Secondo me è peggio considerarsi "colleghi" degli altri ciclisti, cominciare a pensare idiozie come quale sia il "ciclista vero" (dove "vero" non significa niente, se non che è il ciclista di cui ci sentiamo, appunto, "colleghi", mentre gli altri cosa sarebbero, ciclisti finti?
), quale sia lo spirito della
famiglia dei ciclisti ecc.
La famiglia dei ciclisti non esiste, non esistono colleghi, esistono perfetti estranei con cui ci incrociamo in bici, ma può benissimo darsi che ci troveremmo meglio, a livello personale, con l'automobilista che ci ha appena fatto il pelo che con il ciclista che abbiamo appena salutato.
Detto questo, non vedo perché farsi toccare più di tanto da cosa può dire un perfetto estraneo per strada o partire con ipotesi che sono soltanto un ricambiare l'insulto:
Una delle peggiori discussioni che abbia letto, per non dimenticare il "è grazie a quelli (loro, sempre gli altri, mi raccomando
) che l'Italia ecc ecc", come già fatto notare da Alessiuccio.