Di Felice fallisce di nuovo la traversata dell'Antartide

tapamaloku

Gregario
11 Ottobre 2018
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Specy Venge
Guarda, ho già "perso" troppo tempo nel rispondere la prima volta ma, tanto, essendo a casa con la febbre ho tempo da perdere.

Ti ho risposto perchè mi infastidisce già leggere il titolo "fallisce DI NUOVO" ma che cosa vuol dire? per me già stai partendo male, poi leggo il testo e continui anche peggio...."parlavo con un neofita... che secondo me non aveva le basi per parlare di ciò"...quindi visto che siamo in un forum di ciclismo tu ritieni di avere le basi per parlarne?? Perdonami, ma non mi sembra affatto.

ps. Se la tue preoccupazione è vedere se hai ricevuto qualche consenso in più mi spiace deluderti, sono più quelli che ti hanno scritto, in maniera educata, che prima di scrivere inesattezze dovevi informarti meglio
posso tranquillamente risponderti se anche tu hai le basi per commentare quello di cui si parla... ma non penso sia una risposta utile ad un dibattito "costruttivo". Quello che dovevo dire l'ho già detto, uno può per carità non essere d'accordo ma non sono inesattezze. Ho risposto punto per punto a tutto quanto, basta che ti rileggi i commenti.
 

bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
15.592
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Genova
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Colnago C60
Credo che il suo pubblico di riferimento sia effettivamente diverso dall'utente medio di questo forum, che sembra più interessato ai piazzamenti nella tappa del Giro o al più a dimostrare che i freni rim sono ancora i migliori. Il suo pubblico penso si interessi all'esotico, alla preparazione per qualcosa di "unico", allo sforzo estremo e a un bel racconto.
Si ma io non è che guardo solo il ciclismo e il tour de France...mi piace vedere e sono molto attratto da tutte le imprese sportive, che siano sul mare o sulle montagne o a mezza collina...a piedi, in bici, sugli sci, sul surf, in barca a vela o appeso a una parete...ma da uno che va in bici in Antartide o sull'Hymalaia mi viene da dire "che razzo ci va a fare?"...non mi crea interesse o curiosita'.
Evidentemente se tutti questi sponsor ci credono avranno un ritorno di immagine e vendite anche da quello che fa lui.
 
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lupin IV

Maglia Gialla
21 Settembre 2008
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posso tranquillamente risponderti se anche tu hai le basi per commentare quello di cui si parla... ma non penso sia una risposta utile ad un dibattito "costruttivo". Quello che dovevo dire l'ho già detto, uno può per carità non essere d'accordo ma non sono inesattezze. Ho risposto punto per punto a tutto quanto, basta che ti rileggi i commenti.
Te l'ho già scritto e te lo ripeto: sei liberissimo di pensarla come vuoi e di fare i ragionamenti che ti pare, ma a mio avviso questa discussione ha un difetto: ha il titolo che dice una cosa mentre poi asserisci di contemplare un discorso più generico, sembra tanto i titoli dei giornali on line che fanno "il titolone" poi nell'articolo la cosa è minuscola se non inesistente.
Ad ogni modo ti è anche stato fatto notare che qualche corsa l'ha vinta, anche l'anno scorso, ma se anche questo per te non significa nulla va bene comunque.
 
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Tabione

Passista
21 Marzo 2011
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Trek Madone 9 project one
Quello che non capisco io, è come faccia a trovare tutti questi sponsor per "imprese" ,che se non attraggono me che conosco il personaggio,sono un appassionato vero di bici,ciclismo e tutto ciò che ci ruota intorno, (ma non ho mai aperto un suo video ad esempio)non riesco a capire come gli sponsor possano avere un ritorno considerevole da tutto questo.
Sicuramente è molto bravo a vendere quello che fa...poi che atleticamente e fisicamente sia un mostro non c'è dubbio,altrimenti non resisterebbe a certe prove.

