Intervista a Darrell McCulloch -Llewellyn Cycles-

Ser pecora

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Darrell McCulloch è un telaista molto rispettato e noto in tutto il mondo. Il fatto curioso è che non viene da un paese con una lunga tradizione nel settore, infatti è Australiano di Brisbane.

Questo, a maggior ragione fa pensare che la sua fama di telaista sia ben meritata, oltre che per le creazioni presentate ai vari saloni del "fatto a mano" come l'americano NAHBS.
Darrell è il titolare ed unico dipendente della Llewellyn Bikes.

Una di quelle realtà sempre più diffuse oggigiorno, soprattutto oltre atlantico, fatte di telaisti "indipendenti" che un po' per passione, un po' per una scelta di vita che alcuni definirebbero di "downshifting", si mettono a fare biciclette.Non biciclette comuni in ogni caso, ma "belle" biciclette.

Dove per belle si deve intendere "begli oggetti", il che puo' variare da biciclette in stile totalmente "retro" anni '70 fatte con seghetti e lime manuali, fino a stramberie un po' kitsch con mix di materiali, cromature, etc..
Un po' nello stile di altri settori artigianali e "style" come orologi, sartoria, etc. etc.
Le bici di Darrell fanno parte della prima tipologia: acciaio e costruzione con congiunzioni.
Classico.

Qui di seguito alcune domande e risposte per far comprendere meglio il suo lavoro ed i suoi perchè.

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-Bdc-Forum.it: Come hai iniziato?

-Darrell McCulloch (DM): La mia famiglia non ha mai posseduto un'automobile. Camminavamo, prendevamo treni e bus dappertutto o pedalavamo le nostre biciclette per andare ai negozi o in biblioteca. Al''epoca era una cosa inusuale in un mondo auto-centrico, ma per molti, oggi, è uno stile di vita (in Australia probabilmente... -ndr-).Io correvo in bici e gareggiavo in atletica e corsa campestre. A scuola mi piacevano i lavori con legno e metallo ed il disegno tecnico. Leggevo libri sulle biciclette e sugli exploits di Eddie Merckx, Gimondi, Moser, etc. Avevo letto su "Bicycling Magazine" circa nel 1978 di un gruppo di persone che costruivano telai di pregio ed un altro articolo riguardo un meccanico della nazionale USA su strada. Questi due articoli furono per me l'ispirazione e mi portarono sulla mia strada professionale.Cosi' ho lasciato la scuola a 15 anni ed ho cominciato a lavorare in un piccolo ferramenta per potermi pagare la partecipazione alle gare ed ordinare un nuovo telaio da corsa di Eric Hendgren, proprietario di Hoffy Cycles. Eric era il telaista locale e costruiva i suoi telai nel retro del negozio nel quartiere di Sandgate, periferia di Brisbane.

-Bdc-Forum.it: Chi è che ti ha insegnato il mestiere?

-DM: Dopo aver corso per 6 mesi sono stato assunto da Hoffy Cycles. Il sogno di costruire telai aveva ormai completamente infettato la mia testa ed il mio sangue.Eric Hendgren mi fece iniziare prima e soprattutto riparando bici da passeggio. C'era un sacco di spazzatura su cui lavorare per rimetterla in ordine di marcia, come ricostruire mozzi Sturmy Archer fino a rifare ruote. Più avanti ho cominciato ad assistere Eric nel riparare telai e costruirne nuovi. Eric era un buon titolare. Vivevamo completamente isolati dal mondo dei telaisti ed io studiavo scrupolosamente ogni disegno o articolo che appariva a riguardo sulle riviste.Avevo una piccola scrivania nella mia cameretta dai miei dove ho cominciato a ritagliare fogli di carta a forma di congiunzioni per Eric, fino a che ho conquistato abbastanza spazio per me nel garage.Intanto gli anni passavano e mi sono comprato il mio banco ed attrezzi personali che tenevo a casa; ed ho imparato i fondamenti della metallurgia come hobby collaterale alla mia collezione di locomotive a vapore modellino (un'altra passione mai sopita!).Per Eric era più che un lavoro giornaliero. E' il solo lavoro che ha fatto per quasi 60 anni, ma per un giovane come me era fondamentale la visione ed il sogno di fare qualcosa di più e diventare un telaista indipendente.

