Il ciclismo è nato come sport “povero”, soprattutto agli esordi era uno sport di elezione per persone che venivano dalla zone rurali dei vari paesi europei, spesso disagiati economicamente e quindi solo con diplomi di scuola dell’obbligo, che agli albori voleva dire la licenza elementare.
Dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso le cose hanno cominciato a cambiare parecchio dagli stereotipi del “Mamma sono contento di essere arrivato uno”, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui il ciclismo è diventato uno sport come un altro per i giovani, che lo scelgono come una delle varie opzioni disponibili e non come come opzione a basso costo rispetto ai più borghesi Tennis, Sci, etc..chiedere a Remco Evenepoel che ha lasciato le giovanili del PSV Eindhoven ed il giro della nazionale belga per il ciclismo.
Laurent Fignon era chiamato “il professore” per aver conseguito quella che oggi sarebbe una laurea breve in “scienze e struttura della materia”. Anni dopo il professore in gruppo sarebbe diventato il nostro Marco Pinotti, laureato in ingegneria. Suo compagno di squadra è stato Manuel Quinziato, laureato in giurisprudenza. Più o meno nello stesso periodo un altro laureato in gruppo, ingegneria, è stato Jean-Christophe Péraud, arrivato sul secondo gradino del podio al Tour de France 2014. Ted King ha una laurea breve in economia all’università di Middlesbury. Karsten Kroon ha una laurea breve in fisica.
In serie minori risultati accademici di rilievo sono quelli di Paul Mach, tre stagioni da professionista in squadre continental, tra cui la Kenda assieme a Phil Gaimon e Ian Boswell, il quale ha ottenuto un PhD in matematica all’università di Berkeley, ed ora lavora per Strava come programmatore. Cameron Cogburn (SmartStop) ha un PhD in fisica al MIT.
Altissimo livello anche per Emma Pooley, la ex pro britannica si è laureata al Trinity College a Cambridge in ingegneria, poi ha ottenuto un PhD in ingegneria geotecnica all’ETH di Zurigo.
Molto recentemente si è ritirato Jeremy Roy, fidato gregario di Thibaut Pinot, ingegnere meccanico, all’INSA di Lione.
Tra i pro WorldTour in attività ora si possono ricordare il corridore della Bahrain-Merida Domenico Pozzovivo (scienze economiche), collega quindi di Laurens Ten Dam (CCC), e poi alcuni laureati in ingegneria meccanica: Adam Hansen (Lotto-Soudal), Chad Haga (Sunweb-diplomato anche in pianoforte al conservatorio-) e Kiel Reijnen (Trek-Segafredo). Jan Bakelants (Sunweb) è laureato in ingegneria biomedica.
Romain Bardet (AG2R) ha pronta una carriera da dirigente visto la sua laurea in Management all’università di Grenoble.
E forse anche il suo connazionale Amaël Moinard (Arkea-Samic), laurea breve in matematica applicata alle scienze sociali.
Studi ancora da terminare, ma in corso per Floris Gerts (Rompoot) in medicina, che potrà condividere allenamenti e studi con il compagno di squadra Stijn Steels, nipote del più famoso Tom, impegnato in medicina riabilitativa. Studi in corso anche per Tom Van Asbroeck (Israel Cycling Academy) in Business e Marketing Management. Quasi collega di Jesper Stuyvens (Trek-Segafredo): Communication Management. Economia e business che devono attrarre i fiamminghi quindi, visto che anche Tjesi Benoot (Lotto-Soudal) ha in corso studi di Management all’università di Gent.
Grande attrattiva per scienze dure ed economiche quindi tra i Pro, con l’eccezione di Guillaume Martin (Wanty-Gobert), il quale è laureato in filosofia, ed ha anche scritto una piéce teatrale (Platon contre Platoche) e che ora addirittura ha un libro in uscita imminente: Socrate à vélo. Le tour de France des philopsophes. Un libro ispirato alla famosa partita di calcio tra filosofi creata dalla fantasia dei Monty Python:
Se non sbaglio anche la ex azzurra Noemi Cantele (argento a crono e bronzo su strada ai mondiali di Mendrisio) si era laureata in Economia mentre correva.
Ragazzi ma state dimenticando la nostra Vittoria Bussi, primatista dell’ora. Un conto è avere una laurea, o ottenere un PhD ‘come hobby’. Un conto è fare il percorso accademico della Bussi. Che ha conseguito un PhD competitivo pubblicando molto bene in geometria algebrica. Avrebbe probabilmente potuto continuare un’ottima carriera accademica. Poi ha scelto altro. Credetemi, c’è una bella differenza tra questo tipo di percorso, ed il semplice conseguimento di un dottorato.
