Paris-Brest-Paris 2023

Ser pecora

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domanda, forse, leggermente o.t.

nel 2019 la PBP "valeva", se on avevo visto male, anche come "qualifica" per la RAAM
si sa se sarà uguale per l'edizione 2023?

chiedo scusa se sono uscito dalla discussione in sè

Non mi sembra che la PBP valga come qualificazione alla Raam, non essendo una gara.

 

Ser pecora

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Approfitto della presenza di Ser Pecora per fare alcune considerazioni sull'organizzazione della prossima PBP

Con la popolarità di una manifestazione è normale che cresca anche il numero delle persone che desiderano parteciparvi.
Portare il numero dei partenti ad 8000, con le attuali regole, rischia però di ingolfare i punti di controllo, ad esempio già nel 2019 a Brest la coda per mangiare un pasto caldo era lunghissima e molti hanno dovuto rinunciare.
Mi sembra che, volendo aumentare il numero dei partecipanti una possibile soluzione potrebbe essere aumentare il tempo fra le partenze dei vari gruppi, magari rendendoli meno numerosi. Anticipando le prime partenze e posticipando le ultime, la "pressione" sui punti di controllo dovrebbe ridursi.

E' fisiologico che aumentando la popolarità ed il numero dei partecipanti, nella massa, aumentino anche le persone impreparate all'impegno richiesto.
I brevetti di qualificazione servono ad evitare tale rischio e nelle edizioni del 2007 e 2011 non mi sembra che ci siano stati problemi (a parte la pioggia nel 2007...)
Nel 2019 qualcosa nel meccanismo dei brevetti di qualificazione non ha funzionato ed anche io ho visto personaggi improbabili, con attrezzature inadeguate e già in difficoltà dopo pochissimi chilometri.
Ovviare al problema della scarsa affidabilità dei dati dei brevetti effettuati in paesi lontani mi pare oggettivamente difficile, quindi occorre rendere, per i comitati nazionali, non conveniente fare accedere alla PBP le persone non preparate.
Forse tornare alle quote di iscrizione riservate per ogni singola nazione, legando i posti disponibili alla percentuale di abbandoni nella precedente edizione potrebbe essere un deterrente per ridurre il fenomeno.

Spero comunque che la PBP non diventi "troppo grande" e non rischi di perdere il suo fascino e quell'atmosfera che la rende una esperienza umana davvero "speciale"

-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.

-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...

-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).

-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.

-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:

-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)

-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.

-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.

-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.

-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.

Scusate il pippotto.
 

martin_galante

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-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.

-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...

-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).

-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.

-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:

-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)

-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.

-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.

-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.

-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.

Scusate il pippotto.
Per filo e per segno come la vedo io su ogni punto. Cose tipo il bag-drop le posso pensare per categorie speciali di corridori - per esempio con disabilita' che richiedono un supporto materiale speciale. Se la borsa te la passa l'organizzazione, che autosupporto e'? (Poi non voglio pensare al caos organizzativo, su 8000 persone di certo qualcuno sbagliera' il checkpoint dove ritirare etc).

Inoltre, appunto, non e' una gara, quindi non e' che si possa dare il bag-drop a tutti perche' c'e' uno sfigato che se la fa passare lo stesso; o gps tracking per tutti perche' un altro sfigato ha preso l'autobus per non finire fuori tempo.

I ristori certo possono essere pure un momento di socializzazione, ma se mancano i volontari si possono pure ridurre i servizi (tipo ristoro o altro) invece di aggiungerne. Questo non toglie che si possa essere attenti al tempo, che pero' non e' solo wattaggio medio, ma pure tutto il resto. Altri tipi di eventi non mancano, non e' che dico di ridurre il ciclismo alle rando.
 

Ser pecora

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Questo non toglie che si possa essere attenti al tempo, che pero' non e' solo wattaggio medio, ma pure tutto il resto. Altri tipi di eventi non mancano, non e' che dico di ridurre il ciclismo alle rando.

Ma chiaro che no. Il ciclismo è ampio e variegato e con vasta scelta per tutti i gusti.

Tra l'altro ricordo che i brevetti permanenti possono essere affrontati in varie modalità, da quella turistica a quelle argento e oro con una media minima per essere omologati come tali. Quindi un lato competitivo nelle rando può essere mantenuto eccome. comprese quelle che uno si fa da solo.
 