Non lo capisci semplicemente perchè non hai mai letto un suo libro o hai mai ascoltato un suo racconto di una sua avventura dalla sua viva voce. Se lo facessi, probabilmente, continueresti a non apprezzarlo, oppure, dall'altra parte, ti accorgeresti della bellezza nel voler comprendere anche altri modi di intendere "ciclismo". Per questo mi viene difficile credere alla tua affermazione "sono un appassionato vero di bici,ciclismo e tutto ciò che ci ruota intorno"
 

Alberto Baraldi

Apprendista Velocista
16 Settembre 2014
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Argon 18 Gallium
Quello che non capisco io, è come faccia a trovare tutti questi sponsor per "imprese" ,che se non attraggono me che conosco il personaggio,sono un appassionato vero di bici,ciclismo e tutto ciò che ci ruota intorno, (ma non ho mai aperto un suo video ad esempio)non riesco a capire come gli sponsor possano avere un ritorno considerevole da tutto questo.
Ci possono essere vari motivi ma anche solo restando alle basi, tutti gli sponsor tecnici partendo dalle ruote, passando per gruppo e telaio, fino a vestiti ed elettronica, hanno un bel ritorno di immagine ad essere utilizzati, con profitto, nelle condizioni più estreme senza fare una piega.
Ora che ci penso io Brynje la conobbi grazie a lui, e continuo a comprarla.
 
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filixeo

Apprendista Passista
25 Novembre 2015
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Mi sembra che la discussione aperta da @tapamaloku e alcuni commenti si basino su un fraintendimento diffusissimo, il confondere la propria percezione con la realtà oggettiva e l'esperienza propria con statistiche, numeri misurabili e ripetibili.
Ci leggo anche io accanimento contro l'"impresa" e il ciclista e veramente non me lo spiego. O meglio, non capisco perché sbandierare la propria opinione su un forum: avere una bacheca pubblica disponibile non implica scriverci quello che ci passa per la testa.
Infine, 'sta cosa del "se sei online devi accettare le critiche", mica tanto, ribadisco che se l'internet ci permette di interagire nessuno ci obbliga a farlo (solo perché io, se proprio devo interagire, preferisco farlo con qualcosa che mi interessa o mi suscita dei dubbi, non con qualcuno di cui non rispetto l'attività).
Dopo questa premessa che a sua volta rappresenta solo le mie opinioni e il mio pensiero, visto che ormai l'hanno detta quasi tutti, la propria, aggiungo anche la mia: per me anche quello che fa Omar è ciclismo. Che mi interessa una volta conclusa l'impresa per curiosità personale se ne parla qualcuno, visto che non seguo né lui né tanti altri "content creator". E pensate che non lo seguo più perché trovavo un po' indigesti i commenti altrui su Facebook e Strava e che i suoi post fossero "troppi", fino a sembrarmi ridondanti.
 

bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
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Non lo capisci semplicemente perchè non hai mai letto un suo libro o hai mai ascoltato un suo racconto di una sua avventura dalla sua viva voce. Se lo facessi, probabilmente, continueresti a non apprezzarlo, oppure, dall'altra parte, ti accorgeresti della bellezza nel voler comprendere anche altri modi di intendere "ciclismo". Per questo mi viene difficile credere alla tua affermazione "sono un appassionato vero di bici,ciclismo e tutto ciò che ci ruota intorno"
Sarà così...ma resto dell'idea che per me cerca di fare cose ,che saranno uniche nel loro genere,ma non creano tutto questo interesse.
Mentre per un surfista,anche se consapevole di non riuscire mai a farlo,il sogno è quello di surfare un'onda alta come un grattacielo...quanti atleti di ultracycling hanno tra i loro sogni di fare l'Antartide in bici???
Poi non ho dubbi che sia un grande atleta con un fisico oltre la norma...ma da lì a creare attrazione per quello che fa ultimamente,ce ne passa.... evidentemente ha il suo seguito e ben per lui.
 

Camoscio delle Dolomiti

Apprendista Scalatore
21 Aprile 2004
2.159
141
42
Nettuno (Roma)
www.omardifelice.it
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Cervelo R3 - Shimano Dura Ace 2010
Ciao a tutti! Per me è un piacere rileggere un topic del Forum. Prima dell'avvento dei social questa era una delle mie piazze di discussione preferita :) (poi ahimè ci siamo tutti appiattiti sulle piattaforme social).

