La mia Maratona delle Dolomiti 2014

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Eravamo rimasti qui, ricordate? Un bel 5h e 22 sul lungo della Maratona Dles Dolomites, al primo tentativo. Concludevo con un ….E l’asticella dell’obiettivo è stata già leggermente alzata. Speriamo di riuscire ad andare”.

Beh, ad andare sono riuscito.

Qualsiasi appassionato di sport agonistico che ragioni per obiettivi, non si ferma mai. Ogni risultato, bello o brutto che sia, è sempre un punto d’arrivo, ma anche di partenza. Se ci si adagia sul passato senza guardare al futuro, non si progredisce più, gli stimoli mancano e con essi anche la voglia di fare sacrifici. Si gioisce per quello che si ritiene un successo, lo si fa meno se non si raggiunge l’obiettivo, in ogni caso si analizza dove si poteva far meglio. Io pensavo di aver fatto tutto bene e che margini di miglioramento fossero solo sul Giau, ove obiettivamente la prestazione era stata al di sotto rispetto al resto della gara. Come fare? Principalmente perdendo quel po’ di peso che su salite dure aiuta. Semplice!!!! Bastava allenarsi nella stessa maniera e stare più attenti sul mangiare. Facile a dirsi, se non si ama mangiare, altrimenti….. I mesi scorrono via veloci. Nel frattempo, a forza di parlarne, come era stato per me leggendo il forum, tre miei amici si convincono a partecipare anche loro per la prima volta. Alessio_P, Zener e Pizzirilloo vogliono essere anche loro della partita!!!! Avuta la certezza ognuno di partecipare, ci si scambiano consigli e tabelle sul come fare. Li convinco che l’ultima griglia è penalizzante ma non più di tanto, che i minuti persi in partenza nel traffico, sono energie risparmiate per il gran finale. Il mio obiettivo non è definito. Solo far meglio. Poi, nel corso dei mesi, decidere eventualmente quanto, a seconda di come vanno le cose. L’inverno non procede alla grande. Gli impegni familiari, mi costringono dopo molto che non succedeva, a saltare diversi allenamenti. C’è un po’ di scoramento. A questo si aggiunge, dopo settimane di rulli, un meteo chirurgicamente avverso proprio nei weekend, tanto da costringerci, una volta, dopo febbrili contatti via whatsapp, addiritttura a prendere l’auto alla ricerca del bel tempo in qualche parte d’Italia, per fare il lungo domenicale. Ce la caveremo con un viaggetto di 140 km di auto “alla ricerca del sole” per arrivare da Roma sino in Umbria….ne valse la pena, se non altro per la bellezza della verde Umbria.

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Con l’arrivo della primavera, finalmente riesco a dare continuità agli allenamenti e seppur un po’ in ritardo di condizione, le prime gare procedono con buoni risultati. Entro nei 10 in qualche GF, alternando comunque le gare su strada a quelle sull’amata mtb. Ci scappa persino un (po’ fortunoso) titolo regionale marathon. La scaletta è già testata, il calendario anche.

Purtroppo Alessio lo perderemo per strada…una banale caduta quasi da fermo in una gara e la testa del femore che va in frantumi. Una parte del team deve abdicare. Rimandata l’iscrizione al 2015. Ma sarà comunque con noi. Il suo cellulare lo daremo a Datasport perché, seppur da casa, possa sapere come andiamo.

