French bicycle racer Raymond Poulidor pictured at the end of the Tour de France race on the Champs Elysees with a large bust in his likeness designed by Daniel Druet, Paris, circa 1966. (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Addio Poupou

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Raymond Poulidor, 83 anni, è morto stamattina alle 2 nell’ospedale di Saint-Léonard-de-Noblat, suo paese di residenza.

French bicycle racer Raymond Poulidor pictured at the end of the Tour de France race on the Champs Elysees with a large bust in his likeness designed by Daniel Druet, Paris, circa 1966. (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Eterno secondo dietro Jacques Anquetil, 8 volte sul podio del Tour (7 tappe vinte in carriera) senza mai indossare una sola volta la maglia gialla, è stato un corridore completo, vincitore di una Vuelta (1964), di una Milano-Sanremo (1961), di una Freccia Vallone (1963), due Paris-Nice (1972-1973) due Dauphiné (1966-1969), campione nazionale nel 1961.

Poulidor è stato un corridore sfortunato e diversi aneddoti lo testimoniano. Uno su tutti nel Tour 1968 in cui era indubitabilmente il favorito, grazie all’assenza di Merckx, Anquetil e Gimondi, ma nella 15^tappa, mentre era in fuga e maglia gialla virtuale, venne scaraventato a terra da una moto della corsa che cambio traiettoria repentinamente. Doppia frattura dell’osso frontale e ferite profonde a ginocchio e gomito lo costrinsero al ritiro.

Nel 1974 venne battuto allo sprint da Eddy Merckx al mondiale di Montreal dopo che Poulidor (più veloce sulla carta) cercò invano una volata lunghissima.

E poi altri episodi in cui la sfortuna si intreccia con altro, come nel Tour 1965 quando  Henri Anglade (Pelforth) aiuta Gimondi (Salvarani) sul Ventoux impedendo a Poupou di vincere la maglia gialla.

O nel celebre Tour 1965, quando Poulidor taglia per primo il traguardo nel velodromo di Monaco, ma dimentica di fare un giro (stile Roubaix) e la vittoria va ad Anquetil che prende 1′ di abbuono. Poulidor arriverà 2° a Parigi per 55″.

O la scelta di una cassetta troppo dura sul Puy-de-Dôme nel 1964 (20^tappa). Una salita in cui prevarrà su Anquetil, ma sfiancandosi. Un duello tra i più leggendari del ciclismo, una salita fatta spalla contro spalla, che ha consegnato alla storia un’immagine iconica quanto il passaggio di borraccia Bartali-Coppi (ma al contrario di quest’ultimo il duello Poulidor-Anquetil è stato ripreso in tv).

Ma Poupou era soprattutto il campione popolare, amatissimo dal pubblico francese. Dopo il ritiro nel 1977 è sempre rimasto presenza fissa al Tour de France come testimonial, ma anche persona semplice ed accessibile. Lontano anni luce dal riservato (e bizzarro per certi versi) Anquetil o dal focoso Hinault.

(Photo by Chris Graythen/Getty Images)

Anquetil una volta ritiratosi nel suo castello in Normandia non salì mai più su una bicicletta (non poteva sopportare l’idea che qualcuno gli stesse davanti), ed anche Hinault per 20 anni dopo il ritiro non toccò più la bici, impegnato ad allevare il suo bestiame in Bretagna. Poulidor invece non disdegnava giri in compagnia con chiunque volesse farsi una pedalata assieme, anche in randonnnée. Tanto che diventò presidente onorario dell’unione degli Audax francesi ed aveva un brevetto di 400km a suo nome (qualificativo per la PBP).

Negli ultimi tempi lo si vedeva spesso alle gare in atteggiamenti affettuosi con il nipote Mathieu Van Der Poel.

Addio Poupou.

Commenti

  1. Quando ero un ragazzino di nove anni, nel 1960, finalmente papà riuscì ad acquistare la tv, e da subito Giro e Tour, sia pur nelle scarne telecronache dei tempi, non mancavano mai dall'intrattenerci. Non sto a citare tutti i nomi di allora, tra essi Poulidor c'era sempre, e con gli altri fa parte incancellabile della mia infanzia.
    Ciao, Raymond, ovunque tu sia.
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