[Test] Bianchi Specialissima CV

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Specialissima é un nome storico per Bianchi, e non solo, visto che il termine “specialissima” é entrato nel passato nell’uso comune, ma lo si usa ancora oggi, per indicare la bicicletta da corsa tout court.

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La casa di Treviglio ha recentemente riproposto questo modello andando a colmare una lacuna nella propria gamma, ovvero quello di una bici super leggera adatta alla salita. Non che la Oltre, nelle sue varie incarnazioni, non fosse una bici adatta anche a questo genere di esercizio, ma vista probabilmente la svolta che ha preso il mercato quest’anno, in cui si é vista una differenziazione più marcata tra bici aero e ultralight, in Bianchi hanno deciso di proporre questo modello, con evidente convinzione, tanta da impegnarsi a battezzarla con un nome cosi’ importante nella storia di Bianchi.

Veniamo alle caratteristiche su cui hanno puntato per realizzare questo modello. In realtà a livello di design non si ritrova niente di eclatante. La specialissima non presenta soluzioni “strane”, niente ammortizzatori, niente freni integrati o in posizioni alternative. Il design è piuttosto “classico”, perlomeno per una moderna bici in carbonio, con volumi ben proporzionati.

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La novità di questa bici si ritrova tutta “all’interno”, nella tipologia costruttiva, ed essendo una Bianchi questo si traduce nella tecnologia Countervail®. Questa tecnologia é ormai utilizzata da qualche anno, dall’introduzione sulla Infinito CV, sulle bici di Treviglio, ed é una caratteristica in cui Bianchi crede molto. Riassumendo brevemente si tratta di un materiale viscoelastico brevettato dalla Material Science Corp. che viene “annegato” nel layup del carbonio del telaio, e grazie alle proprietà meccaniche di questo materiale si riducono le vibrazioni trasmesse al ciclista.

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Se nel caso della Infinito CV, bici votata all’endurance (o della Aquila CV per triathlon lunghi) questo ha un interesse comprensibile, nel caso della Specialissima ad un primo momento lo risulta meno. In realtà lo scopo di questa tecnologia applicata ad un telaio ultraleggero è quello non tanto di renderlo più comodo sulle lunghe distanze, ma di renderlo maggiormente controllabile e meno “nervoso”, caratteristica questa che spesso viene criticata in questo genere di telai.

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Il telaio della Specialissima viene dato a 780gr in taglia 55 (in colorazione nera, in versione celeste qualcosa di più). La bici in test, in taglia 59 aveva un peso di 6,5kg. Bici montata Campagnolo SuperRecord completo, ruote Campagnolo Bora 35 tubolari, tubolari Vittoria Corsa CX 23mm, attacco manubrio, manubrio e reggisella  FSA Os99, sella San Marco Aspide Superleggera. Curati i particolari, come tradizione Bianchi, con tappo dell’expander e collarino reggisella CarbonTi in colore celeste. La geometria é la stessa della Oltre, quindi una geometria veramente racing per una bici “pronto gara”.

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D’altronde questa bici é stata sviluppata in stretta collaborazione e con moltissimi test su strada dai professionisti del Team Lotto-Jumbo, come ci é stato spiegato durante la presentazione del prodotto, e la richiesta, quasi ossessiva, da parte dei corridori era “more stiffness“. Rigidità, rigidità, rigidità.

Già durante la presentazione un episodio fa ben capire se questo obiettivo sia stato raggiunto. Dopo un piccolo trasferimento in pianura, e dopo una salita di 7km, in cui si é potuto apprezzarne ovviamente la leggerezza, tutto il gruppo di tester e giornalisti vari si é buttato in discesa. Allo stop di fine discesa tutti si guardavano sorridenti e si scambiavano espressioni entusiastiche riguardo le capacità discesistiche della Specialissima.

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Questo genere di impressioni pero’ sono sempre da prendere con le molle. Normalmente alle presentazioni le bici sono preparate alla perfezione, nuove, luccicanti, lo staff dell’azienda é entusiasta e cerca di comunicare ovviamente questo entusiasmo, e non ultimo c’é un certo “ingarellamento” tra i presenti. Le cose cambiano spesso durante i test veri e propri sulle proprie strade, sulle proprie salite e con i propri riferimenti. E soprattutto, giorno dopo giorno, vengono alle luce gli eventuali problemi e si notano le differenze con il proprio “database” di prodotti già provati. Nel caso della Specialissima pero’ la sensazione giorno dopo giorno in discesa é stata sempre la stessa, ovvero eccellente.

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In salita la bici si apprezza chiaramente per la leggerezza. Il montaggio al top, ruote in primis, fa una certa differenza. Tanto che nemmeno si fa caso alla rapportatura “garaiola” 52-36 della guarnitura semicompact. In discesa pero’ questa bici é davvero “specialissima”: la confidenza é totale. Anche dalla prima discesa sembra di averla usata da mesi. In particolare la differenza con altre bici ultralight o di peso simile é la grandissima stabilità. La bici anche sopra irregolarità dell’asfalto o asfalto rovinato passa senza “scalciare”, come se il telaio fosse 1kg in più. Se questo dipenda dal Countervail o dal rapporto peso/rigidità non saprei dirlo, ma le capacità discesistiche di questa bici sono evidenti. La sicurezza che da é tale che si é portati a spingere fuori dai tornanti e togliere qualche secondo ai propri best sui segmenti Strava (che infatti arrivano). Anche rispetto la Oltre, con cui condivide la geometria, questa Specialissima é meno nervosa e richiede meno correzioni all’interno dei tornanti. In discesa quindi é un vero spasso. Recentemente ho provato la Trek Émonda, che già mi aveva sorpreso anche lei come eccellente discesista, ma questa Bianchi ha anche un filino in più, ben servita dalle Bora 35, che a mio avviso si confermano come ruote di riferimento nel genere.

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Avendo potuto provare in rapida successione la Émonda e la Specialissima mi viene naturale metterle a confronto, visto anche che sono bici della stessa tipologia ultralight. Sono bici che in salita rendono benissimo ovviamente, grazie al peso davvero basso, ma che, anche rispetto a qualche anno fa, non pagano il rovescio della medaglia dell’essere “scorbutiche” e poco rassicuranti in discesa, anzi. Differenza maggiore tra le due bici é la comodità, che sulla Trek é più marcata, grazie alla flessione del cannotto sella ed una geometria un po’ meno racing (tubo sterzo più alto a parità di taglia). Non che la Specialissima sia una bici scomoda, ed a livello prestazionale sono entrambe ottime, ma la Bianchi ha un’anima un po’ più corsaiola e senza compromessi, con una “punta” in più in discesa (ed un’estetica più riuscita a detta di chi scrive, ma sono gusti personali).

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Una bici senza falle quindi? Beh, il costo di 4000eu per il solo telaio e quasi 10.000 per la bici completa sono “tanta roba” come si usa dire…quindi fortunato chi se la potrà permettere. Per gli altri non resta che il classico “se vincessi al superenalotto…”.

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Sito Bianchi

 

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