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Tom Van Damme (UCI): spostare le corse è utopico

Il belga Tom Van Damme è il presidente della commissione ciclismo su strada, che si occupa tra l’altro della gestione del calendario delle corse. In una intervista al quotidiano Het Nieuwsblad ha fatto capire di non essere particolarmente ottimista riguardo lo spostamento al prossimo autunno delle gare fino ad oggi cancellate:

Tom Van Damme

Tutte le corse già programmate per questo periodo avranno la priorità, ma se RCS vuole rimpiazzare una delle sue corse con un’altra non ci vedo alcun problema. Mi sembra però impossibile far correre tutti nel mese di novembre. Anche l’ultimo fine settimana di ottobre mi sembra tardi per chiudere la stagione. Si può prolungare la stagione di una settimana, forse due se necessario, ma non lo si può fare indefinitivamente. Spostare tutte le corse di primavera in autunno è utopico. Se si spostano le corse bisogna anche fare attenzione a non ipotecare la stagione 2021.”

L’idea, al momento, è di privilegiare le cinque classiche monumento (Milano-Sanremo, giro delle Fiandre, Paris-Roubaix, Liège-Bastogne-Liège e Il Lombardia) spostando altre corse in mezzo alla settimana per liberare i week-end.

Il rompicapo è di difficile gestione e non potremo accontentare tutti. Bisognerà fare delle scelte, sapendo che il giro delle Fiandre in autunno non sarà corso allo stesso modo che in aprile. Ma ci proveremo in ogni caso perché può essere cruciale per la sopravvivenza di certe corse“.

Van Damme precisa poi che stanno monitorando la situazione di Dauphiné e giro della Svizzera, facendo intendere che l’unica speranza per il momento è riprendere le corse a giugno, non prima.

Frédéric Grappe

Se questa è la parte organizzativa, bisogna ricordare che nel mentre va gestita la parte puramente sportiva, ovvero l’allenamento e la preparazione dei corridori. Al momento non tutti i paesi hanno le stesse regole riguardo la possibilità per i professionisti di allenarsi su strada (Francia e Italia permettono ai ciclisti professionisiti di allenarsi su strada, la Spagna no, ad esempio). Ad esempio in Italia è possibile, anche se pure la federazione lo sconsiglia, non ultimo per la reazione, non proprio accondiscendente, delle altre persone (si è arrivati alle minacce sui social). In altri paesi i pro in questo momento si allenano sui rulli e basta. Come spiegato da Frederic Grappe, Performance Manager della Groupama-FdJ: “non è possibile farli allenare sui rulli per 11 settimane. Sappiamo inoltre che il cambio di ritmo per il metabolismo gli farà prendere del peso. Stiamo facendo un salto nell’ignoto“.

Grappe suggerisce un periodo “cuscinetto” per permettere a tutti di uscire da questo periodo difficile e riprendere un certo stato di forma: “un ciclo di lavoro per ritrovare un minimo di competitività è di 4 settimane. È il minimo per tornare ad un livello paritario coerente tra i vari corridori. È anche una questione di responsabilità verso i corridori. Sarebbe catastrofico per la loro salute sovraccaricarli a livello competitivo se non sufficientemente preparati. Il carico di allenamento deve essere progressivo, ci vuole del tempo“.

Ovviamente un ulteriore periodo di stop per permettere questo livellamento del carico di allenamento si scontra con le esigenze economiche di organizzatori e sponsor, che pressano per ripartire il prima possibile, pena un disastro economico. Ma per Grappe: “anche un Tour in cui ognuno si presenterà in ordine sparso sarà un disastro economico“.

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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