Da quando il carbonio è diventato un problema esistenziale per gli appassionati di biciclette, divisi tra l'attrazione per questo materiale "veltroniano" (rigido,comodo, ma anche....:-)) e la repulsione per la globalizzazione ed il sole radioso a levante a far da contraltare alle paure di un crepuscolo sul fronte occidentale, molti si sono scordati di cosa avveniva per i nobili (+ o -) metalli nel passato.
Il che è pure naturale, visto che dimenticare serve ad andare avanti. Anche se, come ognuno di noi ha ben imparato prima a scuola e poi giorno dopo giorno, a dimenticarsi proprio tutto si rischia di (ri)fare certi errori o perlomeno di ripetere sempre le stesse cose.
Ebbene, nella retorica ormai canonica, nel passato i telai li facevano i telaisti. Bonjour Monsieur Lapalisse! Il punto è che moltissimi telaisti non hanno fatto telai solo per la propria gloria personale di maghi di lima e cannello, ma pure (anzi) per campare. E per campare spesso hanno fatto telai anche per terzi.
Anzi, alcuni hanno fatto nella loro carriera soprattutto telai per terzi. Costoro si chiamano terzisti non a caso.
Antonio Taverna fa parte di questa nutrita schiera di telaisti che hanno fatto un sacco (molto grande) di telai per terzi.
O meglio, lui, suo padre e pure suo nonno. Dato che è dal 1947 che la famiglia Taverna si cimenta nel fare telai.
Oggi, con tutta la tecnologia di cui disponiamo, compresa questa che state usando, è diventato davvero difficile nascondere "trucchi" e "tarocchi", come telai ruote e componenti rimarchiati. Mi riferisco in particolare a quelli usati dai tanto osannati e screditati professionisti. Anzi, poter sciorinare un paio di bufale fa parte del bagaglio dell'appassionato introdotto.
Una volta invece, senza macchinette digitali, internet e forme strane dei tubi, era ben più difficile venir a sapere cosa usava tizio o caio.Se non coi soliti improbabili passaparola e cuggini. Financo il telaio che si usava se medesimi. Che una volta apposte le decalcolmanie ed un paio di mani di vernice diventava "branded" nè più nè meno di quello che succede oggi, o si presume succeda oggi, con scorno delle anime belle ed a gloria e trionfo dei complottisti.
Per quanto riguarda i telai usciti dall'officina meccanica di Padova della famiglia Taverna, la cosa si può riassumere abbastanza brevemente: pensate un marchio italiano famoso. Pensatene due. Pensatene tre. Ecco, un qualche telaio di quei marchi è uscito da questa officina.
Magari uno, magari più di uno, magari molti. Magari un campione, o una misura particolare o un intero range della gamma a catalogo.
Ecco che questa ordinata e pulita officina padovana comincia ad assumere le sembianze di un posto più importante di quel che sembra nell'economia del piccolo mondo italico a 8 tubi.
In particolare c'è una cosa che colpisce di questo luogo: il fatto che non vi si vedano solo i soliti set di tubi usciti dalle fabbriche dei soliti nomi noti della trafilatura. Si possono vedere delle vere e proprie sbarre di metallo pieno, o delle lastre intere.
Da queste sbarre e lastre Taverna ci ricava quello che molti altri comprano già fatto, ovvero tutto quello che viene normalmente considerato "minuteria", come forcellini, fermaguaine, perni vari, calotte, etc.. fino ad arrivare a scatole movimento e tubi sterzo.
Per fare questo c'è la necessità di avere i macchinari adatti, che non mancano, e la capacità di progettare ed utilizzare queste macchine.
Ecco perchè il termine "officina meccanica" mi sembra in questo caso così azzeccato.
Oltre a questo c'è ovviamente tutta la parte "telaistica" vera e propria. Con le postazioni di saldatura, i cavalletti dove rifinire i telai ed i forni per i trattamenti delle leghe. Che qui sono trattate in tutte le loro declinazioni di tipologia e lavorazione. Tranne il titanio. O meglio, non più il titanio. Visto che in passato si è lavorato anche quello, ma che oggi ha una sua nicchia di costi e tempi per cui si è preferito abbandonarlo.
Come potete vedere dalle foto qui si fabbricano praticamente tutti i modelli di bici per i vari utilizzi: dalle mtb, alle bdc, ai tandem, al ciclox, fino alle mtb 29" o a quello che vi salta in mente. Fossero bici da "bike polo" o triplette o bici per portatori di handicap.
Durante la mia visita si stavano approntando in particolare proprio dei tandem e le loro "forcellone". Oltre agli eccentrici ricavati dal pieno e che utilizzano un sistema inventato e brevettato dal sig. Antonio, il quale me ne ha spiegato i pregi rispetto a quello classico di brevetto Cannondale.
Ovviamente, molti di questi telai escono da qui col marchio di famiglia, ovvero il conosciuto Vetta. Ma ne restano comunque da fare molti che andranno a fornire altri marchi, anche all'estero. E molti significa qualche migliaio l'anno. Il tutto fatto da un'azienda a conduzione famigliare in cui si occupano 5 persone, con la capacità di venire incontro a qualunque esigenza, personalizzazione o richiesta strana venga fatta, compresa la verniciatura che però è delegata all'esterno.
Col massimo della flessibilità, apertura mentale e pure celerità.
Il tempo in queste occasioni passa veloce ed al momento di congedarmi, praticamente sull'uscio, mi viene mostrato un passaggio che non avevo mai visto e che mi ha affascinato. Un po' perchè stupidamente non mi ero mai chiesto come avvenisse, ed un po' perchè la soluzione è tanto semplice quanto così poco "tecnologica": la piegatura dei foderi delle forcelle
Semplice ed efficace.
http://www.vetta.it/index_altra.htm