dimenticavo Maupassant, Flaubert e Durrenmatt... e Tibor Fischer, che ho conosciuto grazie all'impareggiabile @bdiegoz (Diego, quando mi dai qualche altra dritta all'altezza?)
poi Boumir Hrabal, e, rimanendo in tema 'Praga magica' di Ripellino
Flann O'Brien, per chi ama le atmosfere e lo humor irlandese
Murakami Haruki (1Q84 è un capolavoro) e Yasunari Kawabata tra i giapponesi
Conrad e Philip Roth
i saggi di Jared Diamond (consiglio 'Armi acciaio e malattie')
Agota Kristof (la 'Trilogia della città di K.' è bellissimo, anche se in alcune parti è un pugno nello stomaco...)
Ben Jelloun, Pamuk, e ovviamente Raymond Queneau e Cesare Pavese
ed Hemingway
ho amato molto Pennac, anche se alla lunga un po' mi ha stufato (come Camilleri); forse dovrei riprenderlo...
Quoto ogni parola della parte evidenziata.
Io invece trovo che alcune delle cose più celebri di Hemingway siano anche le più datate: Per chi suona la campana, Addio alle armi, sotto certi aspetti anche il vecchio e il mare... per me l'Hem più leggibile è quello dei 49 racconti, quello dei reportages da Parigi, dalla Spagna, dai safari in Africa (Fiesta, Festa mobile, morte nel pomeriggio, verdi colline d'africa...) e quello, eterno, di Avere e non avere.
Nn ho letto tutto di Hemingway,ma tra quel poco che ho letto (il vecchio e il mare,addio alle armi,Fiesta) per chi suona la campana è l'unico che mi sia veramente piaciuto.
C'e da dire che il piacere che un libro può dare dipende anche dal momento nel quale lo si legge.Poi c'è il gusto personale,a me ad esempio Roth (prendo lui ad esempio perché è già stato nominato nel thread) con Pastorale Armericana ha annoiato un botto e me ne tengo volentieri alla larga.