Mentre guardavo e ascoltavo , stamattina su RaiSport - che, per inciso, sta trasmettendo al mattino dei programmi sportivi storici con un taglio di alto livello - Louis Godart, accademico dei Lincei, parlare di Fausto Coppi, sono arrivato alla conclusione, di cui ero convinto da tempo, che il ciclismo sia lo sport con il più profondo retroterra culturale, oggetto di riflessioni che vanno al di là della tecnica, della tifoseria, dei risultati.
Dietro al ciclismo si è sviluppata una cultura di grande livello, con autori importanti, che mi fanno pensare che sia l'unico sport 'filosofico', su cui poter imbastire ragionamenti universali. Potrebbe, forse, esserlo il pugilato, ma gli manca la coralità, i tempi, i luoghi, di cui, al contrario, il ciclismo si nutre, e oggi non meno di ieri. Paradossalmente, lo sviluppo della comunicazione mediatica non ha abbassato questo livello. Al contrario, è cresciuta una generazione di commentatori che, lungo il flusso ormai integrale che accompagna una gara, trovano modo di svolgere riflessioni, tra il serio e il faceto, che danno ulteriore spessore al semplice atto di percorrere una strada in velocità. E lo stesso progresso dei mezzi di ripresa, arricchisce sempre di più il fatto sportivo con l'esplorazione accurata e continua dei luoghi. Lo spazio e il tempo sono il teatro di uno sport che per sua natura non può perdere i contenuti antropologici della sofferenza, della testardaggine, del coraggio, dell partecipazione popolare diretta.
Ho scoperto tardi il ciclismo, forse unico sport che ho seguito sistematicamente in vita mia, e se questa scoperta si mantiene nel tempo è proprio grazie a questa eccezionalità, a questa unica qualità filosofica.
Non è un caso che in questo thread abbia trovato una educazione e una disponibilità che mai, nel lungo periodo, ho trovato in altri forum, blog o simili. La qualità intrinseca del ciclismo fa selezione dei migliori...