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La Vuelta di Simon Yates

Simon Yates (Mitchelton-Scott) ha corso questa Vuelta non solo per vincerla, ma anche per scacciare il fantasma del Giro d’Italia. Un Giro in cui aveva mostrato una superiorità evidente nella prima settimana per poi evaporare in quella finale terminando 21°. Una prova che sicuramente ha lasciato il segno a livello psicologico-

Lezione imparata però, infatti in questa Vuelta Yates ha corso in modo accorto e tendenzialmente in contrasto con quanto normalmente fanno le squadre della maglia rossa, ovvero tenendo in controllo la corsa o cercando proprio di “blindarla” come abitudine del Team Sky, ma correndo quasi “al risparmio”, come fatto intendere da Yates, che in una dichiarazione ha esplicitamente menzionato il Giro d’Italia ed il modo in cui si è concluso per lui. Yates stavolta ha corso con disciplina e nervi saldi, probabilmente anche quando ne aveva di più degli altri, prendendosi la maglia rossa con un vantaggio minimo su Alejandro Valverde per poi incrementarlo gradualmente a piccoli passi.

Alejandro Valverde e Movistar che da questa Vuelta ne escono con le ossa rotte. 2 vittorie di tappa per il Murciano, ma alla fine il dato è chiaro: con il Tour nelle gambe e 38 anni sulle spalle nell’ultima settimana ha pagato dazio rispetto corridori più freschi e giovani. Un podio con età media di 24 anni lo dimostra. Movistar che dovrebbe anche porsi delle domande sull’utilità del proprio tridente, che in questa stagione non ha prodotto grandi risultati, o perlomeno non quelle auspicati c’è da credere.

Cifra di questa Vuelta è stato il molto tatticismo, infatti è stata contraddistinta da molte opportunità per fughe e seconde file. Addirittura per 6 tappe la maglia rossa è stata vestita da gregari come Rudy Molard (Groupama-FDJ)  e Jesus Herrada (Cofidis), con in particolare le 2 tappe in cui l’ha vestita Herrada che sono state un vero e proprio break per Yates e la Mitchelton per rifiatare per 48h prima dell’attacco di Las Praeres. La mossa tatticamente più rischiosa, ma astuta della squadra australiana, si è vista a mio avviso nella 15^ tappa, quando ha lasciato andare Thibaut Pinot a caccia della vittoria di tappa tenendolo sotto controllo per la classifica generale con la marcatura di Jack Haig e controllandone il vantaggio su Yates che intanto teneva un occhio su Valverde. Valverde che ha resistito nella crono ed attaccato sul Balcon de Bizkaia, ma dalla 18^ tappa in poi ha avuto il calo decisivo. A quel punto per Yates i giochi erano fatti.

In questo contesto c’è stato spazio per vittorie di tappa che hanno avuto il sapore di veri risultati “salva stagione” per alcune squadre, come le vittorie di tappa di Ben King, vero ossigeno per la Dimension Data, che con l’annata dannata di Mark Cavendish stava naufragando, anche se resta la cenerentola del World Tour come punti UCI, quindi due vittorie di prestigio da parte di un corridore apprezzato per la professionalità valgono oro. Idem per la EF Foundation First con le vittorie di Simon Clarke e Michael Woods.

Ancora di più per una squadra Continental come la Cofidis, che conquista una tappa col controverso Bouhanni e ha vestito la maglia rossa, e con la regolarità dei risultati si trova davanti appunto a squadre WT per punti UCI.

Big Deal per la Groupama-FdJ, sia per le tappe vinte da Pinot, in forma mondiale, che per la bella pubblicità di Molard in maglia rossa per 4 tappe.

Ottima pubblicità in patria anche per la Euskadi-Murias con la vittoria di Oscar Rodriguez. Cosi come per la spettacolare fuga riuscita sul fil di lana per Jelle Wallays (Lotto-Soudal).

Infine non si può non menzionare l’ennesima grande prova della QuickStep, che raccoglie ancora una volta di più gli investimenti fatti nei giovani, con il secondo posto di Enric Mas, che sicuramente ha approfittato delle condizioni inusuali in cui si è corsa questa Vuelta (di cui diciamo nella conclusione sotto), ma che ha mostrato un potenziale che nei prossimi anni potrà essere ancora di più sviluppato. E poi Elia Viviani che con 3 tappe vinte sigla cosi la stagione della vita dimostrandosi lo sprinter più forte al momento (l’ultima tappa l’ha vinta di vera prepotenza).

Nel complesso quindi cosa ci ha mostrato questa Vuelta? Com’è un grande giro senza una squadra ed un corridore dominante che blinda la corsa dall’inizio alla fine.

Poi può piacere o meno.

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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