La differenza di prezzo tra una bici mail order (Canyon tanto per fare un nome che qui tutti conoscono) ed una venduta a banco è di qualche centinaia di euro per i modelli di media gamma che diventa forse qualcosa di più (1000 e passa euro) per i modelli top.
Ecco, quello è il margine che va mediamente ai rivenditori.
Un margine per ottenere il quale debbono spesso fare i salti mortali riempendosi i magazzini di cancelli o bici che sanno che potranno rivendere a stento o comunque fare volumi impensabili.
E questo, intanto, è il primo punto.
Ho scritto quello che penso essenzialmente (anche) per spezzare una lancia a loro favore (i rivenditori) visto che se la situazione è questa non mi pare tanto irrealistico pronosticare una loro estinzione (almeno della maggior parte) a favore del commercio on line, dopodiché per l'assistenza andremo tutti a scaricare i tutorial su you tube, no problem.
Capitolo secondo: l'accostamento del prezzo di un' automobile, di uno scooter a quello di una bicicletta top di gamma era la risposta, paradossale, anche a chi sosteneva che i costi di produzione delle biciclette sono giustificati per via della ricerca e progettazione. I costi R&D ci sono in ogni azienda ma, così, a naso, mi verrebbe da pensare che siano più consistenti per progettare un'automobile che una bicicletta in carbonio... altroché gemma di ingegneria...) e pure l'obiezione che il prezzo del top di gamma bici vada rapportato solo al top di gamma auto/moto è figlia proprio della concezione distorta che si ha della questione: un kg di farina, anche di quella più raffinata, non può mai costare come un kg di carne di manzo, anche se non è chianina, vedi listino borse merci ). Se un kg di farina costa quanto un kg di manzo significa che è successo qualcosa di molto brutto...
Dare la colpa al marketing non sposta i termini della questione: che una bici costi 1000 perché il costo di fabbricazione è 100 e 800 è il costo sopportato dal produttore per reclamizzarla non mi sposta tanto il tema, visto che sto sempre comprando un bene che vale 100.
I costi di una sponsorizzazione rientrano legittimamente tra le strategie di sviluppo dell'azienda (e ci mancherebbe altro...) ma non aggiungono nulla al valore venale del bene. Una F10, anche se guidata da Froome al Tour, sempre una bicicletta di carbonio rimane: piacerà e troverà gradimento, nel limite in cui il consumatore magari non simpatizzi per
Cannondale che pur non supportando più un corridore vincente dai tempi di Sagan mi risulta abbia ugualmente le sue nutrite schiere di estimatori.
Dopodiché che il dato stia bene e venga accettato come una cosa "normale" nel nostro sistema di cose ci sta, mica sono così sprovveduto da non capirne le dinamiche: il fatto però che nessun operatore di settore si azzardi mai a far presente che se si continua a chiedere per un litro d'acqua lo stesso denaro che si domanda per un litro di champagne probabilmente la giostra presto si fermerà, mi porta a pensare due cose. O che a tutti gli operatori di settore conviene che la situazione rimanga così (e ciò sarebbe tipico dei sistemi di comparto "drogati" ed autoreferenziali dove il disvalore del prodotto viene ribaltato solo sul consumatore finale e dove nessuno riesce ad avere una visione più oggettiva e sopraelevata rispetto ai suoi interessi particolari, è successo con la moda ad esempio e sono in tanti che si stanno leccando ancora le ferite), oppure che non vi sia una sufficiente maturità dei consumatori (vuoi per disinformazione, disinteresse o semplicemente grado di opulenza medio) per sollecitare una revisione critica dall'interno del sistema (il classico a raga' damose 'na regolata senno saltamo tutti quanti).
Rispondo quindi che tra le due opzioni preferisco lo sconto, perché significa che sto acquistando in negozio che, dopo di me, è l'anello più debole della filiera e forse solo per questo è meno insensibile alle mie necessità.