "postume" devono essere considerate inattendibili. Anzi.

Infine, condivido con voi questi ulteriori - agghiaccianti - fatti:
"Durante gli stessi Giochi di Los Angeles Francesco Conconi, medico e personaggio di spicco nel mondo dello sport, usò un metodo più 'sicuro', l'autoemotrasfusione, inventata dallo svedese Bjorn Ekblom nel 1971. Reiniettava a fondisti, pentathleti, ciclisti e nuotatori il sangue che aveva loro prelevato quattro settimane prima. Mentre Alberto Cova, Daniele Masala e il quartetto della cronosquadre vinsero l'oro olimpico, il flop dei nuotatori costò il posto al commissario tecnico Bubi Dennerlein.
Conconi aveva cominciato a sperimentare l'emotrasfusione sugli atleti nel 1979 all'Università di Ferrara. Ma non trascurò steroidi anabolizzanti, testosterone e, poi, eritropoietina, avendo subito successo. I suoi pupilli - Cova, Maurilio De Zolt, Francesco Moser, Maurizio Damilano, Masala, Andrei - furono protagonisti di grandi vittorie. La pratica dell'emotrasfusione divenne, alla vigilia delle Olimpiadi di Los Angeles, una condizione imprescindibile per poter essere competitivi. Conconi diventò il riferimento dello sport di élite, preso come referente anche dalle strutture istituzionali, CONI e Federazioni di atletica, sci, ciclismo, pentathlon moderno, nuoto, canoa. Ricevette oltre tre miliardi di lire di finanziamenti e gli furono affidati molteplici incarichi, talvolta in contrasto l'uno con l'altro: fu dirigente, medico e controllore, presidente del CONI di Ferrara dal 1979, membro delle Commissioni medica del CIO, del CONI e dell'UCI (Unione ciclistica internazionale), rettore dell'Università di Ferrara.
Prometteva 1,2″ di vantaggio ogni 100 m ai nuotatori, in atletica valutò in 3-5″ sui 1500 m, 15-20″ sui 5000 m, 30-40″ sui 10.000 m il miglioramento legato all'emotrasfusione. Alterò, in seno alle squadre nazionali, i valori. Il caso di Stefano Mei, eliminato dai 5000 m per i Giochi di Los Angeles da tre fondisti siciliani emotrasfusi, è in tal senso illuminante. Il 29 ottobre 1998, però, i NAS sequestrarono alcuni file nel suo Centro di studi biomedici applicati allo sport dell'Università di Ferrara, che mostravano variazioni di ematocrito preoccupanti. Tre ciclisti - Guido Bontempi, Claudio Chiappucci e Piotr Ugrumov - avevano un valore superiore al 60%. I fondisti che avevano vinto 8 delle 9 medaglie di Lillehammer risultarono anomali: 55,5% Manuela Di Centa, 56,5% Silvio Fauner, 54,2% De Zolt, 53,7% Giorgio Vanzetta, 57%,5 Marco Albarello. Tra i ciclisti presentavano valori a rischio Marco Pantani 58,0%, Ivan Gotti 57,0%, Bjarne Riis 56,3%, Maurizio Fondriest 54,6 %, Stephen Roche 54,2%, Eugeni Berzin 53,9%, Gianni Bugno 52%. Paradossalmente, mentre nel suo centro si somministrava l'eritropoietina, Conconi aveva ricevuto dal CIO l'incarico di mettere a punto il test per l'individuazione di tale sostanza. La sentenza del processo che ne seguì, depositata il 16 febbraio 2004, assolse per prescrizione del reato Conconi e i suoi collaboratori Giovanni Grazzi e Ilario Casoni, ma denunciò che avevano "per alcuni anni e con assoluta continuità fiancheggiato gli atleti elencati nella loro assunzione di eritropoietina, sostenendoli e di fatto incoraggiandoli nell'assunzione stessa con la loro tranquillizzante e garante rete di controlli dello stato di salute, di esami, di analisi, di test tesi a valutare e ottimizzare gli esiti dell'assunzione in vista dei risultati sportivi": un doping scientifico. Il magistrato provò che Casoni alterava i valori dell'ematocrito nelle cartelle dei fondisti, che passava al medico federale Claudio Locatelli, "per nascondere i valori più alti, sintomatici di un trattamento con EPO" e che Grazzi nel 1993 somministrava direttamente EPO a Chiappucci, Roche, Guido Bontempi, Rolf Sorensen e Mario Chiesa. Ferrara era dunque una centrale del doping".

Credo che ci sia da riscrivere la storia dello sport italiano degli ultimi 40 anni

grazie.
o-o