E sticazzi, senza nulla togliere a Vittoria Bussi che non conosco e che avrà una carriera accademica altrettanto di rispetto, fallo tu un PhD al MIT, a Berkeley o al ETH e poi ci racconti quanto è stato un hobby. Le persone con cui ho parlato io non lo definivano proprio così. Non capisco perché per lodare qualcuno si debba sempre sminuire gli altri. Sono tutta gente che si è fatta il mazzo per ottenere quei risultati, riga. Il resto è solo fanatismo da fanboy e celhopiulunghismo.
Perché tu sai che le lauree o i dottorati dei menzionati siano semplici hobby? Il Phd a Cambridge della Pooley (che ha una carriera ciclistica un po' diversa dalla Bussi…) sarebbe un "semplice" conseguimento di dottorato?
Come far polemica sul niente anche qua.
Ciao non volevo assolutamente fare polemica. Ammiro molto la Pooley. Volevo solo dire che la Bussi è qualcosa di assurdo. Conosco molti che si dedicano anima e corpo, ancor più di un ciclista pro, per conseguire risultati accademici che sono la metà dei suoi. Tutto qui. Non volevo sminuire gli altri.
Ecco. Brava sicuramente la Bussi, che non ho menzionato (e sicuramente ne ho dimenticati altri), ma conseguire anche una "semplice" laurea breve per gente che fa il ciclista professionista (livello WT o Conti) con quello che comporta come assorbimento di tempo (pochi sport sono "totalizzanti" come il ciclismo) è comunque un risultato lodevole.
Coplimenti davvero a tutti loro, anche se non bisogna dimenticarsi di tuuuuuuuutti quelli che si sono laureati lavorando 8-10 ore al giorno e magari una famiglia… davvero complimenti!
Ma Pozzovivo non aveva a che fare con la meteorologia?
E’ vero che si è legati al ricordo di un’Italia Post 2 guerra mondiale dove il tasso di analfabetismo era molto alto e di conseguenza si rifletteva su tutta la società.
Vero che probabilmente la percentuale di chi non aveva terza media tra i ciclisti era alta, ma era alta per esempio anche tra imprenditori.. Tolta una piccola nicchia di borghesia impiegatizia legata ad apparati statali. La bassa scolarizzazione era ripartita un po’ in tutti gli strati sociali..
Dopo 70 anni il tasso di scolarizzazione è completamente cambiato in Italia, di conseguenza anche tra chi pedala per agonismo..
Per dare giudizio su titoli di studio o percorsi accademici, all’estero non li conosco.. Conosco quelli Italiani..
Invece se da parametrare con Usa.. lascerei stare li ad un proffessionista rilasciano qualsiasi titolo…
Se invece si va a vedere chi pratica ciclismo, si.. negli anni la fascia sociale di chi lo pratica, probabilmente si è spostata verso fasce diciamo piu’ borghesi..? ( non è piu’proibito il termine..:-) ) Si probabilmente si… Ma credo che il fenomeno sia iniziato già dagli anni 70…
Non voglio assolutamenta rinfocolare la questione, ma semplicemente fare osservare che per formulare un giudizio o anche un semplice parere, bisognerebbe avere una minima esperienza o perlomeno dei riscontri oggettivi. Conseguire una laurea, sia essa triennale o magistrale, non è sicuramente mai un passatempo. Richiede un impegno sia mentale che fisico, dal momento che l’università va frequentata, sia per seguire le lezioni che per sostenere gli esami, oltre che per incontrare quando serve i docenti. Poi c’è lo studio, che per essere proficuo deve essere fatto in condizioni ottimali, anche dal punto di vista ambientale. L’università scelta poi non è detto che sia facilmente raggiungibile, e anche questo è un disagio.
Un discorso parallelo si può fare per certi sport, ma credo tutti a livello agonistico, che richiedono un impegno pressochè totale (nuoto, ciclismo per citarne solo due), sia per gli allenamenti che per le gare, magari con trasferte in giro per il mondo.
Conciliare le due attività, studio e agonismo, non è cosa facile, anzi.
Ultima cosa. Io per studiare partivo da casa il lunedì mattina e rientravo il sabato, non dico altro.
Sono d’accordo con te Renato, io ho lavorato (era l’attività, peraltro in proprio con tutto ciò che ne consegue, che mi dava da mangiare e con cui mantenevo la famiglia) e contemporaneamente studiato (corsi serali per anni e centinaia di week end sui libri).
