La caccia delle squadre ai sempre più giovani

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Il punto di svolta è stato il 2019, in particolare con il Tour de France, che quell’anno vide vincitore a 22 anni e 196 giorni Egan Bernal, che all’epoca divenne il 3° più giovane vincitore del Tour nella storia, superando Octave Lapize, vincitore a 22 anni e 280 giorni nel 1910. L’anno successivo Tadej Pogačar stabilì un nuovo record, diventando il 2° più giovane vincitore del Tour a 21 anni e 365 giorni. Battuto solo da Henri Cornet, che vinse il 2° Tour della storia nel 1904, peraltro in circostanze molto particolari. Al terzo posto dopo Pogacar e prima di Bernal si trova François Faber, vincitore nel 1909, tanto per dare l’idea.

Per trovare vincitori recenti del Tour bisogna tornare agli anni 2010, con le vittorie di Alberto Contador (2007) e Andy Schleck (2010), ma quando lo spagnolo aveva già 24 anni abbondanti e il lussemburghese 25. Tra i 40 più giovani vincitori del Tour, per quanto riguarda gli anni ’90, si può citare solo Jan Ullrich (1997) a quasi 24 anni, mentre per gli anni ’80 Laurent Fignon (1983-’84) a quasi 23 anni e poi 24enne; Greg Lemond (1986) a 25 anni e Bernard Hinault nel 1981, ma a quasi 27 anni.

Ovviamente, per contro, negli anni ’90, e soprattutto 2000, la classifica è dominata da over 30.

Su quali siano i motivi di questo repentino cambio generazionale forse un giorno si farà chiarezza, per il momento limitiamoci a prenderlo come un dato. Il punto è che dal 2019 in poi le squadre WorldTour hanno cominciato a puntare pesantemente sul reclutamento di corridori sempre più giovani. Questo ha portato poi come collaterale la creazione e l’esplosione del fenomeno delle squadre sviluppo, le ormai note Devo (da Development), ovvero delle strutture U23 di proprietà o affiliate alle squadre WT, con cui condividono parte dello staff, preparatori, materiale tecnico, etc.. Altre volte hanno solo delle partnership (tipo la Crabbé-DSTNY), mentre altre volte, pur con sponsor comuni e relazioni molto strette, restano strutture indipendenti (tipo la EF Education-ONTO).

Felix Ørn-Kristoff e Alexander Kristoff

Degli effetti che l’arrivo delle squadre Development hanno avuto sul mondo U23 se ne discute tutt’ora, sia per le conseguenze a livello prettamente agonistico, rispetto le “vecchie” squadre U23, sia a livello strutturale, vedasi la problematica della partecipazione degli U23 (come età) ai campionati mondiali.

Negli ultimi 2-3 anni il fenomeno ha assunto, e sta assumendo, ancora ulteriori contorni, con il reclutamento da parte delle squadre WT, anche tramite le Devo, di corridori juniores (under 19).

Solo in questi giorni si parla di almeno 30 juniores che hanno già o sono in procinto di avere contratti con squadre Devo. E di questi, 6 hanno già contratti confermati con le squadre WT o Pro-Conti, ora tutti 18enni: Paul Seixas, francese fresco vincitore del mondiale a cronometro, che già l’anno prossimo correrà per la Decathlon; Felix Ørn-Kristoff, norvegese, fratello del più noto Alexander, che l’anno prossimo passerà alla Intermarché-Wanty; il belga Albert Withen Philipsen, talento fenomenale di cui ormai si parla da anni, che dall’anno prossimo sarà alla Lidl-Trek; il finlandese Kasper Borremans, che salirà dalla Devo alla WT della Bahrain-Victorious; l’australiano Wil Holmes che l’anno prossimo andrà alla Hagens-Bermans, ma ha già un contratto dal 2026 al 2028 con la Jayco-AlUla; e il colombiano Martin Santiago Herreño, che andrà per 2 anni alla Bardiani partendo direttamente dal Team Giorgi (squadra dove ha fatto le giovanili Vergallito).

Paul Seixas

Ovviamente da qui a Dicembre niente vieta che altri contratti siano siglati, senza contare che alcuni corridori hanno già il contratto, ma per vari motivi non comunicano la squadra in cui militeranno. Ad es. il fenomeno svizzero Antoine Salamin, 16enne che ha confermato di avere già un contratto per una importante squadra per il 2026, anche se non ha svelato per quale.

Albert Withen Philipsen

Questo fenomeno del reclutamento di corridori sempre più giovani è diventato di attualità per svariati motivi. Il primo è ovviamente che se ne parla. Anni fa l’attenzione sui corridori U23 era molto bassa da parte dei media e quindi ancora più marginale da parte del grande pubblico. Figurarsi per corridori juniores. Oggi il fatto che questi nomi vengano pubblicati con tanto di comunicati sui social delle squadre WT ovviamente li mette subito in primo piano.

Jorgen Nordhagen presentato l’anno scorso dalla Visma, per cui correrà dal 2025

In secondo luogo sono figli dell’evoluzione e del progresso dei metodi e strumenti di allenamento. Grazie ai misuratori di potenza e della pletora di sensori disponibili oggi, e soprattutto della teoria fisiologica sottostante, il talento è facilmente identificabile oggettivamente, ovvero a prescindere dal contesto. Nel senso che il 16enne che vince tutto prima poteva farlo anche perché magari correva in un contesto di concorrenza di bassa qualità. Oggi Vo2max, potenze critiche, etc.etc..sono dati oggettivi per misurare con precisione la cilindrata del giovane motore. Ed infine la necessità delle squadre WT di non farsi sfuggire il nuovo Remco Evenepoel, per cui meglio mettere sotto contratto 10 ragazzini e poi scremarli tra Devo e WT per tenerne uno, piuttosto che mancarlo del tutto. In questo ovviamente giocheranno sicuramente un ruolo anche gli agenti, che possiamo immaginare lavorino sodo sotto questo aspetto, ampliando parecchio le possibilità del loro portfolio.

Questa strategia paga? La risposta è si. L’età media  a cui arriva la prima vittoria da pro si è abbassata notevolmente e continua a farlo, come possibile verificare su ProCyclingStats:

 

Ovviamente questo cambio di paradigma nel mondo del ciclismo professionistico come si vede ha delle conseguenze a vari livelli, anche se è difficile capire cosa aspettarsi nel futuro, se un plafonamento di questo trend, o addirittura una caccia al giovane che arriverà agli esordienti, con magari la nascita di Academy stile tennis o calcio, etc..

Di sicuro è che il ciclismo professionistico sta diventando sempre più uno sport per giovanissimi.

Commenti

  1. Mi è bastato vedere come sono andati forte all'Ultimo Giro della Lunigiana gli Juniores e credo che alcuni di loro abbiano già staccato il cartellino per squadre PRO. L'età media come in altri sport si è abbassata penso che la nuova generazione, perlomeno i vincenti non arriverrano a 30 anni come attività agonistica. Fino al recetissimo passato gli alteti superavano spesso i 40anni (vedi Val Verde ecc..)
  2. Valverde bisogna dire che vinceva già a 22/23 anni, forse lui non è l'esempio più indicato ma, al netto di tutto, un'eccezione.
  3. Vi regalo una boccata di ottimismo: atleti più giovani equivale a meno investimento per le squadre e poi la maggior parte si troveranno disoccupati a 20 anni con la quinta elementare. Scherzo, ma fino a un certo punto :-)xxxx
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