-Bdc-forum.it: Quanti telai hai costruito prima di "sentirti" un telaista?

-DM: Ho cominciato a definirmi telaista (framebuilder) quando ho fondato Llewelyn nel 1989. Llewelyn è il mio "middle name".

-Bdc-Forum.it: Quanti telai all'anno pensi siano il numero massimo per un telaista indipendente per mantenere un certo livello qualitativo?

-DM: Penso che non ci siano numeri magici per essere o non essere un telaista. Non ho idea dei numeri. C'è gente che puo' fare centinaia di telai facendo sempre la stessa cosa, una cosa "media" ad un prezzo "medio". Faranno domani quello che hanno fatto oggi. Non tutti hanno lo stesso livello di abilità e motivazione. Un costruttore puo' fare 20.000 telai all'anno, ma cio' non vuol dire che abbia grandi abilità o sia capace di fare un telaio per quel particolare cliente. Sono più delle persone che cercano di sopravvivere in un mondo commerciale che gente che ha a cuore il cliente ed i soldi che questo sta spendendo. Conosco costruttori che hanno costruito un numero di telai 1000 volte maggiore del mio, ma guardando ad uno dei loro telai non mi viene assolutamente voglia di spendere soldi per comprarlo vedendo come sono fatti e disegnati.

Comunque c'è posto per tutti in questo mondo. Stavo ancora imparando quando ho aperto Llewelyn bikes, stavo ancora imparando 10 anni fa e sto ancora imparando e maturando oggi come telaista, e penso che tra 10 anni faro' telai ancora migliori di quelli che sto facendo oggi. Il progredire ed il "purificare" nel costruire telai è un processo che non ha mai termine.Molti dettagli tecnici non fanno alcuna differenza per il cliente di Llewelyn Cycles, ma sono fatti per la mia soddisfazione.

Il sapere che quel particolare dettaglio o passaggio è stato inserito è fonte di soddisfazione nella mia ricerca di "purezza" nel processo di costruzione di un telaio.E questo non ha niente a che vedere con le innovative stronzate del marketing fatte solo per mantenere alti i numeri di vendita.Parlo dello stile e dell'abilità di un processo e di una direzione che deve essere costantemente raffinata. La perfezione non puo' mai essere ottenuta. Per me la cosa che gli si avvicina di più è un telaio a congiunzioni ed il come lo faccio per i miei clienti.Io faccio anche manutenzione ai miei clienti. E' la mia "Famiglia Llewelyn".

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-Bdc-Forum.it: Hai mai saldato telai in alluminio o titanio?

-DM: No. Se fossi più giovane vorrei fare telai in titanio come Darren Crisp o telai in carbonio come Nick Crumpton. Ma io sono cresciuto con l'acciaio a congiunzioni.Tubi in acciaio legati da congiunzioni è la mia strada. La mia scelta.Il punto più lontano di questa strada è stato creare congiunzioni per i tubi orizzontali sloping Oversize ed Extralarge; e molte altre forme che non esistevano prima per raffinare sempre più il design dei miei telai a congiunzioni.Non c'è niente di male ovviamente con gli altri materiali. Si possono fare ottimi telai in titanio, alluminio e carbonio. Ho molti amici che sono molto abili nel farlo.Ma essendo una ditta con un solo dipendente (me stesso) non avrebbe senso diversificare e diluire il mio prodotto per fare un po' di tutto e qualunque cosa.La cosa migliore è fare cio' che capisco e posso fare al meglio.I clienti vengono da me perchè capiscono cosa io, come "costruttore" posso fare con l'acciaio per loro.Continuero' con l'acciaio e le congiunzioni fino a che saro' motivato a fare oggi meglio di ieri. Quando questo finirà sarà il tempo di ritirarsi.

-Bdc-Forum.it: Qual'è la tua più grande ispirazione nel fare il telaista?

-DM: Pagare le bollette!No, io sono uno che si motiva da solo. Lavoro solo nel mio negozio e prendo ispirazione da tante persone. Forse la ricerca della perfezione è il mio motore. La destinazione che nessuno puo' raggiungere.

-Bdc-Forum.it: Quali secondo te i più influenti telaisti del presente e del passato?