Quando ho finito mi sembrava di avere un’infinità di tempo a disposizione, all’inizio ero addirittura disorientato: avere la testa impegnata in due attività è particolarmente stressante, dunque doppi complimenti a questi atleti professionisti che ce l’hanno fatta.
In effetti nel ciclismo c’è un altissimo tasso di ignoranza. Fa piacere che i giovani dedichino tempo anche agli studi.
No. Ha due lauree, Economia Aziendale e Scienze Motorie.
Direi che più che sminuire è stato un modo molto obliquo di dire che fa parte del mondo accademico 🙂
Mondo accademico che è molto competitivo, tanto quanto quello sportivo. Quindi con tutto il celolunghismo e complessi vari che ci vanno assieme.
Comunque il topic voleva solo dare un'idea come siano cambiati i costumi e far sapere qualcosa che forse non tutti sapevano. Fine.
Non so se ci siano dei dati raccolti che possano validare questa narrazione..
Sono portato a pensare piu' ad un luogo comune..
Probabilmente sono molto di piu' i calciatori delle giovanili ad abbandonare prematuramente gli studi.. Magari allettati da guadagni che li sistemino anche per il dopo carriera.
Nel Ciclismo invece questa condizione praticamente non esiste.. se non per 1 su 1000? 10000? Quindi la maggioranza dei ciclisti che aprocciano il professionismo sanno che entro i 30 anni devono entrare nel mercato del lavoro da una condizione di non previlegiati.
Basta frequentare il mondo delle gare amatoriali x confermare questa cosa. Se guardi le categorie dei 35-50 in sù è gente che vive di pane e bici e non sanno fare un discorso a senso compiuto. Il ciclismo è uno sport a cui devi dedicare mooooolto piu tempo rispetto tipo al calcio. E quindi quando vai a scuola, il tempo da studiare è decisamente minore rispetto a un calciatore. E lo
dico x certo perché da ragazzino ho giocato a calcio e io facevo tipo 3 allenamenti alla settimana da max 2 ore piu partita domenica, i ciclisti, 4 ore ogni gg e domenica gara lunga. Certo la percentuale di ciclisti praticamanti è minore rispetto ai calciatori (riferito ai ragazzini) ma io mi riferivo alla percentuale dei ciclisti in sè.
Cn questo non voglio dire che chi fa altri sport siano dei geni, dico solo che a proporzione di tempo di allenamento, un ciclista è molto piu impegnato negli allenamenti e ha meno tempo di studiare.
Il mio amico Matteo Trentin,si è laureato a verona,scienze motorie
Incontrato in aereo Manuel Quinziato e scambiate 2 chiacchiere. Ha anche un ottimo livello sia di inglese che di spagnolo (d’altronde abita a Madrid), e in più ha il patentino per il tedesco. Persone così fanno solo bene al ciclismo
Veramente tanto di cappello a quegli atleti che con lo studio si sono creati le basi per un futuro professionale dopo la carriera…
Io per conseguire laurea e specializzazione ho dovuto interrompere la mia “brillante” carriera da amatore (scarso)…
Eggià, fuori dal ciclismo invece il mondo è un tripudio di cultura…
Non ho detto che negli altri sport, sono dei scienzati ma che nel ciclismo in genere, soprattutto quello amatoriale, la media di ignoranza è parecchio alta.
semplice, il ciclismo permette a pochi fenomeni di “sistemarsi” una volta abbandonato l’agonismo…la maggior parte non ha guadagni cosi alti da farsi una pensione e al giorno d’oggi è facile smettere entro i 30 anni…una laurea e quasi d’obbligo se no vai a cercar lavoro dicendo “facevo il professionista e andavo in bici”.
non devo rispondere
non devo rispondere
non devo rispondere
ok, non rispondo
E che dire anche di quella pistard australiana violoncellista di un’orchestra, di cui non ricordo il nome , che ha partecipato ad una delle ultime olimpiadi della quale il commentatore televisivo raccontava che si era fatta costruire un apposito manubrio sul quale appoggiare lo strumento per esercitarsi e studiare durante gli allenamenti (suppongo sui rulli)?
Mi ricordo bene il particolare essendo anche io violoncellista, ma non avrei mai pensato di suonare pedalando!!!!
Negli Usa rilasciano qualsiasi titolo per alcuni sport, non mi risultano squadre di college ciclistiche con borsa di studio, ma non conosco bene la situazione.
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