Ciao a tutti! Nuovo iscritto (mi sono già presentato nel thread apposito). Mi scuso prima di tutto se apro un topic già al mio secondo messaggio, mi scuso se esiste un altro topic su Valverde e mi scuso anche per la lunghezza:smile:
La vittoria di ieri al San Sebastian mi ha fatto riflettere. Vorrei condividere la seguente opinione con voi, circa quel che poteva essere Valverde e cosa diremo di lui a carriera finita.
Credo che l'Embatido sia uno dei più affascinanti incompiuti della storia del ciclismo moderno.
Eccellente scattista, ottimo fondo, fisico snello e posizione aerodinamica in grado di tenere nelle lunghe salite, buon cronomen, grande punto veloce.
E qui sin da subito iniziano i problemi e gli equivoci: Valverde è bravo in tutto e può vincere qualsiasi tipo di corsa: forse è proprio questa invidiabile peculiarità che lo ha in un certo senso fregato, o impedito di specializzarsi. Dopo più di 10 anni, tirando le somme, si può dire che ha vinto molto meno rispetto a quanto avrebbe potuto, visto il potenziale?
Ha inseguito tutti gli anni il successo al Tour de France, senza a mio parere capire di non avere le doti di recupero necessarie per vincere la corsa più competitiva del mondo, snobbando altresì tanti appuntamenti importanti nelle corse di un giorno che avrebbero potuto premiarlo: in particolare le monumento.
Peccato mortale non avere mai provato a vincere la Sanremo, il Fiandre e soprattutto (tolto l’anno scorso) il Lombardia, forse la classica più adatta alle sue caratteristiche. So bene che Fiandre e Sanremo non sono proprio calzate su misura per Valverde, ma un cavallo di razza come lui avrebbe potuto senz’altro combinare o inventarsi qualcosa (in stile Gerrans alla Sanremo 2012, per dire).
Certo, mi si può obiettare che se avesse scelto di specializzarsi nelle classiche in stile Bartoli o Bettini, probabilmente non avrebbe mai vinto una Vuelta e ve ne darò atto. Comunque, avessi avuto io il suo talento, penso avrei rinunciato alle grandi corsi tappe per avere un palmares molto più corposo nelle corse di un giorno, ed entrare nella storia del ciclismo come uno dei più grandi classicomani di tutti i tempi.
Chiediamoci cosa resterà di Valverde? Ad oggi, 34 anni, tra le corse importanti ha vinto “solo” una Vuelta e due monumento (Liegi): non che sia poco, per nulla, e contando anche le altre vittorie a Freccia, Sebastian e quant’altro può definirsi una carriera per la quale quasi chiunque al momento di iniziarla metterebbe la firma, eppure nel caso di Valverde guardando i suoi 12 anni di professionismo resta un senso di incompiuto, un senso da “poteva essere ma non è stato” notevole.
Temo che guardando il palmares di Valverde fra 20 anni i futuri appassionati di ciclismo su strada penseranno che è stato un surrogato: un corridore bravo in tutto ma eccellente in niente. Eppure noi che l’abbiamo visto correre sappiamo che Valverde vale (o avrebbe potuto valere) molto di più.
Se si fosse buttato anima e corpo sulle classiche (magari rivedendo anche il suo senso tattico) sono convinto che oggi il suo palmares conterebbe almeno una Liegi in più, un paio di Lombardia e quantomeno piazzamenti importanti in Sanremo e Fiandre (e sottolineo QUANTOMENO), con anche uno o due mondiali giusto come contorno.
Perché ha vinto relativamente poco? Parliamone.
Per rispondere ad una domanda del genere si possono fare molte ipotesi, certamente va scartata la quantità di talento, Valverde come talento è secondo davvero a pochi, e va scartata secondo me anche la divisione tra vincenti e non vincenti, visto che ha comunque vinto tanto, e più volte, correndo tutti gli anni da Febbraio e Settembre (non è un Boogerd o un Van Avermaet, per intenderci).
La vittoria di ieri al San Sebastian mi ha fatto riflettere. Vorrei condividere la seguente opinione con voi, circa quel che poteva essere Valverde e cosa diremo di lui a carriera finita.
Credo che l'Embatido sia uno dei più affascinanti incompiuti della storia del ciclismo moderno.
Eccellente scattista, ottimo fondo, fisico snello e posizione aerodinamica in grado di tenere nelle lunghe salite, buon cronomen, grande punto veloce.
E qui sin da subito iniziano i problemi e gli equivoci: Valverde è bravo in tutto e può vincere qualsiasi tipo di corsa: forse è proprio questa invidiabile peculiarità che lo ha in un certo senso fregato, o impedito di specializzarsi. Dopo più di 10 anni, tirando le somme, si può dire che ha vinto molto meno rispetto a quanto avrebbe potuto, visto il potenziale?
Ha inseguito tutti gli anni il successo al Tour de France, senza a mio parere capire di non avere le doti di recupero necessarie per vincere la corsa più competitiva del mondo, snobbando altresì tanti appuntamenti importanti nelle corse di un giorno che avrebbero potuto premiarlo: in particolare le monumento.
Peccato mortale non avere mai provato a vincere la Sanremo, il Fiandre e soprattutto (tolto l’anno scorso) il Lombardia, forse la classica più adatta alle sue caratteristiche. So bene che Fiandre e Sanremo non sono proprio calzate su misura per Valverde, ma un cavallo di razza come lui avrebbe potuto senz’altro combinare o inventarsi qualcosa (in stile Gerrans alla Sanremo 2012, per dire).
Certo, mi si può obiettare che se avesse scelto di specializzarsi nelle classiche in stile Bartoli o Bettini, probabilmente non avrebbe mai vinto una Vuelta e ve ne darò atto. Comunque, avessi avuto io il suo talento, penso avrei rinunciato alle grandi corsi tappe per avere un palmares molto più corposo nelle corse di un giorno, ed entrare nella storia del ciclismo come uno dei più grandi classicomani di tutti i tempi.
Chiediamoci cosa resterà di Valverde? Ad oggi, 34 anni, tra le corse importanti ha vinto “solo” una Vuelta e due monumento (Liegi): non che sia poco, per nulla, e contando anche le altre vittorie a Freccia, Sebastian e quant’altro può definirsi una carriera per la quale quasi chiunque al momento di iniziarla metterebbe la firma, eppure nel caso di Valverde guardando i suoi 12 anni di professionismo resta un senso di incompiuto, un senso da “poteva essere ma non è stato” notevole.
Temo che guardando il palmares di Valverde fra 20 anni i futuri appassionati di ciclismo su strada penseranno che è stato un surrogato: un corridore bravo in tutto ma eccellente in niente. Eppure noi che l’abbiamo visto correre sappiamo che Valverde vale (o avrebbe potuto valere) molto di più.
Se si fosse buttato anima e corpo sulle classiche (magari rivedendo anche il suo senso tattico) sono convinto che oggi il suo palmares conterebbe almeno una Liegi in più, un paio di Lombardia e quantomeno piazzamenti importanti in Sanremo e Fiandre (e sottolineo QUANTOMENO), con anche uno o due mondiali giusto come contorno.
Perché ha vinto relativamente poco? Parliamone.
Per rispondere ad una domanda del genere si possono fare molte ipotesi, certamente va scartata la quantità di talento, Valverde come talento è secondo davvero a pochi, e va scartata secondo me anche la divisione tra vincenti e non vincenti, visto che ha comunque vinto tanto, e più volte, correndo tutti gli anni da Febbraio e Settembre (non è un Boogerd o un Van Avermaet, per intenderci).
Ultima modifica: