2022: la battaglia per i punti UCI

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La stagione 2022 sarà fortemente influenzata nelle tattiche di gara dal sistema di promozione e retrocessione messo a punto dall’UCI, che vedrà le 18 squadre WorldTour venire confermate o relegate nel triennio 2023-2025 a favore delle più meritevoli Continental in base ai punti raccolti nel triennio 2020-2022.

Sino alle stagioni passate i criteri fondamentali per entrare nel WT erano di tipo “etico, finanziario, amministrativo ed organizzativo”, che tradotto in soldoni voleva dire avere un budget sufficiente e solido. Dalla prossima stagione non basterà più, ma serviranno anche i punti UCI necessari a non essere retrocessi. L’UCI prenderà i considerazione i punti dei migliori 10 corridori di ogni squadra per il triennio 2020-2022 e compilerà la classifica. Le prime 18 squadre per punti faranno parte del WorldTour nel triennio successivo, le altre verranno retrocesse (o rimarranno Conti).

In questo modo le squadre potranno contare su contratti con gli sponsor, di almeno 3 anni, assicurando un minimo di stabilità finanziaria anche se i risultati non dovessero arrivare subito. Al rovescio della medaglia c’è il fatto che una squadra retrocessa potrebbe veder partire gli stessi sponsor e pure i corridori e praticamente sparire, più che retrocedere.

L’UCI non pubblica la classifica aggiornata, ma ad esempio, al momento Cofidis e Lotto-Soudal sarebbero retrocesse, a favore di Alpecin-Fenix e Arkéa-Samsic.

Ma c’è da giurare che la lotta sarà serrata quest’anno, con molte squadre a caccia di punti in qualunque gara, soprattutto quelle minori. E questo da un lato è certamente un bene perché dovrebbe riportare interesse anche per corse una volta di prestigio che stavano via via perdendo smalto. Una vittoria ad una Coppa Agostoni porterà tanti punti quanto un 12° posto in classifica generale al Tour de France, per dire.

Allo stesso tempo rimanere nel WT resta vitale per poter dare agli sponsor la visibilità ricercata con la partecipazione ai grandi eventi, grandi giri in primis, Tour su tutti.

Cédric Vasseur, Team Manager della Cofidis, ha dichiarato che non è intenzionato ad “entrare in un gioco matematico, chiedendo ai propri corridori di correre per fare punti, ma di correre per vincere”. Nella stessa intervista in cui ha pronunciato queste parole ha però anche ammesso che la presenza di Elia Viviani è stato “un fallimento” e proprio per i punti, visto che Vasseur ha esplicitamente detto che da un corridore come lui si aspettava “3000 punti in due anni e non 1200” (Vasseur ha anche correttamente aggiunto che Viviani è stato vittima di alcune circostanze sfortunate e che è stato un esempio di professionalità che ha contribuito a far crescere la squadra nel suo complesso). Totale: i punti contano eccome.

Cosa che si può notare nell’attenzione portata da molte squadre nel reclutamento di sprinter. Ad esempio la Arkéa-Samsic, che pur puntando fortemente ancora su Nairo Quintana e Warren Barguil, ha imbarcato dei corridori capaci proprio di portare punti in gare minori come Simon Guglielmi dalla Groupama ed Hugo Hofstetter dalla Israel SUN. Oltre ai già presenti Clément Russo, Dan McLay e Connor Swift. E sperando che Nacer Bouhanni porti qualche risultato sperato (Vasseur per contro ha detto che Bouhanni lo hanno tagliato perché il corridore pretendeva un po’ troppo, compreso infilare un suo zio nello staff).

Stessa cosa fatta da Intermarché e Israel con l’acquisto di Kristoff e Nizzolo. O di Groenewegen per la BikeExchange. Insomma, poter raccogliere vittorie in gare minori con una certa regolarità sarà una priorità, più che rischiare cercando difficili risultati nei grandi giri. Anche se in queste gare più prestigiose l’effetto della caccia ai punti potrebbe farsi vedere, con squadre che potrebbero cercare di portare più atleti a punti piuttosto che non una singola vittoria, ma con vari gregari non a punti.