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Comunque a mio avviso le pessime statistiche asiatiche sono in parte mitigate da altri fattori:
-scarsa cultura ciclistica al di la della performance atletica. Se hai usato pochissimo una bdc, e impieghi un'ora a riparare la catena perche' sulla bici da citta' era diversa, le tue possibilita' diminuiscono. Ma anche il modo ed i tempi del traffico, il tipo di strade, la segnaletica in Europa e' diversa da India o Thailandia. Pensate di guidare o pedalare in uno di questi paesi: lo stress vi affatichera' il doppio.

-fuso orario. Ben pochi possono arrivare giorni in anticipo. Anche se si parte la sera, il fuso puo' avere su molti effetti devastanti sulla concentrazione e performance.

-problemi intestinali. Non e' una sciocchezza, se cambiate paese cosi' drasticamente, la flora batterica alla quale siete esposti cambia radicalmente, e la risposta dell'intestino e' ovvia. Se pure andate in un paese anche con ottime condizioni igieniche, tipo Korea o Giappone, non avrete grossi problemi, ma di certo non potrete mangiare kg di carbo senza conseguenze. Magari se non pedalate non ve ne rendete neanche conto, ma se state un giorno in sella a pedalare e mangiare, rischiate.

Certo, questo non spiega certe statistiche, ma in parte le mitiga. Se partecipano ad una manifestazione locale di uguali caratteristiche, ma in India, un italiano ed un indiano di uguali caratteristiche atletiche, e' chiaro chi sara' avvantaggiato.
 

martin_galante

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Ma chiaro che no. Il ciclismo è ampio e variegato e con vasta scelta per tutti i gusti.

Tra l'altro ricordo che i brevetti permanenti possono essere affrontati in varie modalità, da quella turistica a quelle argento e oro con una media minima per essere omologati come tali. Quindi un lato competitivo nelle rando può essere mantenuto eccome. comprese quelle che uno si fa da solo.
Lo dico con zero esperienza di organizzazione, non basterebbe essere piu' stringenti sui brevetti. Per esempio passarli anche l'anno prima obbligatoriamente.
 

pedalone della bassa

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-Aumentare il n° dei partecipanti pone vari problemi, dalla logistica alla sicurezza. È chiaro a tutti che con 8000 (e qualcuno provocatoriamente dice "coi 12000 del 2027) l'ACP non potrà più organizzarla in autonomia, nonostante le centinaia di volontari, ma dovrà affidarsi a contractors esterni. Col rischio che questi poi snaturino il tutto anche solo per le loro modalità operative.

-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...

-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).

-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.

-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:

-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)

-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.

-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.

-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.

-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.

Scusate il pippotto.


io ad una rando ho ricevuto un pacco gara :shock:

unica cosa: una amante della bici può, però, condividere, in egual misura, la passione per le Rando, per le g.f. e per le ultra
 

Ser pecora

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Comunque a mio avviso le pessime statistiche asiatiche sono in parte mitigate da altri fattori:
-scarsa cultura ciclistica al di la della performance atletica. Se hai usato pochissimo una bdc, e impieghi un'ora a riparare la catena perche' sulla bici da citta' era diversa, le tue possibilita' diminuiscono. Ma anche il modo ed i tempi del traffico, il tipo di strade, la segnaletica in Europa e' diversa da India o Thailandia. Pensate di guidare o pedalare in uno di questi paesi: lo stress vi affatichera' il doppio.

-fuso orario. Ben pochi possono arrivare giorni in anticipo. Anche se si parte la sera, il fuso puo' avere su molti effetti devastanti sulla concentrazione e performance.

-problemi intestinali. Non e' una sciocchezza, se cambiate paese cosi' drasticamente, la flora batterica alla quale siete esposti cambia radicalmente, e la risposta dell'intestino e' ovvia. Se pure andate in un paese anche con ottime condizioni igieniche, tipo Korea o Giappone, non avrete grossi problemi, ma di certo non potrete mangiare kg di carbo senza conseguenze. Magari se non pedalate non ve ne rendete neanche conto, ma se state un giorno in sella a pedalare e mangiare, rischiate.

Certo, questo non spiega certe statistiche, ma in parte le mitiga. Se partecipano ad una manifestazione locale di uguali caratteristiche, ma in India, un italiano ed un indiano di uguali caratteristiche atletiche, e' chiaro chi sara' avvantaggiato.