-DM: Del passato non sparei, non conosco bene la storia dei telaisti del passato. Quindi ti diro' i più influenti del mio passato.Mi piace pensare a me come ad uno studente del mondo. Prendo ispirazione da tante persone ed alcune di queste fanno biciclette. Mi piace vedere cosa gli altri telaisti fanno ed incontrarli e parlargli. Ricorda: io non sono cresciuto in una fabbrica saldando 300 forcellini al giorno o facendo 2000 buchi al giorno su un tubo per le viti del portaborraccia.
Quindi direi: Eric Hendgren di Hoffy Cycles, che ha fatto partire la mia professione. Il suo metodo oggi sarebbe considerato grezzo, ma era lo stile del periodo ed è stato un buon boss. Lo ringrazio.
Poi Richard Sachs. Non per il suo metodo costruttivo o abilità, ma per il suo messaggio ed il modello di business che rappresenta. Cosa che è stata molto importante per me da giovane.
Nel 1990-1991 circa ero in vacanza ed ho visto una pubblicità di Richard Sachs in una rivista. Ho percepito un messaggio differente in uno stile differente da quello dei Colnago e dei De Rosa che era tutto imperniato sulle vittorie nelle corse. Gli scrissi come cliente interessato (usando il nome di mia moglie credo) e ricevetti la sua brochure ed il suo listino prezzi con il questionario per le misure. Presi un sacco di cose dal suo modo di fare marketing e più ancora sul modo di far percepire cio' che stavo facendo io a livello di immagine. Una strada molto diversa da quella dei Colnago e dei Trek vari.Cosi' ho capito che volevo essere un costruttore e rimanere un costruttore di telai Llewelyn piuttosto che essere un businessman in giacca e cravatta che siede dietro una scrivania con una squadra di tecnici che lavorano al piano di sotto.Più tardi ho conosciuto meglio Richard ed ho avuto un sacco di scambi divertenti e no, divergendo su un sacco di aspetti. In ogni caso fa un sacco di cose buone per i nuovi telaisti.
In ogni caso ho imparato da tutti. Non posso nominarli tutti, ma si possono riconoscere nei dettagli del mio lavoro. E' divertente.
Nel presente recentemente direi Dario Pegoretti. Ho lavorato con lui sulle tubazioni XCR ed altri piccoli progetti molto divertenti come le congiunzioni Cadenzia.Ha molte conoscenze tecniche e passare del tempo con lui a Caldonazzo o in giro per ristoranti è molto divertente. E' di una simpatia contagiosa.
Un altro è Sacha White di Vanilla Bikes. Ha stile da vendere. I suoi telai danno l'impressione di uno cresciuto con i telai anni '80 con l'aggiunta di un gusto ed un estetica Italiana. Mi piace molto cio' che fa ed il suo gusto. Ed in più non è uno che vuole essere il Padrino dei telaisti Americani o uno che voglia dominare il mondo.Sacha è un "Bonza Fella" (slang autraliano per dire un "fratello rilassato" o qualcosa del genere -ndr-)

-Bdc-Forum.it: Ci puoi fare un profilo del tuo cliente tipo?

-Dm: C'è un po' di tutto. C'è il tipo che ha risparmiato soldi per 5 anni per comprarsi la bella bici da me. E c'è il businessman che aggiunge una Llewelyn alla sua collezione di raffinate bici "handmade".In ogni caso mi piace pensare che il mio cliente tipo sia uno che apprezza e capisce cosa sto facendo.

Per me non è una questione di essere chic o di status symbol. Essere un marchio di lusso non è il mio obbiettivo. Certo, devo avere un guadagno dalla mia professione, non faccio mica beneficenza.

-Bdc-Forum.it: Hai una collezione di biciclette?

-DM: No, niente collezioni. Solo le bici che pedalo. Ovvero ad oggi una fissa (1997 circa) che uso una volta o due ogni settimana per giri di 65km.Una bici per allenarmi molto vecchia e usurata che uso tutti i giorni.Ed una bici più bella per i lunghi weekend pedalati nelle colline attorno a Brisbane. E' la sola bici che mi sono fatto per me negli ultimi 14 anni.La sola bici che ho e che non uso è questa. Ed è vendita! La considero la mia unica bici da collezione.Non sono mai stato un collezionista. Non ho spazio a casa per collezioni. Mi piace la storia della bici, tutto cio' che concerne la bici, ma non sono un collezionista di bici. Forse mi piacerebbe avere una bici di ogni membro del framebuilder collective. Sarebbe bello!