Altre novità in vista per l’edizione 2014. Con una suspence degna dei migliori thriller, alimentata ad arte e con pieno successo dall’organizzazione, con un dire e non dire fra indizi e indovinelli, si prospettano misteriose modifiche. Si scatena su Facebook, qui sul forum e un po’ su tutti i social network, il totonovità. Le più disparate ipotesi vengono avanzate. Alla fine, la prima sarà un banale, seppur utile, parcheggio custodito per le bici a fine gara. Per la seconda novità si parla di un indurimento del percorso. Le ipotesi più catastrofiche, al limite del terroristico, portano ad una sola parola: FEDAIA!!!! Ovviamente dal lato duro, quello di Caprile. Un ritorno all’antico peraltro. Ben presto, se non altro per calmare i tumulti, la modifica sarà comunque quantificata come minima. Appena 360 mt. in più, ma per ben per 46 metri di dislivello. Il Mur Dl Giat, Muro del Gatto, perché gatti vengono chiamati gli abitanti di La Villa. Una rampa sino a La Villa Alta con pendenza media del 12% e massima del 19%. Quasi alla fine dei percorsi medio e lungo. Non tutti i commenti alla novità che si leggono in rete sono riferibili, invero, ma tant’è, c’è e lo faremo. Quanto allungherà il tempo di percorrenza? Si stima dai 2 minuti per chi riuscirà a pedalarlo, ad un tempo indefinito per chi colto dai crampi si sdraierà a bordo strada (ce ne saranno). Ci mettono anche le zampette del gatto tatuate sugli ultimi durissimi metri di asfalto:

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Maledizione!!!! Non mi basta più fare meglio il Giau per migliorare il crono!!!! Questo è il mio pensiero. Il D-Day si avvicina, si cominciano a fare gli scongiuri sul meteo e a programmare alimentazione in gara e vestiario da indossare. Più che altro per ingannare l’attesa. La mutevolezza del clima dolomitico, non permette programmi a scadenza più lontana di poche decine di ore. Quelle stesse poche decine di ore in cui, condizionando poi la mia gara, manderò all’aria mesi passati a pesare e quantificare tutti gli alimenti che mangiavo.

La partenza, come lo scorso anno è 9 giorni prima, sfruttando la casa non distante, stavolta con l’amico Zener e Pizzirillo che ci raggiungerà qualche giorno dopo. Faccio una passeggiata il giovedì su Falzarego e Giau per farli vedere agli amici che non li conoscevano e il sabato primo pomeriggio arriviamo a Corvara. Il meteo promette bene, l’atmosfera è la stessa magica di sempre. Quella che ognuno di noi si immagina di contorno ad una corsa pro, solo che stavolta i protagonisti siamo noi. Stand, pacchi gara, tute e furgoni sponsorizzati, un po’ di tutte le parti d’Italia, per lo più sconosciute. Sembra di essere alle Olimpiadi.

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La gamba c’è, ma forse non abbastanza da vincere la differenza in più del Mur de Giat, solo facendo meglio il Giau. Tocca inventarsi qualcosa. Tocca forzare di più all’inizio, sul Sellaronda, farlo meglio, poi fare meglio il Giau e poi pure il Falzarego. In pratica tirare sempre, col grande rischio che fare il botto nella parte finale. Sento qualche amico, gli chiedo pareri. I soliti JFB’07 e Airone del Chianti, due autentici Nostradamus che difficilmente sbagliano le loro previsioni. Chiedo loro lumi. Ascolto i loro pareri e pronostici. Li penso esagerati e generosi, ma mi rincuoro un po’.

Nel frattempo, inizia la sequela di errori. Partecipo ad un evento di contorno nel pomeriggio. Alla fine c’è il buffet. Non so resistere. Queste occasioni le evito sempre, perché quando non posso, cedo. Cedo anche stavolta. Mangio troppo.

Breve passeggiata e poi cena. Sono già sazio, ma mangio come se non lo fossi. La ricarica di carboidrati. Ma va là. Ci aggiungo persino il gelato con panna post cena. Dormo così così. A Zener, va anche peggio. qualcosa gli fa male, seppur non avesse stramangiato e passa una notte quasi insonne. I suoi progetti di fare il lungo, partendo dall’ultima griglia, sfumano ancor prima di partire. Prova a recuperare qualche energia con la colazione. A buffet anche quella. Buffet. La parola che per me è criptonite. Altra stramangiata. Altre volte avevo fatto una colazione o una cena “oltre”. Mai una tripletta in 14 ore.

