Maglie mitiche: Flandria

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Tra il 1959 ed il 1979 una delle squadre dominanti del ciclismo fu la formazione belga Flandria, la cui maglia bianco-rossa ne è un’icona.

In realtà questa squadra belga ha avuto varie denominazioni, e solo nel 1966 si chiamò solamente “Flandria”. E soprattutto non va confusa con due altre squadre dagli stessi colori, le Faema, con cui condivide parte della propria storia.

Il preambolo sul plurale è necessario: sono esistite due Faema, una creata nel 1955, evoluzione della squadra italiana Guerra, diretta da Learco Guerra, sponsorizzata dall’omonima azienda di macchine da caffé di Binasco, la quale, al 1957 prenderà licenza belga e diventerà di grande successo grazie all’imperatore di Herentals, il supercampione Rik Van Looy, e diventerà la prima squadra ad organizzare un treno per il velocista, venendo denominata “guardia rossa”; l’altra Faema verrà creata nel 1968 dal proprietario della Faema per promuovere una nuova marca di caffé, Faemino, il quale sarà il nome della squadra nel 1970. Questa formazione prima di licenza italiana poi, dal 1969, belga, sarà la squadra del giovane Eddy Merckx, tanto che lui stesso, scherzando, spiegava che Faema voleva dire “Fate Attenzione Arriva Eddy Merckx” (in francese, quindi le maiuscole ad inizio frase tornavano).

Van Daele a Roubaix

La Flandria, azienda delle fiandre occidentali che produceva moto, motorini, tosaerba e biciclette, iniziò a sponsorizzare dei corridori individualmente. Tra questi Leon Van Daele, corridore della Faema-Guerra, il quale, nel 1958 vinse la Paris-Roubaix scattando a 300mt dal traguardo e relegando in seconda posizione Michel Poblet e Rik Van Looy, che però era il suo capitano…il risultato fu la gloria imperitura sul pavé dell’inferno del nord, ma anche il licenziamento immediato.

Van Daele si mise alla ricerca di una squadra e ne trovò una grazie a Aimé Claeys, il proprietario della Flandria (azienda), il quale creò appunto la prima Flandria (Dr.Mann-Flandria), che vinse nel primo anno 44 corse, di cui 8 con Van Daele, tra cui la Gand -Wevelgem ed un 3° posto alla Sanremo.

La prima Faema, quella di Van Looy, nel 1961, si fuse con la Wiel’s-Flandria, diventando Flandria-Faema, mentre la Faema (e basta) prese licenza spagnola. Dal 1963 la Flandria-Faema divenne definitivamente la squadra belga di cui parliamo qui. 

A dirigere la squadra venne chiamato Alberich Schotte, detto Briek, campione del mondo 1948 e 1950, e vincitore del Fiandre nel 1942 e 1948, soprannominato “l’uomo di ferro” o “Iron Briek”.

Van Looy, all’epoca all’apice della carriera, fece incetta di vittorie. Già in maglia di campione del mondo vinse Fiandre, Roubaix e Gent-Wevelgem. Era anche il favorito per il Tour de France, ma fu messo fuori gioco da un’auto della stampa e vinse Anquetil. Nonostante le 101 vittorie della squadra a fine stagione Van Looy se ne andò, infatti per motivi suoi, preferiva correre per sponsor italiani.

La Flandria decise di fare un passo rivoluzionario: non costruire tutta la squadra attorno ad un unico capitano, ma di creare un gruppo intero capace di vincere in particolare puntando sui giovani belgi, che da allora ambirono alla Flandria come punto di arrivo.

Nel 1967 arrivò in squadra il “bulldog delle Fiandre”, Walter Godefroot, il quale nel ’68 e ’69 vinse in maglia Flandria: Fiandre, Roubaix e Gent-Wevelgem, oltre al 2° posto alla Liegi e 3° alla Roubaix. Sceso di sella divenne il direttore della Telekom e mentore di Jan Ullrich.

Walter Godefroot, 1968 @Guy Dedieu

Nel 1969 un altro corridore da leggenda cominciò la propria carriera nella Flandria: Roger de Vlaeminck, “Monsieur Roubaix” (4 vittorie in carriera, record che condivide con Tom Boonen) e vincitore di tutte le classiche monumento (11 in totale). Negli stessi anni nella Flandria militò lo sfortunato Jempi Monseré.

Roger ed Eric de Vlaeminck, 1970. foto: Offside / L’Equipe.

Ma Fiandre, (ed un 3° alla Roubaix e 2° alla Sanremo) furono vinte anche da un altro corridore in maglia Flandria di quegli anni: Eric Leman. Nel 1971 il Fiandre venne vinto da Evert Dolman portando a 5 vittorie su 13 partecipazioni la Flandria.

Monsieur Roubaix

Non solo classiche: nel 1962 Jozef Plankaert arrivò 2° al Tour de France. Cosi come nel 1970 e 1971 fece un altro corridore che iniziò la carriera in maglia Flandria Joop Zoetemelk (che di secondo posti al Tour detiene il record assoluto).