-Bdc-Forum.it: A proposito di acciaio e congiunzioni, cosa ne pensi della tecnica della spinatura?

-DM: penso non sia necessaria se si usano piccole torce per la brasatura. Le spine erano utilizzate per tenere allineati tubi e congiunzioni durante la brasatura con la forgia con grandi cannelli e grandi fiamme. Il telaio non era su una dima o fissato durante il processo di brasatura. Quindi le spine erano necessarie per mantenere il tutto allineato. Usavo questo metodo 30 anni fa per riparare telai molto economici.Quando sono stati introdotti i tubi di spessori sottili e le torce moderne le spine sono diventate totalmente inutili. Una piccola "puntatura" di brasatura viene utilizzata per mantenere assieme tubi e congiunzioni, poi il telaio viene rimosso dalla dima, si controllano gli allineamenti sul tavolo d'ispezione e viene corretto se necessario. A questo punto si fa la brasatura completa (non sulla dima, in quanto le forze di espansione e contrazione da riscaldamento e raffreddamento non vanno contrastate).Uso le spine solo a volte per certi particolari o per tenere allineati i foderi delle forcelle con la testa.Immagino che tu me lo chieda perchè alcuni telaisti noti le usano. Non so perchè Richard Sachs ne usa cosi' tante ad esempio. E' una domanda che dovresti fare a lui (l'ho chiesto a Daniele Marnati che le usa ed a suo dire servono per un lavoro più "preciso" -ndr-).Probabilmente si trova bene cosi'.

-Bdc-Forum.it: Grazie Darrell Per la disponibilità e la cortesia o-o

Darrell con la moglie dopo giorni di trekking a piedi nell'outback australiano

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http://www.llewellynbikes.com/
 
S

sante pollastri

Guest
mah,i suoi telai sono molto belli e curati,peccato che si metta da solo su un piedistallo,insieme a pochissimi altri,e spari giudizi negativi sul resto del mondo.
sì,perchè un conto è ragionare sui numeri delle varie produzioni,ed un conto è dire che lui certi telai(Colnago,De Rosa,Trek ecc.) non li comprerebbe mai,e allora?
gli è stato chiesto?
per far apprezzare i suoi lavori c'è forse bisogno di parlar male degli altri?
comunque al netto di questa considerazione,che riguarda l'uomo Llewellyn,lui ci tiene a far passare anche il messaggio che i suoi clienti sono ciclisti piuttosto abbienti,ovviamente in là con gli anni,che poco s'interessano delle corse(sono pur sempre bici da corsa)......insomma bici per pensionati.
mi spiace,ma non è un bel messaggio per chi crede nell'acciaio.
 

alominator

Apprendista Cronoman
1 Dicembre 2008
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Milano
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Bici
Pinarello FP3 Campy Record 10v e Laitueit
Il messaggio mi pare chiaro: lui crede in quel che fa, non "nell'acciaio".
L'importante è come lo fai. Il raffinare una tecnica, un processo, innanzitutto su di se e per se prima che per l'oggetto che sta costruendo.
Molto zen :-)

quoto Ser, io non ho letto questo "elevarsi al di sopra degli altri", quanto la costante ricerca di miglioramento.

La cosa divertente è che a momenti ho più bici io che lui :-)
 
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sdg71

Guest
Innanzitutto grazie a Ser per l'intervista che hai inserito....le parole di Darrel suscitano in me una profonda ammirazione ed un pizzico (anzi un botto) di sana invidia per chi fa le cose con le proprie mani....io che sono negato nelle cose manuali poi non riesco nemmeno ad immaginare come ci si possa sentire a vedere il frutto del proprio lavoro......tutto ciò potrebbe spiegare talune espressioni di Darrel, che in un primo momento potrebbero apparire come "spocchia" e che invece secondo me sono solamente la volontà di rivendicare la propria diversità rispetto al grande business o semplicemente al "resto del mondo"....del resto non prendiamoci in giro....è una questione di sopravvivenza...la storia del mercato ciclistico è piena di casi di piccoli (grandi) nomi fagocitati e poi fatti morire dalle grandi corporation.

Grazie ancora Ser.
 
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sante pollastri

Guest
quoto Ser, io non ho letto questo "elevarsi al di sopra degli altri", quanto la costante ricerca di miglioramento.

