nelle corse a tappe di tre settimane, sempre facendo riferimento alla letteratura, dicono che il grosso problema è il calo prestazionale dovuto al calo della condizione sanguigna dovuto allo sforzo prolungato. In pratica dicono che partono con l'ematocrito a 50 e arrivano alla terza settima che ce l'hanno a 40 e quindi si bombano per compensare questo fenomeno. Non penso che in merito a questo un giorno o due di riposo in più possano fare la differenza nel senso che anche sentendoti fisicamente più riposato se però il sangue continua a impoverirsi a quella maniera non elimini il fenomeno che maggiormente incide sulla necessità di doparsi.
L'unica soluzione sarebbe monitorare giorno dopo giorno, ogni singolo giorno ogni singolo atleta per verificare che l'andamento dei parametri sia compatibile con lo sforzo compiuto. Solamente che una soluzione del genere sarebbe eccessivamente costosa, logisticamente impossibile (
come fai a pensare di fare 300 controlli al giorno tutti i giorni, nemmeno con un intero ospedale e un esercito di medici a disposizione ) e eticamente discutibile ( ridurrebbe i ciclisti a una sorta di topi da laboratorio ) e quindi inattuabile, oltre al fatto che tale soluzione, se attuabile, magari ridurrebbe il ricorso al doping durante la gara ma non certo durante il periodo della preparazione alla gara dove i ciclisti continuerebbero a bombarsi per forzare il ritmo degli allenamenti e presentarsi al primo giorno di gara ancora più al limite.
Il concetto, a livello medico e fisiologico e', semplificando, questo.
Naturalmente, negli anni, la ricerca verso la prestazione assoluta ha prodotto una tipologia e un uso dei farmaci dopanti diverso. Non assistiamo piu', se non raramente e per brevi tratti, a prestazioni con VAM pari a quelle dell' EPOca d'oro ma, in compenso, si sono livellate le prestazioni dei primi a livello di crono. E, nell'economia del giro, le medie sono rimaste inalterate. Questo significa semplicemente che vi e' una nuova consapevolezza nell'utilizzo dei farmaci: pensare che i ciclisti di oggi al limite dell'anoressia e con gravi disordini di tipo alimentare riescano a prodursi negli stessi sforzi e con le stesse medie generali dei ciclisti dell'EPOca d'oro senza alcun "aiuto", perdonatemi ma mi sembra come credere alle fate, agli gnomi e a sai baba che cammina sull'acqua.
Fisicamente c'e' una ricerca estrema verso la magrezza con il fine di aumentare il rapporto peso potenza fino ai limiti. Tale magrezza e' compensata chimicamente per dotare i soggetti di resistenza e di capacita' di recupero inumana. Ecco, uno degli aspetti fondamentali (detto da alcuni medici sportivi fra i quali alcuni delle nazionali di vari sport che ho avuto il piacere di conoscere durante qualche congresso) e' proprio il riuscire ad aumentare in modo estremo la capacita' di recupero a livello muscolare, tendineo, ematico...insomma a tutti i livelli che coinvolgono il fisico di un atleta. Pensare che questo venga ottenuto solo con l'allenamento, l'alimentazione e qualche supplemento e' davvero ridicolo.
E, attenzione, siamo solo all'inizio: gia' si paventa e si parla di doping genetico. L'esperienza insegna che quando si comincia, in questo campo, a parlare di una cosa, si e' gia' molto avanti nella sperimentazione se non nell'utilizzo. Vedremo i prossimi atleti che usciranno.
Purtroppo, come ho gia' scritto in altro topic, si tratta di fama, potere, soldi, tutti ingredienti che riescono ad esaltare una delle caratteristiche umane latenti: l'avidita'.
Il gioco e' enorme, gl iinteressi altrettanto, l'indotto mostruoso.
Soprattutto ora, in un periodo e in un mondo in involuzione culturale e abbattimento etico evidente (non e' importante diventare "famoso" eccellendo in qualche campo: l'importante e' esserlo a qualunque costo), temo che dichiarare guerra ad un meccanismo del genere sia impossibile.
Chi la dichiara, guarda caso, lo fa molti anni dopo, lontano dal clou dell'azione, riferendosi sempre al passato e, udite udite, con un notevole rientro economico. Non sono ottimista, mi spiace.
Money rules!