Il clima è quasi perfetto, il cielo è terso, ci fermiamo di fronte la chiesa, per raccomandare le nostre sorti e via in griglia. Ci separiamo io per entrare nella prima, conquistata lo scorso anno, lui per dirigersi mestamente verso l’ultima. Trovo molte facce note quest’anno, Pizzirilloo mi raggiunge in griglia poco dopo.

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Via lo start, con la consueta puntualità. Arranco subito, stavolta prendere il gruppetto di testa mi costa fatica. Affanno, senso di pesantezza. Li mollo subito alle prime rampe del Campolongo. Sopraggiunge un dolore al fegato. Capisco subito tutto. Affianco e supero Cassani. Non proverò sensazioni particolari, avevo i miei problemi. Scollino il Campolongo, giù verso Arabba. Il Pordoi procede con le stesse non buone sensazioni, lo faccio comunque 1” meglio, ma con molta più fatica. La pagherò? Mi butto in discesa, il clima è migliore dello scorso anno, meno freddo. Via sul Sella. All’inizio ci sono dei figuranti che con degli strumenti in legno fanno un casino infernale. Eroici, con quelle temperature e a quell’ora, ma non li apprezzo. Rimpiango il silenzio mistico della montagna, quello che quando soffri non vuoi sentire nulla né nessuno. Il Sella e il Gardena procedono sulla stessa falsa riga. Affanno, senso di pesantezza eppure stessi crono dell’anno precedente, con pochi secondi di scarto. Ma lo sforzo è maggiore, sono convinto che lo pagherò. Penso a mia moglie, ai miei figli che non capiscono molto cosa faccia il loro papà, ma li sento lì con me. Penso ad Alessio che è lì a casa col femore ancora non guarito, attaccato alla tv, con gli sms che gli arrivano sul cell e che (lo scoprirò dopo) sta facendo la radiocronaca per quelli del nostro gruppetto di whatsapp “I ciclisti della domenica”, scandendo i tempi di noi in gara e commentando che manco Bruno Pizzul.

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Passo a Corvara con un ritardo di 30 secondi, con molta più fatica e un jolly giocato su un tornante del Gardena. Penso di fermarmi, ma lo sport va onorato, anche quando le cose vanno meno bene. Proseguo dritto. Mia moglie mi aspetta all’attacco del Campolongo per il cambio borraccia. Fatta, e via. Stavolta sono con un gruppetto, cerco di non farmeli andare via, almeno il tratto pianeggiante Arabba/Santa Lucia lo farò in compagnia. Soffro meno, forse anche loro pensano che la compagnia sia meglio e non forzano o forse comincio a digerire? Sui piani, nonostante la compagnia, non guadagno nulla, ci si guarda più che collaborare. Fra noi Snel, il vincitore dello scorso anno, col suo bel numero 1, il suo fisico e la pedalata ben diversi da quelli di tutti noialtri. O tira lui o non tira nessuno. Ovvio, banale forse, certamente controproducente. Attacchiamo il Santa Lucia e riprendiamo un gruppetto avanti. Ora faccio meno fatica, faremo una Vam di quasi 1400 lì. Arriviamo all’attacco del Giau. Ancora quei 30” in più. Il mio spauracchio è lì. Il Giau. Penso tra me e me: “via!! oltre il fastidio, o digerisco o muoio”. Ognuno del suo passo, il mio non mi sembra male, avevo digerito!! Scollinerò circa due minuti meglio dello scorso anno, meno sofferente, più lucido, niente accenno di crampi allo scollinamento in cima. Sento il sostegno di Alessio vicino a me. Sa con che passaggi avevo fatto il 2013, sa che ora sono sotto di due minuti, lo sento urlare sul divano. Giù in discesa!!!! via!!!!! Comincia il Falzarego, lo prendo subito bene, imposto senza problemi quello che definisco il ritmo MdD per le salite. Alto e costante.