La cosa divertente è che a momenti ho più bici io che lui :-)

l'intervista mi pare piena di raffronti con gli altri produttori,ripeto,completamente gratuiti.
comunque gli va dato atto che fa praticamente tutto da solo,quello che compra ti dice nome e cognome di chi lo produce(congiunzioni Marchetti,ad es.),e questo è molto importante per il cliente,e non credo nemmeno che sarebbe disponibile,come fanno altri suoi colleghi del collective builders,a far produrre pezzi in Cina per 50$ e a rivenderli a 8 volte di piu'.
non ci sarebbe nulla di male,anzi,per il carbonio i pinnacoli si trovano proprio lì,ma la cosa cozzerebbe contro l'immagine che uno vuol darsi,come minimo.
 

dmcrisp

Novellino
30 Dicembre 2007
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1
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Bella intervista di un telaista che stimo molto. Darrell e' la REAL DEAL. Grazie per lo spazio dedicato all'artigiano vero.

come fanno altri suoi colleghi del collective builders,a far produrre pezzi in Cina per 50$ e a rivenderli a 8 volte di piu'.
-questo commento? c'e qualcosa di sottointesa? nomi?
 

Cicli Cornale

Scalatore
7 Gennaio 2009
7.633
153
Valdagno (VI)
www.ciclicornale.it
mah,i suoi telai sono molto belli e curati,peccato che si metta da solo su un piedistallo,insieme a pochissimi altri,e spari giudizi negativi sul resto del mondo.
sì,perchè un conto è ragionare sui numeri delle varie produzioni,ed un conto è dire che lui certi telai(Colnago,De Rosa,Trek ecc.) non li comprerebbe mai,e allora?
gli è stato chiesto?
per far apprezzare i suoi lavori c'è forse bisogno di parlar male degli altri?
comunque al netto di questa considerazione,che riguarda l'uomo Llewellyn,lui ci tiene a far passare anche il messaggio che i suoi clienti sono ciclisti piuttosto abbienti,ovviamente in là con gli anni,che poco s'interessano delle corse(sono pur sempre bici da corsa)......insomma bici per pensionati.
mi spiace,ma non è un bel messaggio per chi crede nell'acciaio.

Mi pare che abbia detto altra cosa, che lui non farebbe mai come Colnago, De Rosa, Trek ecc. Non gli piace quello stile di lavoro, non i loro lavori in sè. E non puoi essere diverse, quando sei un'impresa con una sola persona stile veneto "fasso-tuto-mi".

Vivendo appunto in Veneto, conoscendo abbastanza bene la realtà dell'imprenditore e dell'artigiano delle mie parti, mi ricorda molto questo telaista: faccio tutto io perchè tutto sia perfetto esattamente come voglio io.

Io stesso ho spesso e volentieri questo atteggiamento, anche se ho un dipendente (che è il mio ex titolare, che per 35 anni ha fatto questo lavoro) e mio papà... La tendenza è quella di fare tutto in prima persona, parlare con ogni cliente ecc. per dare il mio stile, perchè tutto sia perfetto. Purtroppo a me non è possibile e ho bisogno di due (anche tre volendo...) persone che mi aiutino.

Mi sono piaciute molte cose di questa intervista, di quanto diceva, che credo fondamentale:
-che bisogna cominciare la gavetta dal basso (riparazione di bici vecchie, veri e propri scassoni: qui abbiamo qualcosa in comune!)
-che la gavetta non dura mezza giornata, che ci vogliono ANNI per imparare a montare come Dio comanda una bici, per fare una ruota degna di questo nome, per costruire un telaio che non siano 8 tubi buttati su insieme
-che il lavoro non si fa per fare soldi, per puro business, ma soprattutto per soddisfazione personale. Ci sono lavori che nessuno mai saprà che tu hai fatto, che non ne comprenderà mai il significato e la cui importanza è magari marginale, ma che fai e fai bene solo perchè sta bene fatto così e non vorresti fare diversamente. Mi viene in mente il limare un tubo forcella tagliato anche sul lato interno per smussarne lo spigolo tagliente (a cosa serve? Niente, ma sta bene fatto), a raggiare una ruota con un dato schema di raggiatura, allineando la scritta sul mozzo col foro della valvola, montare un tubolare con l'etichetta sul lato destro (o il copertoncino con la scritta della marca all'altezza della valvola...) e via discorrendo
 
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sdg71

Guest
Mi pare che abbia detto altra cosa, che lui non farebbe mai come Colnago, De Rosa, Trek ecc. Non gli piace quello stile di lavoro, non i loro lavori in sè. E non puoi essere diverse, quando sei un'impresa con una sola persona stile veneto "fasso-tuto-mi".

