Resta sempre il fatto delle prove e del rischio di vedersi arrivare una denuncia.
Oltre ad un altro aspetto: cosa diventerebbe l'ambiente se bastasse una denuncia basata sul sospetto per attivare dei controlli?
Non potrebbe diventare un'arma tanto per rompere le palle anche solo ad uno che sta antipatico?
Magari causando anche danni economici? Perché poi una volta fatto il nome vorrei vedere quanti giurerebbero sulla sua pulizia anche in assenza di controlli positivi....
Un po' come se qui dentro si potesse attivare realmente un controllo del fisco perché uno si compra la bici nuova...
Aggiungo: ieri Pier Bergonzi su twitter ha scritto che sono i corridori i primi a volere la tolleranza zero e si rallegrava del fatto che i beccati fossero molto chiaccherati in gruppo (quindi facendo un legame tra questi sospetti ed i controlli).
Altra cosa che secondo me getta qualche ombra, perché il tutto funzionerebbe in caso veramente le mele marce siano poche, ma che assume aspetti un po' più inquietanti se non fosse così, dato che si potrebbe ipotizzare che chiunque "pesti i piedi" ad altri in gruppo o "alzi troppo la cresta" possa pagarne le conseguenze....
Ergo, il mio pensiero: i corridori corrano ed ai controlli ci pensino i controllori. L'importante è una netta e reale indipendenza tra i due attori, non certe commistioni un po' dubbie che ci sono state nel passato.
APPROFONDIMENTI | Non ne avevo molta voglia, ma vedo che è il momento di tornare a ricordare alcune cose basilari ai nostri blogger. La prima, la più importante è sempre la stessa: vediamo di usare il buonsenso e soprattutto assumiamoci tutti, nessuno escluso, le proprie responsabilità, apponendo ad ogni commento il proprio nome e cognome.
Saperla lunga, predicare, avanzare dubbi e accuse e poi celarsi dietro un nickname è cosa da vigliacchi, per non dire da autentici farabutti. Questo non è un sito clandestino, ha un direttore iscritto allalbo dei giornalisti professionisti e il sito è registrato al tribunale di Milano. Quindi, ricordatevi che ad ogni vostra azione corrisponde una reazione. Chi offende ne risponderà nelle sedi opportune.
Infine, per quanti si sono esibiti con i loro ragionamenti sulla posizione di Rcs Sport o di Michele Acquarone in merito alla vicenda Santambrogio, ci tengo a precisare a tutti una cosa. Nel gruppo, fin da Napoli, i corridori, i team-manager, i meccanici, i massaggiatori parlavano di corridori che andavano troppo forte. In modo particolare sul banco degli imputati cera Mauro Santambrogio. Luca Scinto lo sapeva e, difatti, era parecchio irritato per queste voci che correvano da un albergo allaltro, da una tappa allaltra, da un traguardo ad un altro ancora. In tutti i modi cercava di difendere il proprio atleta e in tutti i modi ha cercato dice lui di fare chiarezza con Mauro. Nessuno di noi, giornalisti, organizzatori, giudici di gara, direttori di corsa e chi volete voi, può fare nulla senza che ci siano delle prove provate: dei referti di laboratorio. Il chiacchiericcio e quello su Santambrogio era voce di popolo vale per quello che vale. Acquarone nulla può, se non fare quello che ha fatto: andare a parlare con Luca Scinto. Capire come è la situazione. Raccomandarsi con lui e con la squadra di non fare scherzi. Poi sono arrivati i controlli, e la prova provata che quelle voci erano parole di verità. Quindi, quando parlate di giornalisti o di organizzatori che sanno ma non dicono, vediamo di collegare il cervello: se vi riesce.
Mi spiace avervi tediato ancora una volta con pistolotti banali e di elementare educazione e buon senso, ma alcuni dei nostri amici sicuramente zucconi (rigorosamente senza virgolette perché sono realmente degli zucconi), faticano a comprendere anche le barzellette di pierino.
A firma di Pier Augusto Stagi da tuttobici