Caro direttore,
ho letto molti commenti su questa vicenda di Santambrogio con i quali non mi trovo d’accordo. Non conosco i particolari più profondi, ma ho voluto fare una ricerca sui siti istituzionali di Uci e Coni per fare delle verifiche.
Nell’elenco
RTP del NADO-CONI, pubblicato nel mese di maggio 2014, il nome di Santambrogio
non compare, quindi vuol dire che l’atleta è stato tolto dall’elenco pubblicato in precedenza. Tale cancellazione avviene quando, riscontrata la perdita dei requisiti che impongono l’inserimento dell’atleta nell’elenco, da parte della Segreteria generale del Coni che solitamente la comunica all’atleta ed alla Federazione nazionale.
Nell’elenco RTP dell’UCI, l’ultimo è datato 14 agosto, il nome di Santambrogio non compare. Dalla lettura della Gazzetta di oggi ho appreso che Santambrogio ha reso le sue dichiarazioni alla
CIRC dell’UCI nello
scorso mese di giugno. A questa Commissione d’indagine dell’UCI doveva illustrare i motivi, i modi, i nomi (se vi erano dei nomi) che lo avevano portato a fare uso di doping in occasione dl Giro 2013.
Vi è poi da rilevare che Santambrogio non è mai stato oggetto di procedimenti, quindi delle conseguenti sanzioni da parte del TNA del CONI: questa è un’altra stranezza di questa storia. Un atleta squalificato non è tenuto a richiedere il certificato di esenzione terapeutica
«TUE» per fare cure che comportano l’uso di sostanze vietate contenute nella lista WADA: quindi sotto questo aspetto Santambrogio non ha commesso alcuna superficialità.
Ultimo aspetto, ma non meno importante a mio parere, credo si riscontri nel fatto che
Santambrogio nel 2014 non era un tesserato alla FCI o di qualsiasi altra Federazione, per il semplice fatto che lui era oggetto di una squalifica che scadeva nel maggio/giugno 2015.
Mi auguro che Santambrogio abbia solo avuto l’accortezza di dichiarare nel modulo relativo alla verbalizzazione del controllo, che gli è stato fatto su mandato dell’UCI, quali prodotti ha usato e le relative prescrizioni.
Detto questo leggendo il certificato medico pubblicato, datato 7 luglio, si rileva che gli erano stati prescritti una serie di esami clinici. Essendo esami relativi ad una patologia non influente sulla sua attività sportiva ritengo abbia usufruito dei servizi offerti da una struttura pubblica del SSN, come qualsiasi altro comune cittadino, e quindi potrà dimostrare con la documentazione relativa a quegli esami (prescrizioni, ticket ed esiti) la fondatezza delle sue ragioni.
In questa deregulation totale e senza criterio dell’applicazione delle norme non mi piace vedere una demonizzazione mediatica dei corridori sui social: credo che proprio in considerazione delle recenti vicissitudini di Santambrogio ci vorrebbe un poco più di cautela nell’esprimere giudizi sul web, specialmente se trincerati dietro un fantomatico ed irriconoscibile nickname, e valutare quanto ha affermato.
In attesa che la vicenda all’UCI abbia il suo naturale decorso che, stante la volontà espressa (che condivido) di non richiedere le controanalisi, ritengo sarà breve.
con immutata stima auguro a lei e a tutti i lettori di tuttobiciwe b.it un sereno Natale
Angelo Francini
http://www.tuttobiciwe b.it/index.php?page=news&cod=74943&tp=n
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Riceviamo dall'avvocato Alessi, grande esperto di questioni legali legate allo sport, ma soprattutto - ed è quello che conta - un inguaribile innamorato della bicicletta, una lettera aperta sull'ennesima questione che ha toccato Mauro Santambrogio.
Caro direttore, anche Santambrogio deve conoscere le regole
L'avvocato di Riccò, entra nel dibattito su Santambrogio
Caro direttore,
Non nego di aver fatto del facile sarcasmo sull'ennesimo caso di doping che si abbatte - tanto per cambiare - sul ciclismo . Frettolosamente, senza avere contezza di quanto, poi, il buon Mauro Santambrogio ha ritenuto di addurre a discolpa. Ritengo di aver sbagliato, contravvenendo ad una regola fondamentale: prima di giudicare, si valutino - o, quanto meno, si ascoltino - anche le argomentazioni dell' "incolpato".
Oggi, leggo il tuo commento, che m'induce a riflettere: non foss'altro perchè si ha evidentemente a che fare con una persona che dice - e scrive - cio' che pensa, un galantuomo che ama il ciclismo, e non una canaglia che mira a disfarsene.
E' sacrosanto, e del tutto auspicabile, che dovremmo improntare al
BUON SENSO, tutti quanti, il nostro operare. Altrettanto condivisibile che una rigida - dico io, ottusa - applicazione dei regolamenti nel cd. procedimento dell'antidoping possa apparire anche "ingiusta". Intollerabile, poi, non tanto la sovraesposizione mediatica (a cui, peraltro, ci stiamo assuefacendo ), ma cio' che tu, emblematicamente, definisci l'esposizione al
PUBBLICO LUDIBRIO. Però, però...
Sono anni che il ciclismo è nell'occhio del mirino dei soloni dell'antidoping : d'altra parte, continua a non passare neppure per l'anticamera del cervello l'idea - il sogno ? - che
sia giunto il tempo di provare, almeno, a porre mano ad una seria riforma normativa e regolamentare di tutto il coacervo di leggi e leggine in materia, che , tra l'altro, sotto la parvenza di una puntuale osservanza , valgono ad alimentare una vera e propria
INCERTEZZA DEL DIRITTO .
Per converso, non puo' dubitarsi che, soprattutto per un atleta ciclista PROFESSIONISTA, vi siano dei precisi obblighi, consacrati non solo nelle norme, ma nella e dalla quotidiana pratica. Non certo ultimo, l'obblig-onere di
CONOSCERE le regole, curando una sorta di perenne aggiornamento. Soprattutto le cd. regole che reggono la delicatissima materia del DOPING, la cui violazione, colposa o dolosa che sia, puo' avere conseguenze anche drammatiche non solo per la carriera, ma anche per la vita di un atleta (e di tante altre persone, a lui legate da affetti o da rapporti di lavoro).
Detto ciò, il caso che - oggi - ci occupa appare ulteriormente emblematico del "problema" appena menzionato: a voler essere clementi, ed a non pensar male, solo una grossolana - e non so quanto perdonabile - "leggerezza" puo' aver determinato l'uso di un medicamento del tutto vietato da parte di un atleta ormai di consolidata esperienza quale si assume essere Mauro Santambrogio.
Umanissime, e privatissime, motivazioni personali a parte.
Credimi: non è questione di scuse , ma di serietà e, lo ribadisco, professionalità.
Con amicizia
avvocato Fiorenzo Alessi
http://www.tuttobiciwe b.it/index.php?page=news&cod=74940&tp=n