Camoscio delle Dolomiti ha scritto:
Mettiamocelo in testa, devono evolversi e dobbiamo lasciare che loro seguano il loro processo evolutivo senza metterci il naso, scandalizzarci, o additare..
Non entro nel merito della qualità finale del prodotto finito "Made in Far East", nè sulle differenze tra fasciato e monoscocca (e si potrebbeparlare per ore).
Però è stata fatta una osservazione che secondo me ha dei pesantissimi risvolti sociali ed economici.
La mia azienda non opera nel settore ciclo, ma le problematiche legate alla concorrenza dei prodotti asiatici è la stessa in tutti i settori industriali e manufatturieri.
A me come individuo può interessare o meno il fatto che le leggi attualmente in vigore in Cina (leggi Taiwan, India, Pakistan etc) consentano una forte riduzione dei costi di produzione a tutto vantaggio della competitività.
Posso essere più o meno sensibile al fatto che vengano impiegati bambini nei processi produttivi.
Posso tollerare oppure no il fatto che gli scarti di lavorazione, le scorie e le acque inquinate vengano utilizzati anche per concimare, fertilizzare ed annaffiare le sterminate piantagioni di pomodori (che magari poi importiamo, inscatolati, perchè costano di meno dei S. Marzano campani).
Però come lavoratore e imprenditore, non posso tollerare che il prodotto fabbricato dalla mia azienda (che rispetta tutte, ma proprio tutte le leggi in vigore nel nostro Stato, con i relativi costi che si riflettono sul prezzo di vendita) subisca la concorrenza di un prodotto analogo, la cui produzione però è completamente sgravata da certi costi.
Per non parlare poi delle agevolazioni che il governo di alcuni paesi concede ai prodotti destinati alle esportazioni. Cioè, per chi non lo sapesse, alcuni governi come quello cinese, su molti prodotti esportati, concede numerose agevolazioni alle aziende produttrici, sottoforma di agevolazioni fiscali o ritorni diretti (rimborsi). Cosa che non accade per i prodotti destinati al loro mercato esterno. Cioè un'azienda viene incentivata ad invadere altri mercati (ognuno è invitato a riflettere in proprio su quali possono essere gli obiettivi a lunga scadenza di un piano del genere).
Tralasciando quindi tutti gli aspetti più o meno umanitari, sui quali, realisticamente, non possiamo intervenire, concludo dicendo che a me alla fine, come viene prodotto un telaio (o una scarpa, una lampada da tavolo, una sedia da giardino...) non interessa.
Però io che produco lo stesso telaio (o scarpa, etc) non ritengo assolutamente giusto che il mio prodotto debba confrontarsi sullo stesso mercato di uno prodotto con regole totalmente diverse.
Quindi si alle quote, ai controlli doganali, ai dazi e tutte le misure protezionistiche del nostro Mercato Comune, come peraltro previsto da tutti i trattati del WTO sullo scambio delle marci, ma non applicato per ovvi motivi di interesse economici di alcune parti.