Un amico mi ha incuriosito mandandomi la conversazione, e siccome ho ancora qualche ora da spendere in relax con della connettività, vorrei dire la mia, da utente normale.

- Innanzitutto mi fa piacere ci sia una discussione dai toni pacati e civili, merito probabilmente del tipo di piattaforma soggetta a moderazione, dove, grazie al "Diretur", certi insulti non sarebbero consentiti.

- Non entro nel merito delle antipatie e simpatie personali, quelle sono del tutto soggettive sebbene io, personalmente, non mi sognerei mai di giudicare qualcuno in maniera molto netta senza averci almeno parlato qualche volta de visu.

- Non entro neanche nel merito del "piace ciò che fa/non piace ciò che fa" questo è veramente un gusto personale. Quando ho iniziato con l'ultracycling esistevano poche competizioni e non c'era nulla del ciclismo d'avventura come lo abbiamo iniziato ad interpretare negli anni a seguire (si è sempre viaggiato in bici, ma nell'immaginario collettivo, chi faceva cicloturismo era mediamente il ciclista nordico con bici tradizionale, portapacchi e borse e, il più delle volte, neanche il ciclocomputer). All'inizio stavo "antipatico" agli ultracyclist della vecchia guardia, quelli del "basta pedalare, anche piano, ma senza mai fermarsi fino a svenire in sella" perchè ho cercato di capire come si potesse alzare il livello della performance con un approccio più scientifico (ed oggi, guarda caso, tutti gli ultracyclist di livello pedalano molto più forte e fanno pause sonno piu lunghe). E venivo visto come un alieno da chi non capiva che senso avesse prendere una bici e andare a Capo Nord od oltre il circolo polare artico in bici vestiti da ciclisti (correvano gli anni dopo il 2010). Beh, ora se non hai una barba ghiacciata e una foto sulla neve "non sei nessuno".

Apprezzo però che se ne parli, che ci sia un dibattito in corso e che si sia arrivati a concepire la bici in mille modi diversi da quello esclusivo della gara e della performance. Perchè? Perchè permette di essere maggiormente inclusivi. Perchè si da una dignità anche a chi prima non ce l'aveva. Quante volte il ciclista agonistico ha guardato "male" quello con le scarpe da ginnastica e i peli sulle gambe? Soprattutto perchè spesso, quest'ultimo, era in grado di tenergli testa in salita!

Ora se non hai la barba non sei nessuno e i peli se li fa crescere anche Sagan..

Io ho cercato in questi anni di crearmi un'attività che mi consentisse di diffondere e veicolare il messaggio al meglio possibile: quando vedo un servizio su di me al TG1, quando impongo la mia bicicletta in studio, quando mi faccio in 4 per portarla alle Nazioni Unite o quando scendo in strada per far sentire la nostra voce, non lo faccio per me stesso (io vivrei bene lo stesso) ma per il meraviglioso mezzo che ci accomuna tutti quanti e perchè credo sia un potentissimo mezzo di divulgazione e cambiamento.

Ovviamente, come tutti voi, le giornate sono di 24 ore e ad un certo punto ho dovuto "scegliere". Proseguire significava renderlo un lavoro, ma non stavo scappando da qualcosa che non mi piaceva: ho già una laurea e spero nei prossimi due anni di conseguire la seconda, facevo un lavoro che amavo e la bici era una stupenda compagna nei weekend come ogni appassionato.

Ho scelto di provare a vedere cosa potessi fare, ho lavorato e lavoro ogni giorno duramente. Vi chiedete che ritorno abbiano i miei sponsor: se sapeste tutto il lavoro che faccio con loro, in termini di test e sviluppo, di comunicazione e divulgazione, le ore che passo alla scrivania (che sono esponenzialmente maggiori di quelle che trascorro in sella) capireste che le sponsorship nel 2024 non sono più un "metto il logo sulle chiappe cosicchè il mondo lo veda e ci vediamo a fine anno".

È un lavoro duro e costante che io amo.

