Allora, mi sono fermato un attimo a respirare al minuto 1.30 dove dice che la chemioterapia non serve.
Mi sono ripreso facendomi due risate al disclaimer di responsabilità che c'è poco dopo, dove si dichiara che ciò che si sta per affermare potrebbe non essere esatto
Mi sembrerebbe già più che sufficiente a proiettarlo nella grande galassia delle cagate pazzesche (Cit.)
Comunque mi sono fatto coraggio e ne ho visto altri dieci minuti.
Fermo restando che lo scopo evidente del video è "venite da noi che gli altri sono tutti brutti e cattivi" e non certo quello di denuncia, e che utilizza in modo pacchiano le tecniche di video marketing che (se le fanno gli altri) sono le armi del diavolo, usa, distorcendole, certe critiche al mondo sanitario vecchie come il mondo. E che chiunque, ma proprio tutti tutti, lavori in ospedale dopo qualche anno, vede.
Anche dare la colpa all'industria farmaceutica, indicandola come la grande manovratrice, è un ritornello vecchio verniciato di complottismo che va tanto di moda.
Riguardo l'industria farmaceutica: è uno tra i business più grandi al mondo, dominata da multinazionali che investono miliardi e quindi vogliono guadagni di miliardi. Fanno quello che fanno e permettono tutti i sistemi capitalistici del mondo né più né meno, a prescindere da ciò che offrono. Quindi è abbastanza stupido dargli del "cattivone". Certo, in una visione romantica dovrebbero sviluppare i farmaci salva vita o i vaccini e regalarli al mondo intero ma così non può essere e dobbiamo farcene una ragione.
Più sensato (in negativo) è il discorso sull'orientamento che l'industria farmaceutica dà alla ricerca scientifica. Gli studi di settore e i grandi trials clinici costano una fortuna e difficilmente si trovano organizzazioni indipendenti che se ne sobbarcano i costi. Il risultato è quindi spesso in linea con ciò che gli azionisti si aspettano, che non vuol dire per forza che è "falso" ma che potrebbe essere "meglio". Il tutto complicato dal fatto che la medicina NON è una scienza esatta, che lo sviluppo della ricerca scientifica non procede in linea retta ma a zig-zag, a prove, spesso fermandosi e a volte tornando indietro e che i ricercatori sono talmente sottopagati che direbbero e farebbero qualsiasi cosa.
Sulle modifiche al ribasso dei limiti di soglia negli anni, ad esempio del colesterolo, c'è sempre stata puzza di bruciato tra gli operatori sanitari.
E' evidente la spinta dell'industria farmaceutica anche se, bisogna dirlo, ciò ha permesso una riduzione globale nella popolazione del rischio da iper colesterolemia. Qualche anno fa avere 250 era considerato normale, ora intorno ai 200 ti dicono almeno cosa dovresti o no mangiare.
E qui casca l'asino: è molto più facile prescrivere un farmaco che spiegare (perchè ci vuole tempo e sapere cosa dire) che regime alimentare seguire, sapendo purtroppo che ben difficilmente l'italiano medio modificherà le sue abitudini a tavola. Per cui la pastiglia è comoda e sono tutti contenti. E la "cattivissima" industria farmaceutica ringrazia.