Ciao, i concetti che hai
espresso sono molto interessanti, ma il fatto di dover perdere del tutto la condizione raggiunta mi resta un pò ostico a comprederlo, potresti spiegarti meglio?
Un saluto
Ciao, è molto semplice, anche se scendendo nel profondo le cause sono multifattoriali e di difficile comprensione per il ciclista che è abituato a vedere la bici come un mezzo per tutto l'anno. In tutti gli altri sport la transizione è una cosa acquisita e normale.
Partiamo dal presupposto che allenarsi significa fornire degli stressor al corpo per rompere l'equilibrio raggiunto, e superarlo con un equilibrio migliore. Ddato che non siamo macchine, questo meccanismo di crescita non va avanti all'infinito, sennò avremmo un mondo di superman. Il corpo impone dei limiti, e li impone in diverse forme, allo scopo di tutelarsi da ciò che è eccessivo e/o che non conosce. Il tutto si traduce con un arresto della crescita detto "stallo", un vero e proprio momento in cui pur aumentando gli stimoli allenanti non si ha progressione, e magari si regredisce.
Per evitare ciò, i preparatori cambiano di frequante gli schemi degli allenamenti, le metodologie, all'interno della periodizzazione scelta. Ma anche questi elementi di novità per il corpo, raggiungono un apice di efficacia e poi stallano (infatti nessuno cresce all'infinito) perchè il fine ultimo del corpo oltre l'adattamento, è la conservazione dell'equilibrio, dell'omeostasi.
Tutto fa intendere, attraverso tantissimi studi effettuati ed incrociati tra loro, che dopo i 3 mesi di allenamento e vera crescita, si entra in uhna fase di "aggiustamento" dove i miglioramenti si assottigliano sempre più e se si continua a somministrare stimoli di una certa entità, si innesca uno stato infiammatorio che porta l'atleta gradualmente a doversi fermare, rallentare, pena la degradazione cronica della sua performance e l'infortunio.
Fintanto che tutto il quadro non rientra nei termini fisiologici, è inutile quanto deleterio riprendere a "Caricare" perchè ci si ritrova ogni volta sempre più infiammati e carichi di cortisolo (scatenato dall'eccesso di stress), la mente si deprime, si entra in un tunnel molto frequente per gli amatori. Si pensa che la causa sia il poco allenamento e nel tentativo di allenarsi di più, si sprofonda sempre più.
Tutto quello che ho detto fin'ora, oltre a rappresentare una normale percorso verso il sovrallenamento, molto spesso si verifica in chi ha una corretta gestione per tutto l'anno ma al termine della stagione, pur non avendo commesso errori, ha accumulato una tale dose di stress stanchezza e infiammazione che necessita di uno stop per riportare l'organismo in uno stato di omeostasi, fuori dall'emergenza, pur con una condizione di fittness più bassa rispetto a quella di partenza.
Solo a questo punto l'atleta può tornare a somministrarsi carichi che lo porteranno ma mano a raggiungere e superare lo stato di forma migliore che aveva raggiunto l'anno prima, o nel ciclo precedente di allenamenti.
Imparando dal mondo dei professionisti, questi staccano, vanno al mare due volte l'anno proprio per questa ragione. Tutto ciò a livello amtoriale ha un senso in chi si pone traguardi agonistici ovviamente, e non per chi pedala da un bar alla'altro...