Circa l'Antartide: non entro nel merito del termine fallimento, ognuno giustamente da il valore che reputa piu consono a ciò che vede. Io le chiamo semplicemente "Avventure". Se siano fallimenti o imprese lascio ad altri deciderlo. Per me, per tutto ciò che ho vissuto per realizzarla e arrivare sin qui (L'Antartide è la cosa più difficile che un essere umano si possa trovare a dover organizzare, credetemi. E per Luca Parmitano, non l'ultimo degli scemi, è "l'unica cosa che si avvicina all'andare fuori dall'orbita terrestre"), aver resistito 48 giorni ed essere rimasto fino all'ultimo secondo che mi è stato concesso, è la piu grande delle vittorie.

Capisco che sia difficile comprenderlo, e non mi aspetto che lo facciate ci mancherebbe. Probabilmente anche per me, fino a due anni fa lo sarebbe stato.

Poi sono venuto qui, una prima volta, e mi sono scontrato con una natura così grande da impietrirti, e con delle dinamiche così complesse da farti usare il cervello. Quando ti dicono "Stai per superare gli 86° di latitudine sud, a conti fatti hai troppi pochi giorni residui per uscirne viste le condizioni meteo e la difficoltà che avresti con la bici a tirarti fuori dai 40 cm di neve fresca fatti negli ultimi giorni (diverso sarebbe con gli sci, ma io ho scelto un altro mezzo) se ti accade qualcosa da adesso in poi sei fuori dalla nostra responsabilità. Noi non ti autorizziamo a proseguire e non manderemo dei soccorsi inclusi nel contratto." (Ergo: chissà chi, se e quando mi avrebbe recuperato) hai due scelte:

1. Continuare sfidando la sorte e poi si vedrà
2. Metterti la mano sulla coscienza e fare la cosa che reputi più intelligente.

io ho scelto la seconda, e lo rifarei altre mille volte, motivo per cui per me rimane l'enorme soddisfazione data dal sapere di aver dato il massimo.

E ora Vi lascio alla giusta e piacevole conversazione che ho letto interamente :)

A presto!
 

Camoscio delle Dolomiti

Apprendista Scalatore
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Mi sembra che la discussione aperta da @tapamaloku e alcuni commenti si basino su un fraintendimento diffusissimo, il confondere la propria percezione con la realtà oggettiva e l'esperienza propria con statistiche, numeri misurabili e ripetibili.

Tocchi un punto importante. Ho letto alcuni commenti del solito gruppetto di haters di 10-15 personaggi che hanno cercato di inondare un pò tutti i commenti tra alcuni articoli usciti sui blog/riviste di settore.

Partono dall'assunto che, siccome prima erano "4" e ora sono "40" (ma fossero anche 400 cambierebbe poco) allora io starei per fare "la fine della Ferragni" (che già cosi mi fa ridere) e che io abbia perso il mio pubblico, i miei sponsor e non si sa bene cos'altro.

In verità da alcuni anni a questa parte, il successo più grande è stato avvicinare migliaia di persone che non seguono strettamente il ciclismo ma che hanno iniziato ad appassionarsi alla "bicicletta" al "viaggiare in bici" e a temi simili senza per forza seguire la parte agonistica del nostro sport.

In troppi, con l'avvento dei social, vivono nella bolla che il proprio algoritmo gli costruisce (es. amo la pizza, domani avrò migliaia di messaggi da pagine che mi propongono la pizza pensando che non esista altro cibo al di fuori di quello!) e sono veramente convinti che la realtà sia quella. Non so se avete visto il film "Social Dilemma" ma aiuta molto a capire l'entità del problema.

Un professionista non si basa sul "sentimento" personale, ma ha strumenti e modi per verificare se il proprio lavoro ha interesse (e quindi genera un ritorno) o meno.
Le aziende con cui lavoro non investono i soldi perchè gli sto simpatico o perchè gli cadono dalle tasche: misurano la portata dell'investimento e il ritorno che ne traggono e, soprattutto dopo tanti anni di lavoro insieme, hanno uno storico "importante" sul ritorno che certe attività hanno sui loro fatturati.

Può piacere o meno ma certe cose vengono misurate con strumenti che non lasciano spazio al gusto personale. Se sapeste cosa/quanto muove tutta la bike industry a livello mondiale e quanto piccolo sia il settore specifico del ciclismo pro (che non vuol dire che non sia affascinante o non sia da traino, anzi!) rispetto a tutto il resto - mturismo, mobilità urbana, etc - capireste meglio :)
 
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filixeo

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Tocchi un punto importante. Ho letto alcuni commenti del solito gruppetto di haters di 10-15 personaggi che hanno cercato di inondare un pò tutti i commenti tra alcuni articoli usciti sui blog/riviste di settore.

