Un sentito e doveroso "Grazie" a SerPecora per l'ottimo ed interessantissimo servizio. A proposito del Made in Italy anche se arrivo tardi vorrei poter dire la mia, e mi scuso in anticipo per l'off topic. Voglio però spiegarmi servendomi di qualche esempio così da rendere forse anche interessante quello che scrivo:
Ogni nazione ha il suo marchio distintivo che caratterizza i propri prodotti e li fa risaltare per le loro caratteristiche esclusive: il Made in Germany per esempio è sempre stato sinonimo di robustezza ed affidabilità, il Made in USA è il segno dell’innovazione e l’avanguardia del prodotto; il Made in Japan simbolizza l’alta tecnologia e la funzionalità; il Made in Italy esprime, invece, l’eccellenza della creatività e della maestria ponendosi al primo posto per l’alta qualità dei prodotti utilizzati e per l'indiscusso gusto, stile, eleganza e raffinatezza che permeano il prodotto rendendolo superiore, così come per la garanzia della qualità dei materiali utilizzati nella realizzazione dei beni. Il mondo intero ammira e confida in un prodotto Made in Italy e molte persone sono disposte a fare un sacrificio in più pur di essere in grado di acquistare un articolo di marca italiana da utilizzare con grande orgoglio. Fin quì dovremmo essere tutti daccordo. Anche l'agroalimentare è un indiscusso punto di forza del Made in Italy, vero?
E' notizia della scorsa settimana che il trend di invasione di pomodori cinesi non ha limiti, quest'anno in 6 mesi ha raggiunto il 173% dei dati 2009. Il bello (anzi, mi correggo, il brutto) è che non si tratta più del solito pomodoro conservato o concentrato destinato alla trasformazione (n.b.realizzata in Italia!!!), ma ahimè si tratterebbe di un quantitativo equivalente (stimato per la fine dell'anno) a circa il 10% della produzione di pomodoro fresco destinato al consumo, quindi parliamo proprio della contaminazione (per ora preoccupiamoci solo in senso territoriale) anche della dieta mediterranea! Essì, perchè anche per ortaggi e verdura in generale è bene ricordare che anche se le condizioni climatiche del nostro paese consentono, dal nord al sud, la coltivazione di una vastissima quantità di prodotti, noi continuiamo ad importare enormi quantità di cavoli, lattuga, spinaci, cipolle, funghi, cetrioli, insalate, peperoni etc. Lo sappiamo da dove arriva il cibo che mettiamo in tavola? Le pere dall'Argentina, l'uva dal Sudafrica, le mele dalla Cina, le angurie dall'Egitto, e il resto della frutta da Equador, Colombia, Cile, Brasile etc. ortaggi e verdura da Spagna, Olanda, Tunisia, Marocco, Egitto etc. per un aumento del valore totale delle importazioni pari al 400% rispetto al 2004! Ma non era proprio la varietà stagionale dei prodotti ortofrutticoli che ha reso possibile la diffusione di numerose ricette e preparazioni culinarie strettamente legate a specifici territori e alla stagionalità? Un altro vanto del Made in Italy (che però usa prodotti che percorrono migliaia di km prima di arrivare sulle nostre tavole! ...e si dovrebbe tener conto che i "fuori stagione" sono spesso associati a un rischio elevato di contaminazioni da residui di prodotti fitosanitari!)
La pasta italiana, deve rispettare la cosiddetta “legge di purezza” (si tratta della legge 4 luglio 1967), che impone alla pasta italiana requisiti inerenti alle ceneri, all'umidità e al complesso proteico tra cui risulta anche il glutine e che non può essere inferiore al 10,5 per cento. Il problema è che non sempre il grano italiano è in grado di garantire tale percentuale, nonostante gli “sforzi” fatti anche da alcuni agricoltori nel portare avanti progetti in collaborazione con l’industria in determinate regioni. Il grano duro canadese 'Canada western Durum' presenta delle caratteristiche qualitative superiori a quelli dei grani locali", addirittura vanta un contenuto proteico superiore pari a circa il 15% rispetto alla produzione nazionale, con conseguente aggravio dei prezzi che superano le quotazioni dei grani nazionali anche del 30% a discapito dei trasformatori! Lo stesso usato da decenni per fare quella pasta made in Italy famosa nel mondo. Lo stesso “indispensabile” per la produzione della pasta made in Italy!!!
Il problema è che forse è meglio non approfondire atrimenti il discorso diverrebbe lungo e preoccupante, perchè noi importiamo anche latte e latticini (anche le mozzarelle che diventano blu),
olio, riso, pesce, crostacei, carni fresche e cotte da paesi che hanno una regolamentazione sui controlli un tantino diversa dalla nostra!!! Le carni bovine e quelle ovine il pesce, il latte (e i prodotti derivati) ma anche animali vivi: vengono ispezionati “a campione”, su 1.058.319 partite di merci importate nel 2008 (+1,6 per cento rispetto al 2007) ne sono state controllate 9.926 (0,94 per cento). Coldiretti ha lottato e ottenuto di poter vendere il latte sfuso nella grande distribuzione a meno della metà del prezzo del confezionato, le nostre mogli e le nostre mamme hanno tiepidamente accolto la cosa per poi subito lasciarla morire, solo perchè era troppo impegnativo dover bollire il latte (n.b. non era necessario in quanto il latte è sempre controllatissimo e di ottima qualità, era solo un appiglio per dover giustificare la differenza sul prezzo) e intanto sugli scaffali 3 cartoni di latte a lunga conservazione su 4 sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle, e le compriamo.... E poi però ci facciamo il problema del carbonio se è lavorato a Taiwan...