La strada del Tour inizia a salire

Lasciato alle spalle il giorno di riposo dopo la temuta mini-Roubaix è ora per il Tour de France di affrontare le prime vere montagne e salite. Si comincia con l’arrivo a Le Grand Bornand, villaggio savoiardo che ha visto più volte passare la carovana del Tour: in tempi recenti, nel 2004 (vittoria di Lance Armstrong); 2007 (Linus Gerdemann); 2009 (Fränck Schleck); 2013 (Rui Costa); 2016 (Ion Izaguirre).

La tappa prevede ben 4 salite vere : Col de la Croix Fry (11,3km al 7%); Plateau de Glière (6km al 11,2%); Col de Romme (8,8km al 8,9%) e Col de la Colombière (7,5km al 8,5%).

Difficile che Greg van Avermaet (BMC) conservi la maglia gialla al termine di una tappa del genere. Il primo candidato ad indossarla è ovviamente il secondo in classifica alle sue spalle, Geraint Thomas (Sky) con 43″ di ritardo, ma su questo punto si aprono numerose congetture.

Il primo a farne è Sir Bradley Wiggins, che nel suo show su Eurosport ha evocato veri e propri problemi per il Team Sky:

Qui è dove le cose cominciano a diventare difficili affrontando la prima tappa di montagna. Se Geraint resta dov’è e prende la maglia gialla avranno un vero problema nelle loro mani. Entrambe i corridori (Thomas e Froome -ndr-) hanno questo ruolo condiviso da capitani, ma è pericoloso. Con la qualità che hanno in quella squadra possono finire primo o secondo“.

Wiggins punta il dito delle difficoltà sulla gestione, in altre parole su Dave Brailsford, Team Manager della Sky: “Dave Brailsford farà come al suo solito e sarà divisivo, stando nelle orecchie di entrambe per tenerli motivati per lo stesso obiettivo ed avere una selezione naturale? Dave gli dirà che possono vincere tutti e due, un modo per motivarli, un modo per giocarsi queste carte più avanti nella corsa. E’ un modo egoistico. Per lui tutto riguarda la vittoria della squadra, non quella dei singoli individui o delle persone. Sarà sempre nelle loro orecchie costantemente, come ha fatto finora“.

Froome a riguardo ha mantenuto un profilo basso: “Non succederà”, (riguardo lo svilupparsi di tensioni in seno alla squadra). “Se guardate ai corridori di classifica generale tocca alle altre squadre attaccarci. Sta correndo estremamente bene (Thomas -ndr-) e questo ci mette in una posizione ancora migliore. È una situazione completamente differente rispetto il 2012” . Froome quindi non manca di fare un riferimento diretto alla situazione propria e di Wiggins nel Tour 2012, evidentemente la fonte mai sopita del dente avvelenato di Bradley.

 

La tentazione però per Thomas ci sarà. Il gallese ormai ci crede da tempo. Ha già dimostrato in più di un’occasione di sentirsi pronto per giocarsi il ruolo da leader al Tour. Le vittorie a Paris-Nice e Dauphiné ne hanno consolidato lo status, e quando la partecipazione di Froome non era sicura dopo il Giro d’Italia, Thomas aveva detto chiaramente che non si sarebbe tirato indietro dal ruolo di leader della squadra, per cui ormai si sente maturo.

Ammette di aver parlato “di alcune cose” con Froome: “Si, è eccitante per me il provarci. Se avrò la possibilità di stare la in alto (in classifica -ndr-), di riuscire…ma siamo stati onesti l’uno con l’altro“.

Il quadro sembra chiaro: sia Thomas che Froome hanno le loro carte da giocare, e Thomas ormai si sente almeno un co-capitano. Allo stesso tempo Froome non si lascerà scappare, se ne avrà la possibilità, la possibilità di mettere in bacheca il 5° Tour in carriera. Decisiva sarà la stanchezza/freschezza dopo il Giro. Ma il keniano bianco ha già dichiarato che ci proverà anche alla Vuelta…quindi sembra lontano dall’essere sazio.

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