permettimi di dissentire si trattava solo di definire bene il target di quella produzione: nel mondo di oggi si può vendere bene qualsiasi cosa (specie se fatta bene e funzionale) basta sapere con ragionevole certezza a priori a chi.
Piano piano, non è un mio pensiero, è solo la conclusione inevitabile della storia. Ho riportato solo quanto si evince dalla posizione di Klein nell'intervista: lui stesso aveva definito la Klein di Chealis come una via di mezzo tra un produttore di nicchia ed un produttore su larga scala, e sosteneva che c'erano le idee e le possibilità per continuare a creare qualcosa di nuovo col marchio Klein anche in
Trek, orientandosi però su una distribuzione più mirata.
Poi il fatto che per lui fosse importante il telaio e la tecnologia che c'era dietro, mentre il punto di vista di Trek era spingere il carbonio in larga scala e guadagnare sui componenti, la dice lunga sulle scelte di Trek. Tali scelte non potevano che affossare un sottomarchio come Klein, perché tale era diventato. E guarda caso tutti i sottomarchi acquistati da Trek hanno fatto la stessa fine.
Quindi il target di produzione, come l'hai ben definito tu, era abbastanza palese per Trek, e non prevedeva la vendita di telai o bici complete Klein, o di altri marchi di nicchia. Non c'è molto da aggiungere, Trek ha una politica di vendita fortemente globalizzata, è un colosso della produzione mondiale. E ha fatto una scelta da colosso: vendere e fare grandi numeri, e non continuare con i marchi di nicchia.
E non saremo certo tu ed io e pochi altri, nostalgici italiani amanti di bici in alluminio, a fargli cambiare idea
Se volessimo dirla tutta un po' di colpa ce l'ha anche il buon Gary, che essendo uomo di scienza prima si è fatto cullare dall'idea che con Trek avrebbe portato avanti certe scelte tecnologiche supportate da un produttore che in USA era il n.1, e poi quando si è accorto di essere stato messo in disparte (perché così è successo), non ha fatto nulla per uscirne. Non aveva "fame" egli stesso di mettersi in discussione, di continuare a far vivere un progetto, di rinnovarsi: aveva il suo bel contratto con Trek, percepiva gli utili dalle vendite, stabilità economica, la famiglia cresceva, poteva dedicarsi agli hobbies che preferiva...se leggete bene la sua posizione, il suo punto di vista che traspare tra le righe dell'intervista, si comprende come si sia lasciato trasportare dagli eventi.
Per fare quello che dici tu, Ezio, oltre ad un certo budget iniziale che forse il buon Gary poteva anche avere, viste le richieste che gli arrivavano da un certo tipo di mercato, ci voleva un altro uomo e non quel Gary Klein che ormai non ci credeva più. Ma forse era giusto così, lui è scienziato, per riportare in auge il marchio avrebbe dovuto essere affiancato da qualcuno che avesse idee, e che fosse altamente motivato a creare qualcosa di diverso.