Faccio questa piccola considerazione:
1)Il ciclismo non è uno sport che rende ricchi e famosi. Difficilmente ci si ricorda dei vari gregari di second'ordine. In genere è il singolo corridore che spopola. Sono le vittorie che rendono famosi.
2)Atteso che il ciclismo non rende ricchi è facile constatare come prestazioni alla Fuentes o alla Ferrari avevano un costo e, spesso, molto alto. Si parla di cifre di 20/40mila euro annue.
Chi le paga le prestazioni"terapeutiche" a coloro i quali per motivi di budget non possano permettersele? Questo mi induce a pensare che all'interno di quel mondo ci sia un mondo di serie A e un mondo di serie B. La differenza la fa il fottutissimo denaro.
Se esiste tale contrapposizione perchè il ciclista pulito del gruppo (e credo che per un professionista sia oggettivamente possibile distinguere una prestazione naturale da una artefatta) non si ribella?Perchè è un mondo così omertoso? Ciò farebbe riflettere sul fatto che, molto probabilmente, ci sia un coinvolgimento generale e forse totale del mondo pro. Lo stesso americano implicitamente subordinava l'appartenenza alla squadra alla sottoposizione di pratiche dopanti. Vedi un gregario tirare un capitano dopato che sta a ruota tutto il tempo e scatta gli ultimi 10km ma i precedenti 150km se li è fatti lui chiudendo le fughe e tirando a 50 all'ora. Ho idea che spesso manchi il concetto di squadra nelle vostre discussioni. Non esiste un capitano c'è un sistema. Non si vince da soli in questo sport e non ci si può permettersi il lusso di rimanere da soli. Naturalmente per le squadri forti economicamente è più facile "finanziare" il doping e non solo.....i piccoli devono accettare le regole. Lo show offre questo.
Dispiace ma manca una seria presa di posizione da parte di tutto l'ambiente. Ora ci si accanisce contro uno sport perchè non si riesce a sfondare il muro di omertà che lo circonda. C'è la breccia ma occorre buttarla giù.
Scusate lo sfogo
Considerazioni molto interessanti....