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Incontri in spazi affollati e chiusi e le attività svolte come il canto e l’attività fisica hanno facilitato la diffusione del contagio. Mattatoi, carceri, case di riposo e feste i luoghi più a rischio
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È molto probabile che 40 mila bergamaschi sugli spalti di San Siro, tutti insieme, si siano contagiati tra di loro. E anche chi si è riunito a casa o al bar per vedere la partita ha fatto lo stesso.
Non si può leggere questa cosa, manco Chernobyl
Non sta in piedi, è semplice
delle 2 l'una
o tanti erano contagiati, ed altrettanti ne hanno contagiati.
oppure, come ipotizza l'articolo, pochi erano contagiati e ognuno di essi ha infettato centinaia di persone.
La prima ipotesi, da sola, fa cadere tutta l'impalcatura. Se già in tanti erano contagiati allora il virus seguiva la sua normale curva epidemica con indice di diffusione normale (stimato 2 a maggio quello reale senza restrizioni) e in cui eventi super diffusori di migliaia di persone nel contesto di decine di milioni di contagi possono essere poco influenti (anche solo perchè ce ne sono diverse decine al giorno in tutta europa, si pensi a partite di tutti gli sport e concerti).
La seconda ipotesi è in netto contrasto con l'indice di diffusione che abbiamo stimato in questi mesi, dove anche senza restrizioni non ha mai superato 2, è vero che non c'erano partite e concerti ma altri luoghi di aggregazione si.
Per me fa il paio col mercato di whan.
D'altro canto, il grosso limite dello studio citato nell'articolo è che prende in considerazione solo i casi tracciati, dunque è ovvio che buona parte dei sintomatici scovati successivamente sia stato collegato a quell'evento. Ma se tanti sintomatici ed asintomatici sono stati collegati a quella partita e perchè in buona percentuale erano positivi già prima, poichè la diffusione del virus in Europa era già altissima e, probabilmente, in quel periodo massima. Se si prendessero in considerazione i dati ufficiali e si andasse a ritroso, sarebbe più lecito pensare che siano stati gli spagnoli a diffondere maggiormente il virus piuttosto che il contrario, visto il successivo andamento in tutti i restanti mesi, e le stime di diffusione calcolate a fine marzo che davano per infette circa il 10% della popolazione italiana e il 15% di quella spagnola.