Categorie: Gare

Il ciclismo delle medie record

Ogni nuova classica monumento sembra ormai destinata a segnare un nuovo record di velocità media. Solo per restare alle ultime tre corse, la Milano-Sanremo (46.11 km/h) il giro delle Fiandre (44.481 km/h) e la Paris-Roubaix (47.802 km/h) hanno visto la propria velocità media record storica aggiornata.

In particolare colpisce la Roubaix, la cui edizione del 1964 ha accompagnato per gran parte della vita una buona fetta di appassionati come la più rapida di tutti i tempi grazie alla vittoria dell’olandese Peter Post alla media di 45,13km/h, realizzata grazie ad un vento particolarmente favorevole. E si è ben dovuto attendere il 2017 per avere una nuova media record, con la vittoria di Greg van Avermaet a 45,2km/h di media.

E poi si è arrivati al 2022 ed il nuovo recordman è diventato Dylan van Baarle, con 45,792km/h, in solitaria, al contrario dei due precedenti record. Ma è bastato un solo anno per avere un nuovo record, infatti nel 2023 la media si è alzata di 1km/h: 46,841km/h grazie all’attacco ai -15km di Mathieu van der Poel, il quale si è ripetuto pochi giorni fa, con un nuovo attacco, stavolta di 60km, portando la media record della Roubaix a 47,802km/h. 2km/h più veloce del record del 2022.

In generale queste medie record sono esplose negli ultimi 4 anni. Come si può evincere da questo grafico in cui vengono riassunte le medie delle 5 classiche monumento dal 1990 ad oggi, divise per colore a decade:

É abbastanza evidente come dal 2020 in poi le medie siano esplose, in particolare alla Sanremo ed alla Roubaix. Fa eccezione il Lombardia, che vede un trend contrario, con medie che si sono abbassate rispetto le decadi precedenti, che, curiosamente, vedono una crescita verso la fine di ogni decade. Qui ogni classica nel dettaglio:

Vista cosi, si potrebbe pensare che siano le corse piatte, con poco dislivello, ad aver beneficiato in particolare di qualche fattore che ha contribuito ad alzare le medie. Non a caso recentemente si susseguono commenti riguardo la ricerca aerodinamica che negli ultimi anni è stato il focus delle aziende del settore, oltre che il sollazzo degli amatori che considerano questo filone aria sì, ma fritta.

Per poter avere una controprova si può dare uno sguardo al ciclismo femminile però, dato che negli ultimi anni molte squadre World Tour si sono espanse anche nel mondo femminile, ed oggi ci sono varie squadre, tra cui le più forti (vedi Lidl-Trek e Visma-Lease a Bike) ad utilizzare l’identico setup (bici, abbigliamento, caschi, accessori) sia a livello maschile che femminile. Il confronto è difficile a livello classiche monumento visto alcune non hanno nemmeno la versione femminile, ed in ogni caso non c’è uno storico paragonabile a quello maschile, ma tant’è, il trend si potrebbe notare.

Ma questo trend non sembra evidente, anzi. Solo per il Fiandre si nota una crescita costante dal 2014, ma in un’inversione di tendenza dopo un decennio di medie in calo. Anche se viste nel dettaglio la cosa è abbastanza contenuta:

Idem per la Roubaix, seppur in controtendenza rispetto la controparte maschile

In realtà più dati, seppur non sempre completi, si possono avere anche dalla categoria U23, anche lei interessata da equipaggiamento identico alla categoria superiore negli ultimi anni grazie al fenomeno delle squadre Development:

Qui però va detto che i percorsi sono decisamente diversi in alcuni casi rispetto alle gare WT, in particolare il Lombardia, che infatti, in totale controtendenza rispetto la categoria superiore fa segnare le medie più elevate.

Ovviamente non c’è niente di decisivo, ma almeno intuitivamente i vantaggi aerodinamici non sembrerebbero un fattore chiave per tutte le categorie. Si può obiettare che questi vantaggi aerodinamici ci siano solo oltre una certa soglia (i noti 45km/h dei test in galleria del vento ad es.), ma in realtà , come confermato da un esperto di aerodinamica, a queste velocità i vantaggi sono ancora proporzionali, seppur non linearmente e non sempre (ma, in soldoni, si).

Resta un altro fattore di cui si discute continuamente, ovvero l’allenamento e l’alimentazione. Come detto prima però ormai le squadre WT, WWT e pure le Devo condividono le strutture di squadra, ovvero proprio a livello di alimentazione e preparazione. Ovviamente ciò non garantisce che le varie categorie poi effettivamente si allenino e si alimentino allo stesso modo, ma almeno per le squadre di prima fascia si può ipotizzare di si.

Resta evidentemente un fattore chiave, ovvero l’interpretazione della gara. In questo caso però fare un’analisi basata su dati è un’impresa improba (almeno per chi scrive), in quanto andrebbero analizzati svariati numeri di decine di gare, come corridori oltre il tempo massimo (OTL), ritirati (DNF) e distacchi. Quindi qui possiamo essere aperti alle più svariate interpretazioni: se nelle diverse categorie le corse abbiano dinamiche differenti, il livello sia più o meno omogeneo, numeri di ritirati e fuori tempo massimo rispondano alle stesse logiche (nell’economia di una stagione), etc.etc..

Se pensate che tutto questo serva a mostrare una teoria siete sulla strada sbagliata, è più un mettere su carta (virtuale) qualche dato su cui ragionare per interpretare (molto alla buona) una tendenza, per capire come si evolve il nostro sport.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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