La prima frode tecnologica

Dopo anni di sospetti, che spesso sono stati oggetto di ilarità, è arrivato il primo caso confermato dall’UCI di frode tecnologica. Ai campionati del mondo U23 di ciclocross di Zolder, in Belgio, gli ispettori hanno trovato un motorino elettrico nella bici della 19enne belga Femke Van Driessche.

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Gli ispettori dell’UCI hanno controllato una bici ai box, non usata in competizione, dopo il primo giro della corsa, trovando fili elettrici nel piantone e poi non riuscendo a smontare la guarnitura, hanno così provveduto a sigillare e sequestrarla. E’ stato poi trovato il motore elettrico all’interno.

Il commissario della nazionale belga, Rudy De Bie, ha commentato: “E’ una disgrazia. Non avrei mai pensato che ci sarebbe successa una cosa del genere. Perché un corridore fa una cosa del genere? Specialmente ad una cosi’ giovane età. Chi è responsabile per lei? Sono imbarazzato per lei.”

Il padre della Van Driessche si è subito premurato di far sapere che la bici non fosse quella della figlia, ma di una compagna non precisata.

Lo sponsor tecnico, Wilier, ha rilasciato un comunicato stampa:

Siamo letteralmente esterrefatti, in qualità di principale partner tecnico, ci sembra doveroso prendere le distanze da questo gesto assolutamente in contrasto con i valori fondanti della nostra azienda, nonché con i principi alla base di ogni competizione sportiva. Davvero inaccettabile che in queste ore l’immagine delle nostre bici stia facendo il giro dei media internazionali a causa di questo spiacevole fatto. Lavoriamo quotidianamente per diffondere nel mondo la qualità dei nostri prodotti e sapere che una bici Wilier Triestina viene meschinamente manomessa ci rattrista molto. La nostra società si riserva infatti di intraprendere azioni legali contro l’atleta e gli eventuali responsabili di questa gravissima vicenda, al fine di salvaguardare il buon nome e l’immagine dell’azienda, contraddistinta da professionalità e serietà in 110 anni di storia”.

La Van Driessche ora rischia una sospensione di almeno 6 mesi ed una multa fino a 200.000 di franchi svizzeri, mentre la squadra una multa sino ad un milione.

L’unico dato certo è che il primo caso di frode tecnologica nel ciclismo sia arrivato, dopo anni di voci e sospetti mai fondati. Si tocca così probabilmente un nuovo punto in basso per il ciclismo professionistico. In attesa di sapere come una ragazzina di 19 anni abbia potuto installarsi da sola un motore elettrico nella bici.

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