TRIATHLON, alleniamoci insieme (parte 5)

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gipsy

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magari era inteso nel senso che la differenza non è magari tanto nel come ci tiriamo il collo ma in quello che facciamo tirandocelo. UN po come quando copio un workout di kienle o frodeno magari le zone le tengo pure io ma loro a fine han fatto 50km e io 35

mi fece ridere , credo fosse baldini, che disse a un amatore 'beato te che riesci a correre per 4h io non ci riuscirei'
che è la stessa cosa che ho detto io. per arrivare allo stesso rpe di un pro, devi fare una distanza più breve. se ti confronti sulla stessa distanza, devi tenere un rpe più basso. e si ritorna al discorso iniziale del 5000: l'amatore "soffre" quanto un pro, ma per un tempo più lungo? la risposta è NO, perché più sei lento, e più lavori ad un rpe inferiore
 

jack.ciclista

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mi fece ridere , credo fosse baldini, che disse a un amatore 'beato te che riesci a correre per 4h io non ci riuscirei'
Esatto: Baldini, che si è messo a fare allenatore / accompagnatore degli amatori, disse che è molto più faticoso per lui correre per 3 ore e mezza o 4 ore, perchè lui dopo due ore e un quarto era già sotto la doccia
 

LucLov

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Boh, io continuo a pensare che tot tempo in soglia per me che son pippa e per un pro, stessa fatica solo che lui fa molta più strada...
 

N3bbia

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Boh, io continuo a pensare che tot tempo in soglia per me che son pippa e per un pro, stessa fatica solo che lui fa molta più strada...

E' quello che si è detto sopra: se ti paragoni al PRO sulla durata state male uguale o in maniera scientifica, avete RPE paragonabili, ma visto che abbiamo sport basati sulla distanza (per lo più) a parità di distanza noi soffriremo meno ma più a lungo.

Il nostro 5k è meno doloroso di quello del pro, il nostro best sui 15' è praticamente doloroso uguale*

*Poi c'è la postilla che anche la resistenza al dolore va allenata per cui interviene pure il fattore mentale ma facciamo che diamo per buono che siamo tutti in grado di ammazzrci di fatica
 
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LucLov

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Ho letto dopo che ne avevate già parlato. Tutto sta appunto su che base ragioni ed è corretto farlo rispetto al tempo e non alla distanza se vogliamo misurare quanto e per quanto soffri ...
 

Darius

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Senza però confondere RPE con sofferenza, che pur essendo soggettive hanno aspetti diversi, una è codificata l'altra no.
 

gipsy

Scalatore
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Ho letto dopo che ne avevate già parlato. Tutto sta appunto su che base ragioni ed è corretto farlo rispetto al tempo e non alla distanza se vogliamo misurare quanto e per quanto soffri ...
infatti tutta la discussione era partita dal ragionamento sul 5000m di murray "io soffro quanto lui, ma più a lungo". e io ho spiegato che tale ragionamento è sbagliato, in quanto, quando viaggi alla massima velocità sostenibile per una data distanza, più sei veloce (e quindi il tempo di percorrenza diminuisce) e più hai un rpe alto
 

N3bbia

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Io rimango poi convinto che anche sul discorso 'parità' di durata (che lascia il tempo che trova in sport basati sulla distanza) non ci si possa paragonare ad un tizio nel pieno della forma, che ha passato la vita a farsi un mazzo tanto e che ha strumenti allenanti migliori di quelli del 99% degli amatori.

Almeno parlando per me credo che mentalmente no riuscirei ad avvicinarmi al loro livello di RPE...ma magari son un 'vile' io
 

Darius

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di fatto, sono la stessa cosa

Non dovrebbero, entrambe sono basate sulla percezione, ma il RPE è codificato e risponde ad una scala di risposte fisiologiche che sono comuni a tutti gli individui, anche se intervengono a diversi livelli di sforzo, infatti sono paragonabili alle zone e sono strettamente dipendenti dallo stato di allenamento e dalla durata dello sforzo, nella discussione abbiamo assodato che io schiatto per fare 10K in 60', un altro con la stessa percezione e nello stesso tempo ne fa 21.

La sofferenza implica aspetti soggettivi molto più complessi, non è correlabile in modo stretto allo stato di allenamento e non è codificabile, sulla sua percezione influisce la capacità di sopportare il disagio fisico che lo sforzo provoca, tant'è che è allenabile abbassando la soglia del dolore con metodi di condizionamento mentale.
 
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gipsy

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Non dovrebbero, entrambe sono basate sulla percezione, ma il RPE è codificato e risponde ad una scala di risposte fisiologiche che sono comuni a tutti gli individui, anche se intervengono a diversi livelli di sforzo, infatti sono paragonabili alle zone e sono strettamente dipendenti dallo stato di allenamento e dalla durata dello sforzo, nella discussione abbiamo assodato che io schiatto per fare 10K in 60', un altro con la stessa percezione e nello stesso tempo ne fa 21.

La sofferenza implica aspetti soggettivi molto più complessi, non è correlabile in modo stretto allo stato di allenamento e non è codificabile, sulla sua percezione influisce la capacità di sopportare il disagio fisico che lo sforzo provoca, tant'è che è allenabile abbassando la soglia del dolore con metodi di condizionamento mentale.
se si parla di soggetti allenati allo stesso tipo di sforzo, in ambito sportivo, rpe e sofferenza sono sovrapponibili quasi al 100%
 

Darius

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Colnago V1-r
se si parla di soggetti allenati allo stesso tipo di sforzo, in ambito sportivo, rpe e sofferenza sono sovrapponibili quasi al 100%

Non ne sono convinto, escludiamo gli amatori dove c'è una infinita variabilità di fattori non codificabili, prendiamo in considerazione due campioni, entrambi con predisposizione genetica e caratteristiche fisiologiche sovrapponibili, li sottoponiamo allo stesso allenamento, avremo RPE sovrapponibili ma tolleranze alla sofferenza diverse, altrimenti staremmo parlando di macchine non di uomini.

La storia del professionismo è piena di ritiri per cedimento mentale alla fatica, o sofferenza che dir si voglia, apparentemente inspiegabili per soggetti così allenati.
 
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