Vivendo appunto in Veneto, conoscendo abbastanza bene la realtà dell'imprenditore e dell'artigiano delle mie parti, mi ricorda molto questo telaista: faccio tutto io perchè tutto sia perfetto esattamente come voglio io.

Io stesso ho spesso e volentieri questo atteggiamento, anche se ho un dipendente (che è il mio ex titolare, che per 35 anni ha fatto questo lavoro) e mio papà... La tendenza è quella di fare tutto in prima persona, parlare con ogni cliente ecc. per dare il mio stile, perchè tutto sia perfetto. Purtroppo a me non è possibile e ho bisogno di due (anche tre volendo...) persone che mi aiutino.

Mi sono piaciute molte cose di questa intervista, di quanto diceva, che credo fondamentale:
-che bisogna cominciare la gavetta dal basso (riparazione di bici vecchie, veri e propri scassoni: qui abbiamo qualcosa in comune!)
-che la gavetta non dura mezza giornata, che ci vogliono ANNI per imparare a montare come Dio comanda una bici, per fare una ruota degna di questo nome, per costruire un telaio che non siano 8 tubi buttati su insieme
-che il lavoro non si fa per fare soldi, per puro business, ma soprattutto per soddisfazione personale. Ci sono lavori che nessuno mai saprà che tu hai fatto, che non ne comprenderà mai il significato e la cui importanza è magari marginale, ma che fai e fai bene solo perchè sta bene fatto così e non vorresti fare diversamente. Mi viene in mente il limare un tubo forcella tagliato anche sul lato interno per smussarne lo spigolo tagliente (a cosa serve? Niente, ma sta bene fatto), a raggiare una ruota con un dato schema di raggiatura, allineando la scritta sul mozzo col foro della valvola, montare un tubolare con l'etichetta sul lato destro (o il copertoncino con la scritta della marca all'altezza della valvola...) e via discorrendo


Grazie Alberto..ritrovo nel tuo intervento molte delle cose che, ormai che sono un "vecioto", mi hanno sempre affascinato del Vostro Lavoro e mi rendo sempre più conto che (parlo SOLO per me) prima di giudicare è sempre meglio capire...cosa facile a dirsi e un pò meno a farsi.
 

Ser pecora

Diretur
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16 Aprile 2004
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l'intervista mi pare piena di raffronti con gli altri produttori,ripeto,completamente gratuiti.
comunque gli va dato atto che fa praticamente tutto da solo,quello che compra ti dice nome e cognome di chi lo produce(congiunzioni Marchetti,ad es.),e questo è molto importante per il cliente,e non credo nemmeno che sarebbe disponibile,come fanno altri suoi colleghi del collective builders,a far produrre pezzi in Cina per 50$ e a rivenderli a 8 volte di piu'.
non ci sarebbe nulla di male,anzi,per il carbonio i pinnacoli si trovano proprio lì,ma la cosa cozzerebbe contro l'immagine che uno vuol darsi,come minimo.

Mah, io non vedo "raffronti" con altri produttori: dice semplicemente che non gli piace il modello da "imprenditur" alla Colnago o quello "corporate" alla Trek, ma che c'è spazio per tutti ovviamente. Sono scelte di vita.
Come Dazza da subito ha capito che voleva limare e saldare per tutta la vita, da subito il cav. Ernesto voleva fare l'industriale e non rimanere con le mani nel grasso a vita. Idem un Dick Burke che ha creato Trek con l'intento di farne un'industria non altro.
Sono scelte. Mica per questo sono critiche polemiche.
Penso che persino Dazza stesso per suo figlio comprerebbe un triciclo Trek da bambini piuttosto che saldargliene uno in inox con congiunzioni (ora che l'ha finito quello ha preso la patente :-) ).

