Nuova caduta con conseguente frattura oggi, al giro dei Paesi Baschi, e questa volta a farne le spese è Mikel Landa, su cui la Soudal-QuickStep aveva riposto le ultime speranze dopo la caduta e fratture di ieri di Remco Evenepoel. Tra l’altro Landa è caduto assieme al compagno di squadra Gil Gelders, il quale anche ha abbandonato, pur senza fratture, lasciando ormai la Soudal in 4 superstiti da questa mattanza quotidiana.
Il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), David Lappartient non ha potuto non dare un’opinione ( all’AFP) sulla questione, in particolare dopo la caduta di ieri che ha privato dei principali protagonisti (Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Primoz Roglic) non solo la corsa basca, ma anche tutto il WT per vari appuntamenti prestigiosi, e quindi squadre, sponsor e pubblico. Senza dimenticare che una settimana fa stessa (mala) sorte ha costretto Wout Van Aert (Visma-Lease a Bike) a perdere Giro delle Fiandre e Paris-Roubaix.
Mentre molti osservatori hanno puntato il dito contro i cambiamenti nell’equipaggiamento come fattore di rischio, David Lappartient ritiene che le ragioni siano “multifattoriali“, pur riconoscendo che “l’equipaggiamento è ovviamente un problema“.
Sul tema dell’equipaggiamento Lappartient in poche parole ci riporta nel gorgo delle infinite discussioni sui freni a disco che ci hanno tormentato per gli scorsi 10 anni:
“Le bici hanno fatto uno straordinario balzo in avanti. Battiamo record di velocità a ogni gara. I freni a disco in particolare sono nel mirino dei sindacati dei ciclisti. È qualcosa che merita di essere meglio documentato. L’UCI avrebbe potuto subordinare l’autorizzazione dei freni a disco all’epoca all’installazione di coperture per i rotori dei freni. Non è stato così. È un argomento che vogliamo rimettere sul tavolo, non c’è nessun tabù“, ha insistito.
Lappartient riporta in auge un argomento d’oro per i detrattori, ovvero le possibili (e probabili) pressioni da parte dei produttori di biciclette: “Ad alcuni corridori è stato chiesto di non dire nulla perché i produttori di attrezzature volevano introdurre a tutti i costi i freni a disco“. Il motivo è conseguente: “per rinnovare quasi tutte le biciclette da corsa del mondo“. Auguri a tutti noi.
Il presidente UCI ha poi indicato un altro punto su cui si dovrebbe lavorare. Notando che nelle cadute i body dei corridori praticamente si disintegrano, vorrebbe che diventasse un argomento di discussione “la composizione di questi capi di abbigliamento“, auspicando delle “protezioni di tipo air-bag“. Tuttavia, Lappartient, in uno stream of consciousness, si è poi è risposto pure, ritenendo che probabilmente sia “impossibile fare progressi in questo campo“.
Infine, il presidente dell’UCI non ha esitato a dare buona parte della colpa delle cadute ai corridori: “Il 50% delle cadute è dovuto al loro atteggiamento“, riferendosi alle dinamiche di gara e del modo di correre attuali. Pertanto vuole creare da quest’anno: “un principio di cartellini gialli e rossi come nel calcio, in modo da punire meglio gli atteggiamenti pericolosi“. Un’idea popolarizzata in rete dallo youtuber Benji Naesen.
Insomma, ce n’è per tutti, e per molto tempo ancora.
Nella caduta di Vingegaard, Roglic ed Evenepoel, il commentatore in telecronaca ha detto che, in una cura così semplice con una bici di qualche anno fa, meno rigida, quel che è successo non sarebbe accaduto, Io non sono d'accordo, neanche con chi da la colpai freni a disco.
Credo invece che quella curva maledetta sia piuttosto ingannevole magari un pochino sporca, a mio parere visto la velocita con cui viaggiano i ciclisti, è "ci fanno divertire" il direttore sportivo dovrebbe prima della gara fare una ricognizione molto più approfondita e accurata, mettendo poi dei giudici di gara segnalatori che molto spesso ci sono, ma in questo caso specifico io non ho visto, poi sta al ciclista decidere se rallentare o andare a manetta anche nelle situazioni di pericolo, ovviamente quando vedi un Thomas Pidcock sfrecciare in discesa per noi appassionati diventa puro spettacolo mentre loro rischiano l'osso del collo.
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