Questo post esula da emozioni provate mediante l'utilizzo della specialissima ma, in qualche modo, e ad essa collegato.
Avevo solamente 12 anni quel pomeriggio ma questo è un dato comunque di poco conto. In diretta su rai tre le voci di De zan e Cassani fanno da contorno a quello che di li a poco incomincerà a sconvolgere l'immaginario collettivo. Marco Pantani attacca Ian Urlich sul Galibier con un preciso scopo: far saltare il banco ed andare alla ricerca della sua prima maglia gialla. Mancano ancora 50 km al traguardo posto a le des alpes ma il Pirata conscio di essere distaccato di circa tre minuti nella generale (e con una crono finale la quale vede nettamente favorito il tedesco) cerca il colpo ad effetto. Il Panta vola sul Galibier mentre Urlich accusa il colpo e scollina (se non ricordo male) con circa due minuti e mezzo. Sa di dover continuare nell'azione e nella discesa che poi porta all'ascesa finale mette in mostra doti di straordinario discesista a lui sempre poco riconosciute. L'arrivo a le des alpes è un misto di gioia, delirio e perchè no, sofferenza. Un numero da ciclismo eroico permette al pirata di entrare dritto dritto nella storia di questo sport e di ipotecare il suo primo (e se quel benedetto 5 giugno avvesse avuto conseguenze ben diverse sull'animo del romagnolo??????) Tour. Urlich travolto dalla fantasia del pirata accusa un distacco di quasi nove minuti. La tanto temuta crono finale non fa più paura e Marco supera la prova con il tempo alla grande cedendo al tedesco nemmeno tre minuti. Marco ha vinto il Tour.
Avevo dodici anni quel pomeriggio di Luglio, anno 1998. Ma non ero troppo piccolo per concepire di esser stato partecipe di un qualcosa di straordinario. Ora che di anni ne ho il doppio, ora che è passato un infinità di tempo da quel giorno..........................IL RICORDO DI QUELL'EMOZIONE PROVATA IO NON L'Ho MICA PERSO. Come un qualcosa di poetico che serve a rallegrarmi nei momenti un poco tristi. Come un ricordo della mia spensierata gioventù. Dove i miei coetanei impazzivano (e la musica mica è cambiata) solo per il pallone. Dove io, invece, dirottavo la mia attenzione su un ragazzo romagnolo venuto dal mare con il chiaro intento di emozionare le persone.
Scusate per la pallosità lagnosa di questo post. Però porca miseria. Era da dodici anni che volevo gridarlo al mondo
Avevo solamente 12 anni quel pomeriggio ma questo è un dato comunque di poco conto. In diretta su rai tre le voci di De zan e Cassani fanno da contorno a quello che di li a poco incomincerà a sconvolgere l'immaginario collettivo. Marco Pantani attacca Ian Urlich sul Galibier con un preciso scopo: far saltare il banco ed andare alla ricerca della sua prima maglia gialla. Mancano ancora 50 km al traguardo posto a le des alpes ma il Pirata conscio di essere distaccato di circa tre minuti nella generale (e con una crono finale la quale vede nettamente favorito il tedesco) cerca il colpo ad effetto. Il Panta vola sul Galibier mentre Urlich accusa il colpo e scollina (se non ricordo male) con circa due minuti e mezzo. Sa di dover continuare nell'azione e nella discesa che poi porta all'ascesa finale mette in mostra doti di straordinario discesista a lui sempre poco riconosciute. L'arrivo a le des alpes è un misto di gioia, delirio e perchè no, sofferenza. Un numero da ciclismo eroico permette al pirata di entrare dritto dritto nella storia di questo sport e di ipotecare il suo primo (e se quel benedetto 5 giugno avvesse avuto conseguenze ben diverse sull'animo del romagnolo??????) Tour. Urlich travolto dalla fantasia del pirata accusa un distacco di quasi nove minuti. La tanto temuta crono finale non fa più paura e Marco supera la prova con il tempo alla grande cedendo al tedesco nemmeno tre minuti. Marco ha vinto il Tour.
Avevo dodici anni quel pomeriggio di Luglio, anno 1998. Ma non ero troppo piccolo per concepire di esser stato partecipe di un qualcosa di straordinario. Ora che di anni ne ho il doppio, ora che è passato un infinità di tempo da quel giorno..........................IL RICORDO DI QUELL'EMOZIONE PROVATA IO NON L'Ho MICA PERSO. Come un qualcosa di poetico che serve a rallegrarmi nei momenti un poco tristi. Come un ricordo della mia spensierata gioventù. Dove i miei coetanei impazzivano (e la musica mica è cambiata) solo per il pallone. Dove io, invece, dirottavo la mia attenzione su un ragazzo romagnolo venuto dal mare con il chiaro intento di emozionare le persone.
Scusate per la pallosità lagnosa di questo post. Però porca miseria. Era da dodici anni che volevo gridarlo al mondo