La questione dei pezzi cinesi e dell'immagine mi pare una dei soliti argomenti stile bar cina...alla fine qui cosa conta? Dove è stato fatto o quanto costa la congiunzione o il lavoro e la tecnica dell'artigiano?
Le bici non sono brunello di montalcino o sassicaia che devono avere le uve docq per essere tali.
Una bici saldata da me coi migliori tubi del mondo resterebbe cmq un cesso.
Una bici saldata coi tubi innnocenti da Dazza magari fa un figurone :-)
 

xtrncpb

via col vento
8 Gennaio 2011
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Bici
la mia e basta
Cicli Cornale ha scritto:
...
Mi viene in mente il limare un tubo forcella tagliato anche sul lato interno per smussarne lo spigolo tagliente (a cosa serve? Niente, ma sta bene fatto), a raggiare una ruota con un dato schema di raggiatura, allineando la scritta sul mozzo col foro della valvola, montare un tubolare con l'etichetta sul lato destro (o il copertoncino con la scritta della marca all'altezza della valvola...) e via discorrendo
Hai il mio stesso DNA. Faccio esattamente le medesime operazioni...
Qualcuna ha anche una certa utilità pratica.
Allineare la scritta dei copertoni alla valvola serve per avere un riferimento visivo immediato quando occorre gonfiare la camera d'aria, oppure sostituirla.
Limare il cannotto forcella facilita l'inserimento e l'estrazione dell'expander, oltre a diminuire le possibilità di tagliarsi durante le fasi di montaggio/smontaggio.
 
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sante pollastri

Guest
Mi pare che abbia detto altra cosa, che lui non farebbe mai come Colnago, De Rosa, Trek ecc. Non gli piace quello stile di lavoro, non i loro lavori in sè. E non puoi essere diverse, quando sei un'impresa con una sola persona stile veneto "fasso-tuto-mi".

Vivendo appunto in Veneto, conoscendo abbastanza bene la realtà dell'imprenditore e dell'artigiano delle mie parti, mi ricorda molto questo telaista: faccio tutto io perchè tutto sia perfetto esattamente come voglio io.

Io stesso ho spesso e volentieri questo atteggiamento, anche se ho un dipendente (che è il mio ex titolare, che per 35 anni ha fatto questo lavoro) e mio papà... La tendenza è quella di fare tutto in prima persona, parlare con ogni cliente ecc. per dare il mio stile, perchè tutto sia perfetto. Purtroppo a me non è possibile e ho bisogno di due (anche tre volendo...) persone che mi aiutino.

Mi sono piaciute molte cose di questa intervista, di quanto diceva, che credo fondamentale:
-che bisogna cominciare la gavetta dal basso (riparazione di bici vecchie, veri e propri scassoni: qui abbiamo qualcosa in comune!)
-che la gavetta non dura mezza giornata, che ci vogliono ANNI per imparare a montare come Dio comanda una bici, per fare una ruota degna di questo nome, per costruire un telaio che non siano 8 tubi buttati su insieme
-che il lavoro non si fa per fare soldi, per puro business, ma soprattutto per soddisfazione personale. Ci sono lavori che nessuno mai saprà che tu hai fatto, che non ne comprenderà mai il significato e la cui importanza è magari marginale, ma che fai e fai bene solo perchè sta bene fatto così e non vorresti fare diversamente. Mi viene in mente il limare un tubo forcella tagliato anche sul lato interno per smussarne lo spigolo tagliente (a cosa serve? Niente, ma sta bene fatto), a raggiare una ruota con un dato schema di raggiatura, allineando la scritta sul mozzo col foro della valvola, montare un tubolare con l'etichetta sul lato destro (o il copertoncino con la scritta della marca all'altezza della valvola...) e via discorrendo

niente di piu' e niente di meno di quello che noi tutti facciamo o abbiamo fatto,cominciare dal basso,imparare un mestiere ed impegnarci al massimo delle nostre possibilità.
 

pluto69

Pedivella
12 Novembre 2009
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GRAZIELLA
tanto rispetto ed ammirazione per una persona che ha perseguito il suo sogno e ne ha fatto una professione che gli permette di
"pagare le bollette" ma non mi piace che dica che non spenderebbe per comprarte un telaio di suoi concorrenti, nessuno glielo ha chiesto, io per esempio non comprerei mai uno dei suoi
 
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sante pollastri

Guest
Mah, io non vedo "raffronti" con altri produttori: dice semplicemente che non gli piace il modello da "imprenditur" alla Colnago o quello "corporate" alla Trek, ma che c'è spazio per tutti ovviamente. Sono scelte di vita.
Come Dazza da subito ha capito che voleva limare e saldare per tutta la vita, da subito il cav. Ernesto voleva fare l'industriale e non rimanere con le mani nel grasso a vita. Idem un Dick Burke che ha creato Trek con l'intento di farne un'industria non altro.
Sono scelte. Mica per questo sono critiche polemiche.
Penso che persino Dazza stesso per suo figlio comprerebbe un triciclo Trek da bambini piuttosto che saldargliene uno in inox con congiunzioni (ora che l'ha finito quello ha preso la patente :-) ).

