Spesso ho letto discussioni di questo tipo, in genere aperte da principianti. Il paragone della media oraria è sempre intorno ai 40. Lo capisco, più o meno, è la media dei professionisti.
La vera domanda, anche se palesemente off topic, è perché mai un amatore, in particolare un novizio, cerchi di paragonarsi ad un pro', solo perché inizia a pedalare. Mai che chiedano di fare i 35, come chi vince le granfondo, vanno forte pure loro. Il punto sono sempre i 40 di media.
Vorrei portare un paragone su un altro sport che quasi tutti noi abbiamo praticato, sia in squadre amatoriali o semplicemente giocando con gli amici: il calcio.
In tanti anni non ho mai sentito chiedere da qualcuno: come faccio a diventare giocatore di Serie A, solo perché sapeva fare un dribbling meglio degli altri o sapeva palleggiare con entrambi i piedi? La risposta è tanto ovvia quanto elementare: ci vuole talento e una predisposizione genetica.
Al contrario, nel ciclismo sembra che il talento e la predisposizione genetica non contino, sembra che basti pestare sui pedali e oplà! Si raggiungono i 40 di media in men che non si dica. Che ci vorrà poi, con i nuovi telai ultra rigidi e componenti di alto livello?
Eppure, i 40 di media corrispondono al bagaglio tecnico di un giocatore calcio di Serie A, se andiamo a ben vedere.
Nella zona dei 40 di media c'è quello che va anche più forte e quello che arranca, proprio come in Serie A, dove c'è quello che gioca la Champions (dove i 40 sono abbondantemente superati) e quello che si barcamena per non retrocedere.
Una spiegazione me la sono data: nel calcio, come negli altri sport non aerobici la componente tecnica è fondamentale. Sappiamo subito se abbiamo dei ferri da stiro ai piedi oppure ci sappiamo fare. Nel ciclismo questa componente è fortemente ridimensionata e intervengono caratteristiche fisiche che danno la misura del valore dell'atleta, il cosiddetto motore (in aggiunta ci sono il carattere e la testa dell'atleta che corroborano le qualità intrinseche di uno sportivo).
Ma i professionisti del World Tour, o delle squadre Professional (più o meno la A2 del calcio) sono atleti di prim'ordine, con doti fisiche eccezionali, che la quasi totalità degli amatori si sogna.
Pensare, solo perché si ha una sella sotto il sedere, di raggiungere i 40 di media è quanto mai superficiale e sciocco, che non si sa nemmeno quello che si sta facendo e perché. E non è una scusante.