Per Petacchi la Procura prende tempo, Vuelta a rischio
Due ore e mezza di colloquio, 39 pagine di verbale, niente deferimento
immediato, ma Vuelta a rischio. E’ finito così allo stadio Olimpico
l’interrogatorio di Alessandro Petacchi, chiamato a spiegare l’avviso
di garanzia ricevuto nell’ambito dell’inchiesta penale antidoping di
Padova condotta dalpm Benedetto Roberti e l’ipotesi di reato legata
all’utilizzo di pfc e albumina umana, un’accusa pesantissima nella
famiglia del doping sul sangue. Fra 2-3 giorni A differenza del passo
parola di Firenze, quando davanti al pm — su consiglio del suo legale
per ragioni di strategia difensiva — Petacchi si era avvalso della
facoltà di non rispondere, stavolta la maglia verde del Tour ha
risposto colpo su colpo. Di fronte alla sua deposizione, la Procura
antidoping del Coni ha preso tempo: 48-72 ore. Nelle prossime ore il
capo dell’ufficio Ettore Torri, ieri l’interrogatorio è stato condotto
dal suo vice Tammaro Maiello, prenderà visione della situazione. E’
prevedibile che le parole di Petacchi siano «incrociate» con altri
riscontri provenienti da Padova. Dopodiché: o deferimento o
archiviazione. Vuelta o no? C’è di mezzo pure la partecipazione alla
Vuelta. Che scatta da Siviglia praticamente nelle stesse ore in cui
presumibilmente la procura antidoping dirà sì o no al processo
sportivo. Correre, meglio partire così, è dura. S’è capito quando
Petacchi — accompagnato dai suoi legali Virginio Angelini e Norma
Gimondi (la figlia di Felice) e dalla moglie Anna Chiara — ha risposto
sulla questione. «Ci sarai?». «Non dipende da me». Bernucci confessa
L’audizione di Petacchi aveva avuto una corposa anteprima. Il suo
compagno di squadra Bernucci si era assunto tutta la responsabilità.
Nelle intercettazioni, il corpo dell’accusa, infatti, c’erano da
spiegare alcune conversazioni dal tono ambiguo, di fronte alle quali
Lorenzo Bernucci ha di fatto confessato la sua responsabilità.
Alleggerendo la posizione del suo capitano. Finanzieri e carabinieri
dei Nas avrebbero sequestrato diverse sostanze dopanti a casa Bernucci
alla moglie del corridore, anche lei interrogata, e anche lei a rischio
squalifica (anzi inibizione per otto anni, provvedimento che porta con
sé il divieto a frequentare impianti e manifestazioni sportive). I due
sono praticamente deferiti, anche se la Procura formulerà le sue
conclusioni tutte insieme. «Recidivo» Per Petacchi il caso è diverso.
La Procura antidoping del Coni s’è presa tempo. Per lo spezzino in
qualche modo è un punto favorevole. «Ho chiarito la mia posizione, ho
risposto a tutte le domande», ha detto il velocista della Lampre. Ma la
medaglia potrebbe avere a breve un suo rovescio. Petacchi, nel caso di
condanna, sarebbe da considerare «recidivo» per la positività al
salbutamolo di tre anni fa. Se deferito, si troverebbe davanti il
rischio di una squalifica da 4 a 6 anni. Forse anche per questo la
Procura sta tirando il freno prima di decidere. Mentre il viaggio per
la Vuelta è ancora incerto. E quel «non dipende da me» fa pensare che
Petacchi ne sia perfettamente cosciente.