Rapporto danese sul doping

Sulla scorta del famoso rapporto antidoping USADA che ha portato alla squalifica a vita di Lance Armstrong e la revoca delle sue vittorie al Tour de France, l’agenzia antidoping danese (ADD) ha istituito una commissione analoga, in particolare prendendo spunto dalle interviste del rapporto USADA al “corridore 14”, che è stato facilmente identificato in Michael Rasmussen, il quale, dopo un’indagine è stato squalificato per 8 anni, poi ridotti a 2 per la collaborazione prestata. Questa commissione ha quindi rilasciato oggi un rapporto.

La commissione danese, composta da Christina Friis Johansen (Senior Consultant, Anti Doping Denmark); Morten Mølholm Hansen (CEO, NOC and Sports Confederation of Denmark); Lone Hansen (CEO, Team Danmark, Anti Doping Denmark) e Jesper Frigast Larsen (Legal Manager, Anti Doping Denmark) ha intervistato 50 persone legate al ciclismo danese (11 corridori in attività, 15 ex corridori, 24 dirigenti e staff squadre).

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In particolare si sono evidenziate responsabilità nei riguardi di Bjarne Riis, Alex Pedersen e Johnny Weltz.

Tutti e tre sono stati corridori professionisti (Weltz e Pedersen alla ONCE di Manolo Sainz) e poi dirigenti della squadra danese CSC. Weltz è tutt’ora dirigente presso la Garmin-Cannondale.

Il risultato della commissione è che Bjarne Riis avrebbe potuto essere perseguito dal tribunale danese antidoping per violazione delle regole sul doping, ma che la prescrizione intervenuta sui fatti esclude la possibilità.

Nello specifico Riis ha ammesso alcuni fatti specifici, come l’aver assunto doping in carriera da corridore (cosa già confessata e nota da tempo), essere stato a conoscenza dell’utilizzo delle prestazioni di Eufemiano Fuentes da parte del proprio corridore Tyler Hamilton.

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Inoltre è stato provato che Riis abbia richiesto al corridore Bo Hamburger di fornire EPO al corridore Jörg Jaksche; che in seno alla CSC si sia fatto ampio uso di corticosteroidi proibiti senza giustificazione medica; che Riis fosse a conoscenza che altri corridori del Team CSC facessero uso di doping ematico oltre a Tyler Hamilton.

Anche Weltz e Pedersen, all’epoca dirigenti della CSC erano a conoscenza ed hanno taciuto questi fatti di doping, ma le responsabilità maggiori vengono imputate a Riis in quanto direttore della squadra.

Nel rapporto vengono citati alcuni casi che non aggiungono molto a quanto già conosciuto se non a titolo di aneddoto, come il viaggio di Weltz per acquistare in una farmacia di Andorra EPO e GH, trasportare tramite una persona di fiducia (non identificata) le sostanze a Barcellona, quindi a Parigi quindi in Lussemburgo. Il contatto del farmacista andorrano è stato fornito a Weltz da un medico della USPostal, il noto Pedro Celaya.

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Le sostanze dopanti venivano comprate coi premi in denaro dei corridori (10.000eu “a carico”). Interessante notare come venga riferito che in mancanza di assunzione doping, come nel Tour del 2000, dovuta a pressioni dell’antidoping, i risultati della squadra vengano definiti “scarsi” da Weltz.

Divertente la testimonianza di Jaksche riguardo una frase che Riis gli avrebbe rivolto spesso: “Prendi di tutto e prendilo doppio“.

Jaksche testimonia che nell’ambiente del ciclismo non tutti erano forzati o forzavano ad assumere doping, ma che Riis, sicuramente non era uno di questi…

Differenza sostanziale tra i suoi anni alla ONCE ed alla CSC secondo Jaksche era che alla ONCE il doping era organizzato e gestito dalla squadra, mentre alla CSC erano incoraggiati all’utilizzo di medici esterni (Jaksche verrà infatti poi coinvolto nell’Operacion Puerto). Secondo Jaksche, Ivan Basso avrebbe lavorato per i 5 anni precedenti al suo arrivo alla CSC con Fuentes.

Quando Riis commento’ pubblicamente che il coinvolgimento di Basso e Jaksche con Fuentes come “deludente e che si sentiva tradito dai corridori“, Jaksche commento’ con Basso che Riis fosse un ipocrita e che “stesse gettando benzina sul fuoco“.

Riguardo i coinvolgimenti di Franck Schleck sempre con Fuentes tutto resta molto nebuloso, tanto che le persone intervistate vengono descritte come “riluttanti nell’intervenire sul caso”. Un corridore ha chiosato che: “Ho un lavoro per il fatto che alcuni corridori andassero con Fuentes“.

Nel complesso quindi non molto di nuovo viene alla luce del sole tramite questa inchiesta, se non lo sforzo di chiarire usi e costumi di un’epoca.

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Anche se poi queste inchieste hanno anche effetti nel presente, come la tempestiva intervista di ieri di Nicki Sorensen, che ha dichiarato di essersi dopato “all’inizio della carriera”, “salvando” cosi’ il proprio passato recente nella Tinkoff-Saxo dove ora è dirigente.

O forse, ipotesi, anche il presunto litigio tra Oleg Tinkoff e Bjarne Riis, forse è stato piu’ che altro un modo per evitare una situazione scomoda per il team dalla pubblicazione di questo rapporto.

 

 

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