Le pagelle della Tirreno-Adriatico 2021

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Conclusa la Tirreno-Adriatico 2021. La corsa dei due mari è stata recentemente banco di prova in apertura di stagione per vedere le prime schermaglie tra i capitani da corse a tappe, con momento imprescindibile pedoni e cani che attraversano la strada durante la crono finale. Quest’anno invece gli amanti del ciclismo “spettacolo” e del ciclismo tout court non possono essere rimasti che soddisfatti, perché la corsa dei due mari ha riservato veri fuochi d’artificio in quasi ogni tappa, anche se con distacchi finali maggiori del solito. Corsa resa di pregio anche dal grande parterre di campioni al via, anche se questa Tirreno sembra aver evidenziato ancora di più il ricambio generazionale in atto in questi ultimi anni, con dominatori gli ormai “cannibali” Pogačar, Van Aert e Van der Poel.

Tadej Pogačar, voto 10 e lode: il 22enne sloveno, si sta imponendo al grande publico a suon di vittorie. Lui che non ha mai ricevuto le attenzioni e i complimenti riservati al suo coetaneo Bernal o a Remco Evenepoel, in realtà si sta imponendo come il più forte in gruppo. Corridore giovane, ma molto scaltro ed attento, e con doti fisiche straordinarie su quasi ogni terreno. Quest’anno ha già vinto 2 corse sulle 3 disputate, l’UAE-Tour e la Tirreno, appunto, oltre ad aver centrato un 7° posto alla Strade Bianche. Si muove come un veterano navigato anche senza supporto particolare della squadra, a parte Davide Formolo. In salita, vera, non strappi, al momento è praticamente imbattibile e cosa forse non abbastanza sottolineata, anche nelle cronometro si difende benissimo. Nella cronometro finale della Tirreno ha fatto una prestazione mostruosa, perdendo 1″ dal favorito Filippo Ganna, 6″ da uno specialista come il campione europeo Stefan Küng e 12″ dallo stratosferico Wout Van Aert. Va considerato che lo sloveno sta attorno ai 65kg di peso, mentre gli altri tre menzionati pesano tra i 10 ed i 15kg più di lui. Pogačar ha segnato uno dei migliori tempi in assoluto in questa cronometro finale della corsa italiana, che oltretutto quest’anno prevedeva due piccole chicanes in più, che hanno reso il percorso un minimo più lento del passato. Nonostante ciò Pogačar ha fatto segnare un 11’18” (media 53,28kmh) che è lo stesso tempo con cui Rohan Dennis ha vinto la cronometro nell’edizione 2017 o con cui Jos Van Emden è arrivato 2° l’anno successivo. Su tutto questo il giovane Pogi, come viene chiamato, sembra anche avere la testa di un veterano. Indicative le sue parole: “la sola pressione che sento è quella che mi metto io“.

Due (tre) piccoli dettagli statistici: Pogačar ha vinto la Tirreno-Adriatico più veloce della storia, con la media complessiva di 41,681 km/h. E con il maggior scarto tra 1° e  3° (Mikel Landa): 3’57”. Il precedente risaliva al 1990: 2’32” tra Tony Rominger e Gilles Delion. Inoltre è l’unico corridore in epoca WorldTour ad aver vinto in una gara a tappe tre maglie: classifica generale, a punti e miglior giovane. Tris che aveva già realizzato allo scorso Tour de France.

Wout Van Aert, voto 10. È dura lotta tra Van Aert e Van der Poel su chi sia il più polivalente corridore professionista in attività. MvdP lo è sicuramente su più discipline, Van Aert su strada. Ad ogni modo “il cielo è il limite” per questi due talenti incredibili. Van Aert con un pizzico di fortuna potrebbe veramente dominare tutta la stagione delle classiche, da marzo a maggio. Per il momento trova sulla sua strada altri fenomeni, magari in singole specialità, come Filippo Ganna, ma se non vince è 2°. Un corridore che è un patrimonio del ciclismo. In questa Tirreno ha vinto 2 tappe, allo sprint ed a cronometro, un 2° posto, ed un 3° nella tappa regina che gli è costato il primato finale. Tutto questo dopo la prova “opaca”, come definita da qualcuno, della Strade Bianche, dove ha finito 4°. Sabato alla Sanremo sarà li a battersi per la vittoria.