La questione dei pezzi cinesi e dell'immagine mi pare una dei soliti argomenti stile bar cina...alla fine qui cosa conta? Dove è stato fatto o quanto costa la congiunzione o il lavoro e la tecnica dell'artigiano?
Le bici non sono brunello di montalcino o sassicaia che devono avere le uve docq per essere tali.
Una bici saldata da me coi migliori tubi del mondo resterebbe cmq un cesso.
Una bici saldata coi tubi innnocenti da Dazza magari fa un figurone :-)

la questione dei "pezzi" da bar Cina credo sia stata superata da tutti noi ciclisti,il problema,invece,rimane per coloro che vi ricorrono evitando di rendere la cosa pubblica,quasi fosse una cosa di cui vergognarsi,tutto qui.
 
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sante pollastri

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tanto rispetto ed ammirazione per una persona che ha perseguito il suo sogno e ne ha fatto una professione che gli permette di
"pagare le bollette" ma non mi piace che dica che non spenderebbe per comprarte un telaio di suoi concorrenti, nessuno glielo ha chiesto, io per esempio non comprerei mai uno dei suoi

appuntoo-o
 

bdiegoz

Purple Mod
4 Novembre 2007
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Mi pare che abbia detto altra cosa, che lui non farebbe mai come Colnago, De Rosa, Trek ecc. Non gli piace quello stile di lavoro, non i loro lavori in sè. E non puoi essere diverse, quando sei un'impresa con una sola persona stile veneto "fasso-tuto-mi".

Vivendo appunto in Veneto, conoscendo abbastanza bene la realtà dell'imprenditore e dell'artigiano delle mie parti, mi ricorda molto questo telaista: faccio tutto io perchè tutto sia perfetto esattamente come voglio io.

Io stesso ho spesso e volentieri questo atteggiamento, anche se ho un dipendente (che è il mio ex titolare, che per 35 anni ha fatto questo lavoro) e mio papà... La tendenza è quella di fare tutto in prima persona, parlare con ogni cliente ecc. per dare il mio stile, perchè tutto sia perfetto. Purtroppo a me non è possibile e ho bisogno di due (anche tre volendo...) persone che mi aiutino.

Mi sono piaciute molte cose di questa intervista, di quanto diceva, che credo fondamentale:
-che bisogna cominciare la gavetta dal basso (riparazione di bici vecchie, veri e propri scassoni: qui abbiamo qualcosa in comune!)
-che la gavetta non dura mezza giornata, che ci vogliono ANNI per imparare a montare come Dio comanda una bici, per fare una ruota degna di questo nome, per costruire un telaio che non siano 8 tubi buttati su insieme
-che il lavoro non si fa per fare soldi, per puro business, ma soprattutto per soddisfazione personale. Ci sono lavori che nessuno mai saprà che tu hai fatto, che non ne comprenderà mai il significato e la cui importanza è magari marginale, ma che fai e fai bene solo perchè sta bene fatto così e non vorresti fare diversamente. Mi viene in mente il limare un tubo forcella tagliato anche sul lato interno per smussarne lo spigolo tagliente (a cosa serve? Niente, ma sta bene fatto), a raggiare una ruota con un dato schema di raggiatura, allineando la scritta sul mozzo col foro della valvola, montare un tubolare con l'etichetta sul lato destro (o il copertoncino con la scritta della marca all'altezza della valvola...) e via discorrendo

quoto. Ho visto decine di casi in cui il titolare di una piccola ditta ha rifiutato di essere inglobato in una più grande (con consistenti ricavi economici) per chè in questo modo avrebbe dovuto "cedere" qualcosa di suo. Non è arroganza, è stile: quello che viene fuori da anni di lavoro, di gavetta dal basso. Stile che è la cifra e la dignità del lavoro.