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[Test] Giro Air Attack

Una delle nuove tendenze di quest anno 2013 è stata l’introduzione dei caschi cosiddetti “aero”, che hanno fatto il loro debutto in società alla scorsa Milano-Sanremo. Tra questi, uno dei primi ad essere messo in commercio è stato l’Air Attack di Giro, in 2 versioni: “normale” e Shield, ovvero con una visiera semintegrata che si attacca al casco tramite magneti.

Noi abbiamo avuto la possibilità di provare la versione normale da metà Agosto fino ad oggi.

Presentazione

L’Air Attack è un casco con un design con un minimo di fori di ventilazione per garantire una miglior aerodinamica rispetto i caschi ormai standard.

La costruzione è quella comune ai suoi cugini, ovvero una scocca in policarbonato con inserti rimovibili in schiuma nei punti di contatto con la testa.

La chiusura Roc-Loc è comune agli altri modelli Giro, e soprattutto ha una forma ottimizzata in galleria del vento per migliorare l’aerodinamica pur mantenendo 6 fori di ventilazione.

Il sistema Roc-Loc permette, oltre che di serrare tramite una rotellina sul retro il casco in testa, anche di aggiustarlo in altezza sulla nuca in 3 posizioni.

L’Air Attack ha un peso di 290gr circa, che si può considerare ottimo visto il fatto che non ha tutti i fori di ventilazione di altri caschi.

Ventilazione che viene dichiarata da Giro come solo del 3% inferiore a quella del loro modello top di gamma Aeon.

Sempre rispetto l’Aeon il miglioramento dal punto di vista aerodinamico è invece dato al 11%. Il che, tradotto, in parole semplici, darebbe un vantaggio di 17 sec. a parità di watt sul tempo di 1h a 40km/h.

 

Prova pratica

Venendo alla prova sul campo si può dire subito che dal punto di vista del comfort il casco è molto buono, come da tradizione Giro. Il sistema Roc-Loc è efficace e si trova facilmente la giusta calzata. Chi scrive ha 59cm di circonferenza cranica ed il casco era perfetto in taglia M.

 

 

Per quanto riguarda la ventilazione il casco è molto buono fino ad una temperatura di 25°. Un po’ più caldo di uno più ventilato, ma niente di drammatico, perlomeno in pianura sui 30km/h. In salita già si fa sentire di più, in particolare sulla fronte.

Attorno ai 30° e più diventa piuttosto fastidioso, chiaramente a giudizio soggettivo di chi scrive, piuttosto insofferente al caldo. In una giornata di Agosto a 35° senza fori di ventilazione il caldo si fa sentire eccome. Stessa impressione netta avuta in occasione della ultima Oetztaler: fino a che il tempo è stato freddo e piovoso era persino protettivo, ma sull’ultima salita appena uscito l’ultimo sole agostano, a bassa andatura il sudore, sempre in particolare sulla fronte, è cominciato a scendere copioso.

Chiaramente questo diventa un vantaggio nelle stagioni più fredde. Durante autunno ed inverno è un casco che offre ottima protezione proprio da quegli spifferi freddi che consiglierebbero subito un sottocasco anche leggero. Non è un caso che anche i professionisti preferiscano i caschi aero durante la stagione invernale a detta degli sponsors.

 

Il livello delle finiture e della costruzione è molto buona, come da tradizione Giro.

 

Per finire non si può non considerare la ragione d’essere di un casco come l’Air Attack, ovvero l’aerodinamica. Non potendo contare su una galleria del vento ci siamo divertiti a fare qualche misura “casereccia”, che è doveroso premetterlo, lascia un po’ il tempo che trova. Difatti misurare seriamente l’aerodinamica di un oggetto necessita di ben altre attrezzature e know-how, ma tutto sommato abbiamo pensato che possa dare comunque un’idea approssimativa di quello che il consumatore x possa aspettarsi da un prodotto del genere.

Ecco il nostro “protocollo”:

-strada perfettamente dritta di 4,3km di lunghezza; 47mt di dislivello; 1% di pendenza media; giornata di vento assente o quasi (il “quasi” chiaramente fa una differenza enorme in realtà, ma non disponiamo di anemometri -ndr-)

-Questa strada è stata percorsa alle velocità di 30-35-40km/h in senso “discesa” e 30km/h in senso “salita”, 1 volta con il Giro Air Attack e la volta successiva con un Kask Vertigo

-Mantenendo la velocità media costante durante la percorrenza di questo segmento abbiamo poi rilevato i Watt spesi nello stesso tramite un misuratore di potenza Powertap Sl+ (precisione dichiarata +-1,5%), chiaramente con stessa bici, pneumatici, abbigliamento, calibrazione. Tutto nelle stessa giornata.

-Abbiamo cercato di mantenere la stessa posizione in ogni percorrenza. In presa bassa. Anche qui si tratta di un’approssimazione, visto che cambiare anche di poco la postura può cambiare più di quanto si pensi il cx, ma d’altronde si è voluto replicare grossomodo un utilizzo reale.

In tabella i risultati

 

Come si può evincere, le differenze sono quasi sempre inferiori al grado di precisione consentito dal misuratore di potenza. Anche se si può notare che il casco più aerodinamico darebbe un vantaggio. Idem per i battiti cardiaci (fascia Garmin premium + Garmin 500).

Fare altre inferenze da questi dati è difficile. E’ presumibile però che questi caschi aerodinamici diano un vantaggio aerodinamico facendo risparmiare dei watt.

Ad ognuno decidere in quale campo di utilizzo questo possa realizzarsi. Ad opinione personale di chi scrive probabilmente il vantaggio maggiore in termine di watt risparmiati potrebbe essere per randonnées (pochi watt, ma per molto tempo) o per gare in circuito/triathlon (poco tempo, ma molti watt). L’utilizzo granfondistico è forse il meno indicato, in particolare se c’è grande presenza di salite dove la scarsa ventilazione dovuta ai pochi fori sommata alle basse velocità si fa sentire negativamente.

Il prezzo di listino è di 200eu, ma mediamente lo si può trovare per un prezzo di circa 170eu che lo colloca in linea con i prodotti della concorrenza, sia aero che no.

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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