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La tenuta alla distanza c’è, lo sapevo, ci avevo lavorato. Non mi supera nessuno, anzi sono io a passarne diversi. Devo forzare, il Mur dl Giat è lì che mi aspetta. Scollino il Falzarego con altri 4 minuti di vantaggio, ora sono 6. Il Valparola vola in un attimo. L’anno scorso fui ripreso lì dal gruppo della prima donna, la loro collaborazione sui piani mi fu utilissima. Ora sono solo. Devo andare solo all’arrivo. Picchiata verso San Cassiano, la lucidità non è più molta, è il momento di non farsi male. Do tutto sui rettilinei, passo diversi concorrenti del medio, attacco il Crampiberg senza timore. Mi aspetta il “miciotigre”, come lo chiama Andre, altro utente del forum. Speriamo che non mi lasci i suoi artigli sulla schiena. Un muro di folla che sembra di essere sul Paterberg del Fiandre, manca solo il pavè. Una grande emozione. L’organizzazione ci ha visto giusto anche stavolta. Ha creato un ennesimo elemento caratteristico, con tanto di telecamere, fans-zone, zampe di gatto tatuate sull’asfalto in cima e figuranti a far spettacolo. Diversi concorrenti sono a bordo strada in preda ai crampi, io avevo tirato molti km da solo, li temevo. La pendenza, mi fa perdere l’equilibrio e zigzago. Mi “ricordo” che così la si sente meno e procedo nei tratti più duri così, zigzagando per non “strappare” ed evitare qualche crampo. Scollino indenne e via giù nella discesa che riporta sulla statale. E’ il momento dei calcoli. La pendenza a salire c’è ancora, il vento è contro e io son da solo. Quelli del medio li passo come Pantani superò tutti a Oropa (perdonatemi il sacrilegio). Ai –2 passo a 5.16.10. Il 5.22 del 2013 è migliorato, ma ogni punto di arrivo è anche uno di partenza e allora voglio stare sotto il 5.20. Devo fare gli ultimi due km ad oltre 30 di media, con il penultimo in salita, controvento e la curva a gomito del traguardo. Sono in fuorisoglia, l’unico di tutta la gara. Sono al limite. Prendo l’ultima curva urlando strada a quelli che la stavano impostando. Vedo il traguardo, sono dentro. Appena 7 secondi, ma sono dentro. 5.19.53. Rimane il tempo, per mostrare lo sponsor alle telecamere alzando le braccia, come quelli veri.

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Soddisfazione, ma non come lo scorso anno. Stavolta non ho fatto il mio meglio e quindi la sfida 2015 parte già ora. Qualche malalingua (Airone del Chianti) mi accusa di averlo fatto apposta, per fare un altro best, come faceva Bubka che saltava 15 cm in più, ma alzava l’asticella di 1 cm alla volta per ragioni di sponsor. Pare vero!!!!

Resta da dire dei miei due amici. Zener, alla fine, stringe i denti pur facendo solo il medio. Farà un grande risultato, vista la partenza in ultima griglia e il malessere notturno. 80 posto in 4.16 che gli varrà una seconda griglia 2015. Lo vedo già lì il 5 luglio 2015. Col suo fisico da scalatorino (180 cm x 58 kg) che non ingrassa mai.

Pizzirilloo, farà un 6.28 oltre ogni aspettativa (gareggia da appena un anno) e sono sicuro che anche lui è già lì che armeggia con l’asticella.

Ci sarà con noi anche Alessio, lo aspettiamo di nuovo in sella!!!!

A chi avrà avuto la pazienza di leggermi, chi mi sta vicino e a chi mi dà queste possibilità, dico grazie, anzi come dicono gli abitanti della Val Badia, Giulan!!!!

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