http://sportitalia.com/shownews.aspx?id=20561Mi fa pena. E un dopato seriale, uno che non sa concepire la vita in altro modo, Riccò. Se fossi stato io il manager della squadra, non lo avrei mai ingaggiato dice senza peli sulla lingua Feillu. Che aggiunge Non devo pagare io per le sue colpe. Io so solo che è la UCI che gli ha dato la possibilità di tornare a correre e che nessuno lo ha aiutato a doparsi ancora.
Però il discorso che l'UCI gli ha dato la possibilità di tornare a correre deve valere per tutti e non solo per Riccò.
Per il resto è comprensibile e curioso che una squadra come la Vacansoleil, che dice "tolleranza zero al doping" metta sotto contratto uno dei più "chiacchierati" del gruppo.
Ho come l'impressione che all'interno del gruppo si sappia chi prende robe e chi no, voci di corridoio che girano e spesso verosimili.
Comunque ho notato anche tra i tifosi che ce ne sono due tipi:
- quelli che sono contro il doping in tutto e per tutto e vorrebbero radiazione immediata (sono sempre di più)
- quelli che pensano che, tutto sommato, lo fanno tutti e dunque non criminalizzano chi viene "beccato" ed anzi lo aspettano quando termina la squalifica e tifano per lui
Adesso mi beccherò tanti insulti, però confesso che mi ritrovo di più nella seconda categoria, anche se probabilmente hanno più ragioni i primi.
A volte ho l'impressione che tanti corridori PRO siano portati dall'ambiente a prendere l'aiutino e che forse non vengono trovati i più bombati ma solo quelli più fessi (a parte Riccò, che mi sembra un caso patologico).
Premettendo che una sconfitta in toto del fenomeno doping temo sia pressochè impossibile, io sarei possibilista se - scusate l'eventuale ignoranza in materia di medicina - ad esempio fosse possibile autorizzare un protocollo standard sotto stretto controllo medico, consentito a tutti gli atleti, perseguendo invece solo quelli che utilizzano metodiche più pesanti e pericolose.
La mia idea è che se prendere aiuti meno pericolosi per la salute ti porta al 90% e il doping pesante al 100%, magari la differenza è così minima da scoraggiare a fare il "furbo", se invece tra prenderlo e non prenderlo la differenza è troppa un atleta si trova di fronte alla possibilità di smettere o adeguarsi.