Quest'anno, per diversi motivi, ho pedalato pochissimo, anzi diciamo niente, passando da più di 10.000 km della scorsa stagione a meno di 1.000 dall'inizio di quest'anno ad oggi.
Rinunciare agli allenamenti in settimana, al lungo della domenica, etc. non è stato inizialmente semplice, ma col tempo mi ha consentito di comprendere appieno l'entità della mia "dipendenza" dalla bici e valutarla.
Prima di questo periodo non mi ero accorto di quanto eccessivamente mi fossi dedicato alla bici, sottraendo ore ed ore agli affetti, agli amici, al riposo, alle vacanze, etc.: in altre parole ero diventato un "assente ingiustificato" in nome della mia passione, evidentemente non più sana.
Questo mi ha portato a riflettere, in particolare se, per un ciclista "amatore", è ragionevole vivere la sua "passione" in questi termini. Mi sono risposto da uomo innamorato della mia famiglia e da ciclista incantato da questo sport, che no, non può essere vissuta così; perché così non è più passione ma egoismo e fanatismo.
"Staccare" mi ha consentito di dare il giusto peso alle cose, e riformulare la mia gerarchia dei valori. Così facendo la bici è ritornata ad occupare il posto corretto nella scala delle mie priorità, e di conseguenza, a farmi divertire, rilassare, in altre parole è tornata una passione genuina. Se una settimana non pedalo non muore nessuno, se domenica piove e non esco chissenefrega, se una settimana posso uscire tutti i giorni, ottimo! ...
Ma non è tutto.
Quello che ho potuto vedere in quest'ultimo periodo, inoltre, è quanto spesso sia grottescamente esasperato l'ambiente amatoriale (che avevo abbandonato già da un pò), quello delle granfondo per intenderci, dove addirittura molti - rincorrendo sogni di gloria da raccontare al bar dello sport - finiscono per assumere rischi totalmente fuori dagli schemi di queste "competizioni".
Competizioni che, almeno dalle mie parti, sono quanto di più scriteriato si possa vedere: strade ridotte come in scenari post bellici, pacchi gara miseri (a fronte di costi sproporzionati), incroci non presidiati, assistenza assente, rifornimenti in gara miseri, auto al seguito solo dei primi, auto di fine corsa che supera i partecipanti dopo pochi minuti dal via (con tanti saluti alla sicurezza di quasi tutto il gruppo), pasta party da campo profughi, etc., insomma cose trite e ritrite su questo forum.
Senza tacere dell'argomento doping e dei sospettati di doping, ormai quasi una costante a contorno di queste manifestazioni.
Lungi da me esprimere giudizi su chi vi prende parte - che sicuramente vi trova nutrimento e stimoli per la propria passione - ho, però, riflettuto anche su questo; ed ho maturato la decisione di non alimentare più, di mia tasca e con la mia presenza, tutte quelle manifestazioni (molte) tirate su esclusivamente per speculare sulla pelle di chi, come me, ama andare in bici.
In definitiva, scalare marcia, rallentare, ha consentito di assegnare alla bici il giusto collocamento nella mie giornate ed alimentare la mia passione come mai avrei immaginato.