Partono dall'assunto che, siccome prima erano "4" e ora sono "40" (ma fossero anche 400 cambierebbe poco) allora io starei per fare "la fine della Ferragni" (che già cosi mi fa ridere) e che io abbia perso il mio pubblico, i miei sponsor e non si sa bene cos'altro.

In verità da alcuni anni a questa parte, il successo più grande è stato avvicinare migliaia di persone che non seguono strettamente il ciclismo ma che hanno iniziato ad appassionarsi alla "bicicletta" al "viaggiare in bici" e a temi simili senza per forza seguire la parte agonistica del nostro sport.

In troppi, con l'avvento dei social, vivono nella bolla che il proprio algoritmo gli costruisce (es. amo la pizza, domani avrò migliaia di messaggi da pagine che mi propongono la pizza pensando che non esista altro cibo al di fuori di quello!) e sono veramente convinti che la realtà sia quella. Non so se avete visto il film "Social Dilemma" ma aiuta molto a capire l'entità del problema.

Un professionista non si basa sul "sentimento" personale, ma ha strumenti e modi per verificare se il proprio lavoro ha interesse (e quindi genera un ritorno) o meno.
Le aziende con cui lavoro non investono i soldi perchè gli sto simpatico o perchè gli cadono dalle tasche: misurano la portata dell'investimento e il ritorno che ne traggono e, soprattutto dopo tanti anni di lavoro insieme, hanno uno storico "importante" sul ritorno che certe attività hanno sui loro fatturati.

Può piacere o meno ma certe cose vengono misurate con strumenti che non lasciano spazio al gusto personale. Se sapeste cosa/quanto muove tutta la bike industry a livello mondiale e quanto piccolo sia il settore specifico del ciclismo pro (che non vuol dire che non sia affascinante o non sia da traino, anzi!) rispetto a tutto il resto - mturismo, mobilità urbana, etc - capireste meglio :)
Grazie per la risposta, forse vado un po OT ma solo per approfondire l'argomento a cui rispondi.
Ai tempi in cui ho dato l'esame di informatica industriale, A.A. 2007-2008, c'erano due temi collaterali trattati nel corso: la netiquette e l'importanza nell'immediato futuro (di allora) dell'interazione su internet. Entrambi questi argomenti erano ignorati dai miei compagni di corso (e io stesso consideravo la netiquette un gioco e preferivo la lettura all'interazione come scrivevo sopra), mentre il professore si augurava che l'insegnamento di questi acquisisse un'importanza pari all'educazione civica.
Tornando in tema, ti sono grato perché hai avvicinato mio fratello alla bici e ti faccio i complimenti per l'impegno profuso nella promozione della bicicletta e della mobilità sostenibile e consapevole, condivido in pieno.
 

mauretto

teenage punk
24 Aprile 2009
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6.389
Friûl
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un onesto ferro
non ho detto questo, ma credo che lo sposrt debba avere una cosa fondamentale in comune: il fatto che tutti possano provare a farlo..
Quelli che tu hai citato non sono attività così estreme come quella di Defelice: la traversata deòò' antartide in bici è cosa ben doiversa dalla race transam per esempio
Tutti possono provare a fare qualsiasi sport. Traversate dell'Antartide comprese. Ovviamente non dall oggi al domani non si improvvisa nulla. Ti devi sbattere con gli allenamenti, con la pianificazione, a trovare i fondi, a mettere da parte mille altri impegni...ecco, diciamo che la gente tendenzialmente si ferma prima.
 
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mauretto

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un onesto ferro
Ciao a tutti! Per me è un piacere rileggere un topic del Forum. Prima dell'avvento dei social questa era una delle mie piazze di discussione preferita :) (poi ahimè ci siamo tutti appiattiti sulle piattaforme social).

Un amico mi ha incuriosito mandandomi la conversazione, e siccome ho ancora qualche ora da spendere in relax con della connettività, vorrei dire la mia, da utente normale.