Joop Zoetemelk, 1970,
foto:Willem Dingemanse

Nel 1973 la Flandria mise sotto contratto “i tre moschettieri”: Michel Pollentier (Giro ’77 e Roubaix ’80), Marc Demeyer (Roubaix ’76) e Freddy Maertens, uno dei più vincenti corridori di tutti i tempi (vanta il record di vittorie di tappa in un singolo grande giro: 13 alla Vuelta 1977 -che vinse-).

Maertens spinto da Herman Van Springel

Negli anni ’70 la Flandria fu un’innovatrice per aver legato il proprio nome a quello di Mars, il celebre snack, che fu lanciato in Belgio proprio diventando co-sponsor della squadra. Non il nome di un’azienda quindi, ma proprio di un singolo prodotto.

E poi per prima nel mondo professionistico di alto livello ad equipaggiare le proprie bici con le trasmissioni di un allora semi-sconosciuto produttore giapponese: Shimano.

foto: Steelvintagebikes

E qui si inserisce un aneddoto leggendario: Il giorno prima del mondiale 1973, a Barcellona, la squadra belga era in allenamento . Ad un certo punto si affiancò a Godefroot un’auto con a bordo Tullio Campagnolo, il quale gli chiese chi avrebbe vinto il giorno dopo. Godefroot indicò Maertens. Campagnolo inorridì dicendo che “proprio lui no”, visto che Maertens correva con Shimano. Il giorno della gara erano in 4 a giocarsi il finale: Luis Ocaña, Felice Gimondi, Freddy Maertens (21enne) e Eddie Merckx. Tra questi Maertens era di gran lunga il più veloce allo sprint, ma Merckx chiese a Maertens di tirargli la volata, ed il giovane belga non poteva certo dire di no al capitano-cannibale. Ma Merckx in realtà era già al gancio, esausto, e il mondiale lo vinse Gimondi. Se Maertens avesse potuto giocarsi la vittoria liberamente una sua vittoria su Gimondi allo sprint era considerata sicura. Pertanto gli stessi giornali dell’epoca parlarono di questo “imbroglio” di 3 corridori Campagnolo ai danni dell’unico Shimano.

Gimondi batte Maertens nel mondiale 1973. Il primo scontro Campagnolo-Shimano

Ovviamente la verità non si sa, ma tant’è che Maertens e Merckx non si sono parlati per i successivi 30 anni…

Nel 1976, in maglia Flandria, Maertens si rifece ampiamente, vincendo il mondiale (su Francesco Moser), ed 8 tappe al Tour, con anche la maglia verde. In totale quell’anno vinse lui da solo 54 gare in stagione. Record che condivide con Merckx (nel 1971).

Maertens 1976

Nel 1977, grazie a Maertens, Demeyer e Pollentier la Flandria chiuse la stagione con 103 vittorie. In quell’anno debuttò in Flandria il neo-pro Sean Kelly.

Michel Pollentier

L’unica vittoria che mancò in quegli anni alla Flandria fu il Tour de France. I migliori risultati furono due terzi posti (’78-’79) con il portoghese Joaquim Agostinho.

All’estrema sinistra: Briek Schotte e Joaquim Agostinho

Il 1979 è l’anno della fine della Flandria, a causa dei problemi finanziari dell’azienda sponsor, che fallì,  In totale, in 23 anni di attività, vinse 14 classiche monumento (5 Fiandre, 4 Roubaix, 4 Liegi, 1 Lombardia), 1 Giro d’Italia (17 vittorie di tappa), 1 Vuelta (19 vittorie di tappa) e 37 vittorie di tappa al Tour de France. Oltre a 70 classiche.

 

 

 

Commenti

  1. Sara' che sono figlio di quel ciclismo nel senso che avendo 54 anni mi ricordo perfettamente i tempi di Maertens e della mitica Velda flandria ma leggere questi racconti fatti con dovizia di particolari mi vengono le lacrime a pensare a quel ciclismo vero fatto di veri campioni....complimenti a chi scrive e' veramente un artista e leggendo mi sembra di tornare a pedalare quando avevo 10/12 anni con le maglie di lana.....cosa che faccio tutt'ora pedalando a tutte le ciclostoriche :-)xxxx:-)xxxx
  2. bomberos:

    Sara' che sono figlio di quel ciclismo nel senso che avendo 54 anni mi ricordo perfettamente i tempi di Maertens e della mitica Velda flandria ma leggere questi racconti fatti con dovizia di particolari mi vengono le lacrime a pensare a quel ciclismo vero fatto di veri campioni....complimenti a chi scrive e' veramente un artista e leggendo mi sembra di tornare a pedalare quando avevo 10/12 anni con le maglie di lana.....cosa che faccio tutt'ora pedalando a tutte le ciclostoriche :-)xxxx:-)xxxx
    Tra l'altro la semplicitä grafica di questa maglia, rossa con la banda bianca, l'ha resa davvero "immortale", a me piace davvero un sacco!
  3. Un pò ricordo anch'io quella maglia, in particolare l'anno in cui Pollentier andò forte al giro d'Italia, ero militare a Trani e li andai a vedere a Foggia.
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