Io ne ho molti, e inizio io con questo che è la mia genesi come ciclista:
Erano le 14.00 di un tiepido sabato pomeriggio di metà marzo di circa 24 anni fa. Il mio rampichino, quello con il manubrio triangolare cromato dal peso approssimativo di 18 kg (però compreso il portapacchi) era pronto. Mauro, il mio iniziatore alla MTB, e Gianluca, un altro amico neofita, mi aspettavano.
"Mauro, dove ci porti per la nostra prima avventura con queste biciclette, che in salita dovrebbero andare -quasi- da sole"?
-"Prendiamo la funivia di San Genesio e da lì verso il Putzer Kreuz, poi alla malga Möltner Kaser (vedi foto invernale allegata) e poi giù a Bolzano".
Mauro è un "bravo" ragazzo, un po' chiacchierone e spesso le "spara" un po' grosse, ma devo a lui se sono diventato un ciclista, al suo entusiasmo contagioso. Ci fidavamo di lui a occhi chiusi, lui che la Cinelli Rampichino verde militare ce l'aveva già da un anno: era il nostro Guru!
Ed era l'unico ad indossare un abbigliamento ciclistico: io indossavo una tuta da ginnastica e un K-Way ripiegato a marsupio, Gianluca invece i jeans, una polo a maniche corte e una felpa intorno alla vita.
--------
Stazione di monte della Funivia di San Genesio (quota 1.100 m): i tre compari si avviano verso Valas e subito un cartello avverte: pendenza 14%. Nel giro di mezz'ora di pedalata in salita Gianluca ed io siamo "cotti". Il portaborraccia è vuoto: che ne sapevamo noi, che dovevamo portarci una borraccia? Mauro la borraccia ce l'ha, ma si è scordato di riempirla!
In più le nuvole sono improvvisamente aumentate e hanno coperto il sole, e porca miseria, la temperatura è precipitata. Fame e sete si fanno sentire sempre più. Mauro ci rassicura:"Tenete duro, tra poco arriviamo alla Möltner Kaser, e lì un'omelette gigante non ce la toglie nessuno"
"Anche due!" rispondo con l'acquolina in bocca.
Ecco il sentiero che conduce alla Möltner: o meglio, dovrebbe essere qui!? Infatti c'è, ma sotto mezzo metro di neve marcia. Non ci rimane altro che incamminarci sprofondando. Dopo poche decine di metri i piedi sono bagnati fradici e gelati! Raggiungiamo la benedetta malga.....ma....ma...ma, è chiusa!!! Ovvio che é chiusa, le malghe sono aperte con gli alpeggi delle vacche, quindi in estate. Mauro...che Dio ti fulmini!! Già, ma anche io e Gianluca il cervello lo avevamo spento!
E ora? Siamo quasi a 1800 m, fa un freddo becco e stiamo morendo di fame. Per fortuna i gestori della malga avevano lasciato la porta aperta (forse sapendo che esistono ciclisti sprovveduti). Entriamo in cucina e troviamo solo 1 kg di zucchero, con un angolo della confezione che presentava un buco sospetto (quasi certamente rosicchiato dai topolini). 1 kg di zucchero in tre: lo divoriamo a cucchiaiate! Va già meglio, ma quando usciamo dalla malga il sole è tramontato e si è alzato un vento freddo.
Siamo vestiti troppo poco e per fortuna troviamo dei sacchi di nylon vuoti, di quelli che contengono il concime. Tagliamo i buchi per testa e braccia e li indossiamo come gilet: tra l'altro sono anche gialli-quasi-fluo e quindi siamo precursori della legge sulla sicurezza stradale. Eravamo "avanti"…noi .
Li indossiamo e fiondiamo...o meglio, ci vorremmo fiondare in discesa.
La neve ci costringe spesso a scendere; quando acquistiamo velocità...cadiamo. Per farla breve: raggiungiamo il fondo valle con il buio e pieni di lividi. Ci salutiamo al volo, senza neppure fermarci: è troppa la fretta di arrivare tra le sicure mura domestiche. Pedalo gli ultimi metri scuotendo la testa e pensando:"Mai più!!" Mezz'ora dopo, nella vasca da bagno con l'acqua caldissima, questo pensiero viene elaborato:"Mai più....senza il giusto equipaggiamento". E sono diventato un ciclista!
A voi.....