- Innanzitutto mi fa piacere ci sia una discussione dai toni pacati e civili, merito probabilmente del tipo di piattaforma soggetta a moderazione, dove, grazie al "Diretur", certi insulti non sarebbero consentiti.

- Non entro nel merito delle antipatie e simpatie personali, quelle sono del tutto soggettive sebbene io, personalmente, non mi sognerei mai di giudicare qualcuno in maniera molto netta senza averci almeno parlato qualche volta de visu.

- Non entro neanche nel merito del "piace ciò che fa/non piace ciò che fa" questo è veramente un gusto personale. Quando ho iniziato con l'ultracycling esistevano poche competizioni e non c'era nulla del ciclismo d'avventura come lo abbiamo iniziato ad interpretare negli anni a seguire (si è sempre viaggiato in bici, ma nell'immaginario collettivo, chi faceva cicloturismo era mediamente il ciclista nordico con bici tradizionale, portapacchi e borse e, il più delle volte, neanche il ciclocomputer). All'inizio stavo "antipatico" agli ultracyclist della vecchia guardia, quelli del "basta pedalare, anche piano, ma senza mai fermarsi fino a svenire in sella" perchè ho cercato di capire come si potesse alzare il livello della performance con un approccio più scientifico (ed oggi, guarda caso, tutti gli ultracyclist di livello pedalano molto più forte e fanno pause sonno piu lunghe). E venivo visto come un alieno da chi non capiva che senso avesse prendere una bici e andare a Capo Nord od oltre il circolo polare artico in bici vestiti da ciclisti (correvano gli anni dopo il 2010). Beh, ora se non hai una barba ghiacciata e una foto sulla neve "non sei nessuno".

Apprezzo però che se ne parli, che ci sia un dibattito in corso e che si sia arrivati a concepire la bici in mille modi diversi da quello esclusivo della gara e della performance. Perchè? Perchè permette di essere maggiormente inclusivi. Perchè si da una dignità anche a chi prima non ce l'aveva. Quante volte il ciclista agonistico ha guardato "male" quello con le scarpe da ginnastica e i peli sulle gambe? Soprattutto perchè spesso, quest'ultimo, era in grado di tenergli testa in salita!

Ora se non hai la barba non sei nessuno e i peli se li fa crescere anche Sagan..

Io ho cercato in questi anni di crearmi un'attività che mi consentisse di diffondere e veicolare il messaggio al meglio possibile: quando vedo un servizio su di me al TG1, quando impongo la mia bicicletta in studio, quando mi faccio in 4 per portarla alle Nazioni Unite o quando scendo in strada per far sentire la nostra voce, non lo faccio per me stesso (io vivrei bene lo stesso) ma per il meraviglioso mezzo che ci accomuna tutti quanti e perchè credo sia un potentissimo mezzo di divulgazione e cambiamento.

Ovviamente, come tutti voi, le giornate sono di 24 ore e ad un certo punto ho dovuto "scegliere". Proseguire significava renderlo un lavoro, ma non stavo scappando da qualcosa che non mi piaceva: ho già una laurea e spero nei prossimi due anni di conseguire la seconda, facevo un lavoro che amavo e la bici era una stupenda compagna nei weekend come ogni appassionato.

Ho scelto di provare a vedere cosa potessi fare, ho lavorato e lavoro ogni giorno duramente. Vi chiedete che ritorno abbiano i miei sponsor: se sapeste tutto il lavoro che faccio con loro, in termini di test e sviluppo, di comunicazione e divulgazione, le ore che passo alla scrivania (che sono esponenzialmente maggiori di quelle che trascorro in sella) capireste che le sponsorship nel 2024 non sono più un "metto il logo sulle chiappe cosicchè il mondo lo veda e ci vediamo a fine anno".

È un lavoro duro e costante che io amo.

Circa l'Antartide: non entro nel merito del termine fallimento, ognuno giustamente da il valore che reputa piu consono a ciò che vede. Io le chiamo semplicemente "Avventure". Se siano fallimenti o imprese lascio ad altri deciderlo. Per me, per tutto ciò che ho vissuto per realizzarla e arrivare sin qui (L'Antartide è la cosa più difficile che un essere umano si possa trovare a dover organizzare, credetemi. E per Luca Parmitano, non l'ultimo degli scemi, è "l'unica cosa che si avvicina all'andare fuori dall'orbita terrestre"), aver resistito 48 giorni ed essere rimasto fino all'ultimo secondo che mi è stato concesso, è la piu grande delle vittorie.

Capisco che sia difficile comprenderlo, e non mi aspetto che lo facciate ci mancherebbe. Probabilmente anche per me, fino a due anni fa lo sarebbe stato.

Poi sono venuto qui, una prima volta, e mi sono scontrato con una natura così grande da impietrirti, e con delle dinamiche così complesse da farti usare il cervello. Quando ti dicono "Stai per superare gli 86° di latitudine sud, a conti fatti hai troppi pochi giorni residui per uscirne viste le condizioni meteo e la difficoltà che avresti con la bici a tirarti fuori dai 40 cm di neve fresca fatti negli ultimi giorni (diverso sarebbe con gli sci, ma io ho scelto un altro mezzo) se ti accade qualcosa da adesso in poi sei fuori dalla nostra responsabilità. Noi non ti autorizziamo a proseguire e non manderemo dei soccorsi inclusi nel contratto." (Ergo: chissà chi, se e quando mi avrebbe recuperato) hai due scelte:

1. Continuare sfidando la sorte e poi si vedrà
2. Metterti la mano sulla coscienza e fare la cosa che reputi più intelligente.

io ho scelto la seconda, e lo rifarei altre mille volte, motivo per cui per me rimane l'enorme soddisfazione data dal sapere di aver dato il massimo.

E ora Vi lascio alla giusta e piacevole conversazione che ho letto interamente :)

A presto!
Non ti conoscevo, ma ti ringrazio per questa lucida e dettagliata spiegazione. Come immaginavo alla fine sei stato costretto a mollare per questioni logistico/assicurative...che amarezza. Ma d'altronde con la natura non si scherza. Complimenti per il coraggio e l'impegno che ci metti, in bocca al lupo per le prossime sfide. Dicono che non c'è due senza tre :mrgreen:
 

Camoscio delle Dolomiti

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Grazie per la risposta, forse vado un po OT ma solo per approfondire l'argomento a cui rispondi.
Ai tempi in cui ho dato l'esame di informatica industriale, A.A. 2007-2008, c'erano due temi collaterali trattati nel corso: la netiquette e l'importanza nell'immediato futuro (di allora) dell'interazione su internet. Entrambi questi argomenti erano ignorati dai miei compagni di corso (e io stesso consideravo la netiquette un gioco e preferivo la lettura all'interazione come scrivevo sopra), mentre il professore si augurava che l'insegnamento di questi acquisisse un'importanza pari all'educazione civica.
Tornando in tema, ti sono grato perché hai avvicinato mio fratello alla bici e ti faccio i complimenti per l'impegno profuso nella promozione della bicicletta e della mobilità sostenibile e consapevole, condivido in pieno.

Sulla netiquette ce ne sarebbe da dire.. (e da informatico-nerd il tema mi è sempre stato caro)

Purtroppo abbiamo vissuto l'approdo ad Internet come una sorta di realtà parallela ma virtuale e quindi, moltissimi, si portano dietro la convinzione che ciò che accada in rete sottenda a leggi e regole diverse da quelle della realtà. TU per strada non prenderesti mai a male parole qualcuno, insultandolo come viene. In rete, invece si. Quando l'accesso ai social sarà regolamentato dalla propria identità faremo un gran passo avanti.

Sulla mia pagina ho inserito la moderazione: se ti esprimi in maniera educata puoi dire qualunque cosa, se insulti, aizzi o manchi di rispetto no. Esattamente come si fa nei forum come questo e come credo dovrebbe fare chiunque ha una pagina pubblica (soprattutto i luoghi di discussione come le testate online). Non è questione di libertà di parola ma di caos: anche in questo caso molti non conoscono la differenza tra "esprimere la propria idea" e "dire qualunque cosa senza alcun rispetto".