Vero, però ad esempio i giapponesi non hanno mai avuto i tassi di abbandono di altri asiatici. MA, storicamente hanno sempre un n° elevatissimo (spesso il più elevato) di OTL. Il che mi fa pensare che arrivino preparati bene logisticamente, senza esserlo atleticamente. La gran parte però la PBP la porta a casa.

L'impressione che hanno avuto tutti quelli che hanno incrociato indiani, thailandesi e taiwanesi (un combinato con un tasso di abbandono del 70%) è che fossero ciclisti improvvisati. Dai mezzi al resto. Cosa che per chi ha fatto la serie super-rando è improbabile.
 

Ser pecora

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unica cosa: una amante della bici può, però, condividere, in egual misura, la passione per le Rando, per le g.f. e per le ultra

Certo. Io non sto criticando chi fa ultra o Dh. Io stesso faccio un po' di tutto.
Io sto solo dicendo cosa uno dovrebbe aspettarsi nel fare una rando.

Se mi presentassi al TorTour lamentadomi che vanno tutti troppo veloci e non mi raccontano le barzellette mentre si pedala sarei sciocco uguale.
 
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unica cosa: una amante della bici può, però, condividere, in egual misura, la passione per le Rando, per le g.f. e per le ultra
Certo. Io non sto criticando chi fa ultra o Dh. Io stesso faccio un po' di tutto.
Io sto solo dicendo cosa uno dovrebbe aspettarsi nel fare una rando.

Se mi presentassi al TorTour lamentadomi che vanno tutti troppo veloci e non mi raccontano le barzellette mentre si pedala sarei sciocco uguale.

Accidenti, ma allora su questa discussione siamo tutti d'accordo. Potremmo riportarla ai livelli di interesse medi del forum dibattendo se per la PBP siano meglio i dischi o i freni tradizionali.
 

Zonzolo

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-Allo stesso tempo la PBP è da sempre (da quando è una randonnée) un evento che dovrebbe essere perlopiù un happening, un ritrovo globale dei randonneurs. Il cui fascino emana dall'essere la più anziana e storica. Non certo per essere la più estrema o quella col percorso più bello. Quindi l'essere aperta a tutti è un suo segno distintivo. Chiaro che non può esserlo all'infinito. D'altronde l'esplosione di iscrizioni dell'ultimo anno era imprevista. Il n° di richieste per nuovi BRM qualificativi però evidenzia il chiaro trend all'aumento esponenziale o quasi di possibili iscritti. In particolare per i paesi asiatici. D'altronde è ancora chiaro che se ad esempio i soli cinesi si mettessero a fare brevetti con assiduità i numeri esploderebbero solo grazie a loro. Un tema che si presenta un po' ovunque...

-Una ovvia risposta è quella solita: le quote, "prima i nostri", etc...si va cosi però a contraddire il punto sopra. E probabilmente ad "uccidere" la PBP, facendola tornare ad essere un affare quasi solo francese (Francia in cui i BRM organizzati sono in calo invece).

-A mio avviso il problema dei brevetti farlocchi in paesi lontani è oggettivo, ma risolvibile. In primis bisognerebbe "formare" gli organizzatori ed i responsabili degli Audax mondiali. Le differenze di mentalità nell'affrontare le rando nei vari paesi è evidente. Ma questo è solo frutto del modo in cui vengono organizzati.

-Che ci siano delle differenze nella cultura di come si affrontano le rando penso sia solo arricchente, ma alcuni punti, per me, devono essere chiari:

-Le rando non sono ultracycling (nel senso di gare vere e proprie)

-una randonnée è un evento ciclistico di "lunga distanza" (e si, 200km sono lunga distanza) ma al fine principale di socializzare e conoscere il territorio. Da evitare quindi la deriva "all'estremo" in km e dislivello. Si torna al punto precedente. Chi vuole combattere la crisi di mezza età con "l'estremo" vada a fare le gare di ultra.

-le randonnée sono e dovrebbero essere eventi svolti IN AUTONOMIA. I "ristori" ed i bag-drop non possono e non devono essere la regola. Se no si torna sempre al punto dell'ultra: chi vuole avere la pappa pronta e la mantellina calda perché deve fare "il tempo" si faccia seguire dalla "crew" negli eventi ultra.

