Il discorso è abbastanza complesso, da quello che ho potuto leggere rapidamente nel sito postato da N3bbia (e che mi propongo di approfondire), in un individuo sano l’HRV è tanto più alta quanto più alto è il suo stato di benessere fisico, ed è possibile definire quattro condizioni base:
- La HRV è alta quando l’organismo è rilassato
- La HRV è bassa quando l’organismo è stressato
- La HRV è alta quando il cuore batte lentamente
- La HRV è bassa quando il cuore batte velocemente
Il problema dei valori anomali può essere giustificato dal fatto che l’algoritmo potrebbe essere stato elaborato su schemi più adatti ad un atleta professionista che a un amatore, e se ci ragioniamo si capisce il perché: un atleta professionista fa sport per mestiere, se è un atleta serio (sono esclusi dalla statistica i calciatori) fa vita monacale, normalmente non fa altro, finita la sua giornata di allenamento fa il massaggio e si rilassa, si nutre adeguatamente e dorme a lungo, in pratica attua le condizioni ottimali per un sano ed efficace recupero.
Un atleta amatoriale come me si sveglia alle sei,
caffè e fetta biscottata, alle 6:45 si butta in vasca, fa il suo bravo allenamento, doccia e corsa al lavoro dove ci rimane almeno otto ore, la sera esce e si precipita a prendere la figlia dalle amichette, qualche servizietto in giro e poi a casa a preparare la cena, mangia e va a dormire mediamente 15 ore dopo essersi allenato… ma di quelle ore neanche una è stata dedicata al riposo, che viene differito alla notte... dove se tutto va bene si ronfa profondamente per cinque sei ore (il complemento a otto spesso sono giri e rigiri tra le lenzuola), se poi fa bigiornalieri la frittata è assicurata.
Detto ciò, e tenendo in conto le quattro condizioni di prima, è facile intuire che in un pro l’HRV sia molto più determinabile e caratterizzabile rispetto a quella di un amatore, per il quale la variabilità è sensibilmente condizionata da fattori esterni all’allenamento (incazzature incluse), in queste condizioni la stima può diventare aleatoria e l’errore diventare significativo, in sostanza ci sarebbe da capire quanto l’algoritmo, che fa uso di dati statistici, contempla condizioni lontane da quella ideale.
Se poi consideriamo che in un atleta il ritmo cardiaco sotto sforzo è tanto più basso quanto più è allenato, questo può giustificare valori anomali della stima del recupero in un soggetto poco condizionato.