A livello giuridico le leggi per equiparare i reati online a quelli fisici già ci sono, ma anche in questo caso, spesso quando si denuncia qualcuno per diffamazione in rete, nel percepito comune c'è un senso di "esagerazione".

A me sono capitati episodi spiacevoli di diffamazione e tutt'ora molte persone continuano a sfidare la legge pensando di rimanere impunite senza neanche rendersi conto di quanto rischino a livello penale. Mah!
 

tapamaloku

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Non lo capisci semplicemente perchè non hai mai letto un suo libro o hai mai ascoltato un suo racconto di una sua avventura dalla sua viva voce. Se lo facessi, probabilmente, continueresti a non apprezzarlo, oppure, dall'altra parte, ti accorgeresti della bellezza nel voler comprendere anche altri modi di intendere "ciclismo". Per questo mi viene difficile credere alla tua affermazione "sono un appassionato vero di bici,ciclismo e tutto ciò che ci ruota intorno"
vedi che non leggi tutti i commenti… quell’affermazione l’avrà fatta qualche altro utente anche se mi ci rivedo ahahahahhah
 

filixeo

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Sulla netiquette ce ne sarebbe da dire.. (e da informatico-nerd il tema mi è sempre stato caro)

Purtroppo abbiamo vissuto l'approdo ad Internet come una sorta di realtà parallela ma virtuale e quindi, moltissimi, si portano dietro la convinzione che ciò che accada in rete sottenda a leggi e regole diverse da quelle della realtà. TU per strada non prenderesti mai a male parole qualcuno, insultandolo come viene. In rete, invece si. Quando l'accesso ai social sarà regolamentato dalla propria identità faremo un gran passo avanti.

Sulla mia pagina ho inserito la moderazione: se ti esprimi in maniera educata puoi dire qualunque cosa, se insulti, aizzi o manchi di rispetto no. Esattamente come si fa nei forum come questo e come credo dovrebbe fare chiunque ha una pagina pubblica (soprattutto i luoghi di discussione come le testate online). Non è questione di libertà di parola ma di caos: anche in questo caso molti non conoscono la differenza tra "esprimere la propria idea" e "dire qualunque cosa senza alcun rispetto".
Chiaro (e secondo me giusto).
A me sono capitati episodi spiacevoli di diffamazione e tutt'ora molte persone continuano a sfidare la legge pensando di rimanere impunite senza neanche rendersi conto di quanto rischino a livello penale. Mah!
Parlando con una certa disillusione: forse i veri furbi sono loro.
Solo tra le mie conoscenze, posso elencare cinque casi in cui le denunce non hanno portato a nulla, anzi, nervi e tempo perso. E parlo di gente che lavora, non di una litigata sui social. Per dire che non è solo il senso comune quello che tu descrivi qui:
A livello giuridico le leggi per equiparare i reati online a quelli fisici già ci sono, ma anche in questo caso, spesso quando si denuncia qualcuno per diffamazione in rete, nel percepito comune c'è un senso di "esagerazione".
ma anche la risposta da parte degli addetti ai lavori. Di conseguenza, chi parla, pardon, scrive credendosi al di sopra della legge, ma senza nemmeno pensare, le peggio cose forse forse è più furbo, fa meno fatica di chi si comporta educatamente online come sulla strada o al bar. Tanto, stando così le cose, rimarrà impunito. Comunque, parlando di netiquette forse ho portato sempre più fuori tema la discussione.
 

Cyboraf

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11 Giugno 2012
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Stai mischiando un po' di cose, perché prima dici che il punto è la competizione con un vincitore e poi dici che la discriminante è che tutti possano provare a farlo. Il Tour non lo possono fare tutti, anzi a guardar bene è possibile che sia più difficile poter entrare in una squadra del Tour/Giro che fare una cose alla Di Felice, alla portata di un singolo individuo con sufficiente determinazione nel tempo (leggi: anni di focus incrollabile).
Secondo me fai lo stesso errore dell'autore del topic: vedi il ciclismo solo come sport a gare e cerchi di giudicare Di Felice con questo metro. Sarebbe come giudicare uno scrittore dal numero di parole stampate o dal rapporto tra età e copie vendute. Non funziona.
ovvio che non posso fare il tour, ma chiunque può fare le granfondo e competere al proprio livello,