Che se ci penso, non sono passati neanche due anni da quando ho messo il culo su una bdc. Per dimagrire mi dicevo. Perché la corsa è noiosa e dannosa per le ginocchia.
In realtà, era la sua bellezza. L'eleganza del gesto. Il fascino del mezzo. L'espressione del sacrificio. E la quasi dimenticata sensazione di spensieratezza. Quella che solo un bambino in sella, per la prima volta senza ausili, vive.
E come sicuramente molti di voi, mi sono innamorato alla velocità della luce. Sicuramente più veloce di quanto riuscissi a pedalare.
Quanto tempo sarebbe passato prima che l'asfalto diventasse un limite?
Appunto, neanche due anni.
E alla fine, dopo mesi di riflessione l'ho presa. Qualche ricerca qua e là. I soliti titoli clickbait che stilano classifiche senza fondo sulle migliori, le più belle, la miglior
gravel per qualità prezzo, la più simpatica, la più intelligente. E come sempre, alla fine, ho preso semplicemente quella che mi piaceva di più, in barba al montaggio, al materiale, e ai consigli del web.
Ma non al prezzo.
Grazie a un caro amico che mi ha inconsapevolmente trasmesso questa passione, ho provato la bici su un percorso vicino Forlì. Ora non faccio altro che pensare a nuovi percorsi, a cercare l'essenziale bikepacking che mi consenta di stare via almeno un paio di notti, a viaggiare insomma.
Mi tornano in mente tutte quelle volte che, esplorando nuove strade, l'asfalto terminava lasciando spazio alla ghiaia, ed io, dopo poche centinaia di metri, mi rassegnavo al limite di quei 25mm tornando inesorabilmente indietro.
Per l'ennesima volta.
Per l'ultima volta.
Francesco