Mathieu van der Poel, voto 9. Vincitore di due tappe, ma vero “animatore” della gara in svariate occasioni. corre in un modo che lo fa essere sotto i riflettori qualunque cosa faccia, sia che si mostri spavaldo/arrogante dopo uno sprint, sia che arrivi coi soli fumi della benzina dopo una fuga pazza. Non è certamente un istrione come Sagan, né uno con cui la maggior parte della gente possa identificarsi, proprio per l’ambivalenza dei suoi atteggiamenti, ma è certamente l’attuale paladino del ciclismo spettacolo. La sua epica rivalità con Van Aert sta segnando e segnerà quest’epoca.

Egan Bernal, voto 6. In realtà dare il voto al giovane colombiano è difficile, perché da lui ci si aspetta molto, e il confronto diretto con Pogačar è abbastanza impietoso al momento, ma dopo i problemi alla schiena che ne hanno affossato la stagione scorsa ed il cambio fidanzata, sembra in crescita. È andato a podio in 3 delle 5 gare disputate. Con l’ottimo ed inaspettato 3° alla Strade Bianche. Alla Tirreno è andato corto al podio per 16″, ma in generale è sempre li coi migliori. Se continua così sembra poter tornare ai suoi livelli migliori. Anche se per chi scrive, non sono comunque quelli di Pogačar.

Matteo Fabbro, voto 7. È da un pezzo che lo indico come uno dei migliori prospetti in chiave corse a tappe per l’Italia, ora finalmente sta dando i segni che ci si aspetta. Coglie un ottimo 5° posto in generale, con anche un’ottima cronometro finale in cui ha siglato lo stesso tempo di Bernal. Chiaramente deve migliorare se vuole lottare per qualcosa di più che piazzamenti, ma alla fine si è messo dietro un altro talento emergente come João Almeida. La strada sembra quella giusta.

João Almeida, voto 7. Il 22enne portoghese sta dando conferma di quanto di buono mostrato l’anno scorso in maglia rosa. Tiene bene le ruote dei migliori in salita (ha perso pochi secondi da Quintana nella tappa di Piani di Tivo) ed è molto solido a cronometro (7° a S. Benedetto del Tronto). Un altro esponente a pieno titolo della generazione d’oro che sta prendendo il potere in gruppo.

La vecchia generazione, voto 5. I nati pre-’95, dominatori fino a pochi anni fa, stanno facendo fatica: Romain Bardet 8°, Vincenzo Nibali 9°, Simon Yates 10°, Nairo Quintana 12°, Jakob Fuglsang 22°, Geraint Thomas 24°. Può sembrare ingeneroso e prematuro criticarli in questo avvio di stagione, ma oltre a non essere incisivi in gara sembrano proprio non avere la freschezza, anche mentale, per tentare qualcosa contro la nuova generazione, che infatti tutti definiscono di “fenomeni”, forse anche per il modo di correre diverso rispetto alla vecchia generazione.

Mikel Landa, voto 8. Eccezione a conferma, il 31enne basco, che alla fine, con tutti i suoi noti limiti, è l’unico a battagliare coi giovani terribili ed orbita ancora attorno all’ultimo gradino del podio, stavolta centrandolo.

Commenti

  1. Purtroppo non ho visto la tappa, ma guardando la grafica sugli highlights di YouTube il percorso sembra quello di sempre. Le chicane erano proprio lungo.la strada?
  2. bianco222:

    Secondo me più che le grandi corse a tappe in sé è il modo in cui sono disegnate. Tappe come quella marchigiana (al di là del fattore meteo imprevedibile) sono molto più spettacolari dei classici tapponi alpini. L'Italia (ma anche la Francia) è piena di erte colline che vengono poco sfruttate nei grandi giri.
    si ma le tappe le fanno i corridori,quella marchigiana e' venuta fuori cosi bella perche' pioveva e soprattutto perche' c'era un pazzo ( MVDP ) che quando mancavano 80km al traguardo,continuava a scattare,finche' per sfinimento ai -50km l'hanno lasciato andare,perche' stava diventando pericoloso da seguire su quei ritmi.
    Puo' non essere simpatico l'olandese,ma e' pazzo come un cavallo,vedere certe azioni come anche alle strade BIANCHE ( ANCHE LA' HA FATTO SALTARE IL BANCO ABBASTANZA PRESTO) fa capire che non erano i misuratori di potenza a togliere spettacolo,ma i corridori che con le loro paure aspettavano solo i finali.
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