-Corollario: le rando dovrebbero essere principalmente brevetti permanenti. Invece in giro per il mondo si sta imponendo (o si sono già imposti) gli eventi organizzati, coi calendari, etc. stile granfondo. Questo secondo me è uno dei problemi principali nel cambiamento in atto nella cultura rando "originaria". Troppa gente ha fiutato il business (o ci prova) e organizza rando coi ristori, coi "prodotti offerti da"...manca giusto il pacco gara... tante rando stanno diventando "GF low cost", con tutto quello che ne consegue. Compresi anche gli itinerari. Quelli "a petalo", comodissimi, certo, che senso hanno in ottica rando? E non vado oltre.

-L'ACP per me deve farsi garante che i BRM (gli altri siano pure liberi) rispettino certe regole. In questo modo chi va poi alla PBP ci arriva con lo spirito giusto. Se no, se deve essere l'evento "da fare" stile maratona di NY o l'Ironman di turno io sono d'accordo col mettere l'iscrizione a 1000eu, con tutti i servizi da tour operator che a quel punto sono dovuti. Compresi i menu vegani ai ristori e il cambio ruote in corsa.

Scusate il pippotto.

Non devi scusarti di nulla, le considerazioni sull'evoluzione della nostra passione sono sempre interessanti, "chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando" non sono mai domande banali e ascoltare delle risposte non banali è arricchente.
Ho un solo dubbio, quanto è possibile per l'ACP "formare" i responsabili audax in paesi lontani? Se attuabile sarebbe la soluzione ideale, ma immagino che questo, almeno in parte,venga già fatto dall'ACP ed i risultati nel 2019 non sono stati esaltanti...

Spero che i punti che hai indicato e che condivido in pieno siano condivisi e difesi dall'ACP.
Qui in Italia molte randonnèe sono diventate delle "GF low cost" e la differenza con quelle organizzate 15 anni fa è enorme.
Anche i partecipanti alle randonnèe sono cambiati e lo "spirito di convivialità" purtroppo spesso è un bel ricordo.

In un 600 km ho forato di notte, sotto l'acqua, da solo e in un bosco senza il minimo riparo a disposizione. Il massimo della sfiga!
Era comunque una eventualità alla quale ero in grado di far fronte, ma in uno "spirito di convivialità" mi aspettavo che qualcuno passando mi chiedesse se avevo bisogno di aiuto.
Sono passati in parecchi senza degnarmi di un saluto, si è fermato ad aiutarmi, non richiesto, un randonneur del Belgio.
Tutti gli altri che passavano erano troppo impegnati a "fare il tempo".
 

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Accidenti, ma allora su questa discussione siamo tutti d'accordo. Potremmo riportarla ai livelli di interesse medi del forum dibattendo se per la PBP siano meglio i dischi o i freni tradizionali.

io voto per le bici "sdraiate" :==
scusate, ma non mi sovviene il nome, ma rimango sempre impressionato di come riescano a farsi una PBP sdraiati su quelle "bici" :azz
 

Ser pecora

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Qualcuno ha proposto una commissione che vada sul luogo. Pare che un vecchio presidente dell'ACP, Lepertel, negli anni '70 girasse il mondo "a portare il verbo". Quindi coi mezzi oggi a disposizione non sarebbe più difficile.
 

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io voto per le bici "sdraiate" :==
scusate, ma non mi sovviene il nome, ma rimango sempre impressionato di come riescano a farsi una PBP sdraiati su quelle "bici" :azz
In salita tribolano perchè non possono sfruttare il peso del corpo, ma in pianura, una volta che hanno preso velocità e soprattutto in discesa, sono dei missili.
 

Bert5quant1

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Considerando che la raam sono circa 5 PBP di fila io "allungherei" un pochino :mrgreen:
Bosognerebbe chiamarsi Nico Valsesia, 2ndo alla Raam 2014 e poi terzo, sesto... dal mare alla cima dell'Aconcagua in 22h 41 m, ecc ecc. Ma gli allenamemti che fa e la testa (= tenacia) che ha sono da alieni!
 
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Entro fine mese dovrei discutere con un amico sui piani futuri. Avrei due domande per chiarirmi le idee:

-con un brevetto da 600km nel 2022 si puo' stare tranquilli per la preiscrizione che garantisca la partecipazione nel 2023, o ci si aspetta numeri tali da dover pensare al 1000? La differenza e' notevole perche' di 600 se ne trovano un po' ovunque, mentre per i 1000 si parla di tutt'altra logistica e di certo non si puo' improvvisare (almeno per me).

-si possono passare i brevetti di qualificazione e preiscrizione in paesi diversi?

Grazie