Ma qui si entra in calcoli che ogni squadra farà mediati dalle proprie esigenze, in particolare di sponsor, che potrebbero preferire un certo tipo di visibilità particolare data da certe condizioni e luoghi.

Resta il fatto che varie squadre potrebbero trovarsi a lottare per restare nel WT, come la Israel-PremierTech o anche la Movistar, o la EF e la DSM. Tutte squadre in zona “pericolo” che soffrirebbero tantissimo da un’esclusione dal WT in termini di visibilità e quindi budget. Mentre alle loro spalle ci sono squadre come la Uno-X e la TotalEnergies che sono forti di sponsor importanti e pronte a fare il passo in avanti.

Esiste anche un’altra opzione però, ed è quella mostrata dalla Alpecin-Fenix, che forte della presenza del fenomeno van der Poel, ma anche di corridori come Tim Merlier e Jasper Philipsen, usati molto intelligentemente, se ne sta comodamente al 7° posto della classifica punti delle squadre, ma senza alcuna intenzione di diventare WT, potendo contare per ora su inviti garantiti grazie alla sparizione della Qhubeka e senza dover sborsare quattrini in più all’UCI per entrare nel WT (la fee di iscrizione è quasi di 1,3 milioni di chf).

In conclusione però resta anche da dire che le vittorie di alto livello si giocheranno sempre grazie alla capacità finanziaria, come Emmanuel Hubert, Team Manager della Arkéa chiarisce: “abbiamo il 20° budget tra tutte le squadre e ci battiamo tra la 16^ e la 20^ posizione per punti. Non ci sono segreti.”

Commenti

  1. se ho capito bene, domanda:
    ma se io sono in regola con i punti, per diventare WT, posso declinare la promozione?

    per le prime due Continental, funzionerà ancora di avere l'invito automatico alle corse WT, ma non l'obbligo di parteciparvi?
  2. Maiella:

    Non credo che questo regolamento sia funzionale ad una situazione in cui già si fa fatica ad ottenere degli sponsor. Potrebbe accadere, ad esempio, che uno sponsor si impegna per 3 anni sicuro della visibilità del circuito WT, per poi ritrovarsi retrocesso e di sicuro poco contento dell'investimento. Sono convinto, inoltre, che un regolamento di questo aggraverà la situazione dei contratti con sempre più corridori che rimangono senza contratto.
    Tocca vedere quanto il modello NBA, senza retrocessioni e promozioni, sia meglio per il movimento.
  3. samuelgol:

    Tocca vedere quanto il modello NBA, senza retrocessioni e promozioni, sia meglio per il movimento.
    In USA con le franchigie in realtà sono molti vicini al ciclismo. La franchigia non é poi cosi distante dal funzionamento delle licenze ciclistiche. Nei vari campionati di basket, football, hockey, baseball che si svolgono in America, se da un lato rimane un legame con la città, dall'altro si può spostare da un momento all'altro la franchigia altrove come se niente fosse e ripartire da zero esattamente come accade col ciclismo quando una stessa licenza passa da un sponsor all'altro. Forse, e sottolineo il forse, si potrebbe ottenere un maggiore interesse nelle gare minori, ma anche lí credo che si andrebbe a penalizzare la cetegoria continental (intesa come terza divisione del ciclismo professionistico) e il buon lavoro fatto con gli U23. Inoltre la logica della promozione/retrocessione é accattivamente per l'indubbio richiamo campanilistico (che nel ciclismo non esiste), ma é del tutto slegata dalle sponsorizzazioni. Vediamo cosa accade, ma non sono troppo fiducioso che tale regola sia un aiuto per il ciclismo, ma più il tentativo di attirare solo grossi sponsor, far scomparire le piccole formazioni e creare un'unica categoria mondiale. Vedremo come andrà a finire.
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